Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport 10/5/2016, 10 maggio 2016
L’OPERAIO FERRER – Ferrù, ovvero l’elogio della fatica e della pazienza. David Ferrer da quasi dieci anni è tra i primi 10 del mondo
L’OPERAIO FERRER – Ferrù, ovvero l’elogio della fatica e della pazienza. David Ferrer da quasi dieci anni è tra i primi 10 del mondo. Con la forza del sacrificio. Oggi debutta con Volandri, 14 anni dopo il primo match al Foro. David, ci spiega qual è il segreto per rimanere così a lungo tra i più forti del mondo? «Nessun segreto, se non lavoro e applicazione. E tanta passione per il tennis. Devi saper combinare tutti questi elementi e soprattutto tenere duro quando ti sembra che le cose non vadano come vorresti. Ci aggiungo un po’ di suerte, fortuna: quella di non infortunarsi». Non si è mai chiesto: se fossi nato in un’altra epoca, e non quella dei Fab Four, avrei vinto qualche Slam? «Non ho rimpianti, anche perché non è dipeso da me... E comunque è un privilegio poter affrontare ragazzi come Djokovic, Nadal, Federer, perché ti spingono a migliorare, ti danno gli stimoli per provare ad alzare il tuo livello fino a dove non pensavi». Ma chi è il più difficile da sfidare? «Tutti sono fortissimi, ma Federer di più: infatti è l’unico con cui non ho mai vinto». Lo considera il più forte di tutti i tempi? «Lo dicono i numeri, non io: il record di Slam vinti, le settimane da numero uno. Di più: uno come Federer, con il suo talento, con l’immagine che dà, è necessario per il tennis. E purtroppo non vedo eredi». Secondo lei, può ancora vincere uno Slam? «Stando con lui, frequentandolo sui campi, la risposta potrebbe darvela lui stesso: Roger è convinto di poter vincere un altro Slam, su qualunque superficie». David, lei è celebre per gli allenamenti massacranti cui si sottoponeva, chiusi tra l’altro da una lunga corsa in bicicletta. E’ ancora così? «L’ho detto prima, senza sacrifici non vai avanti. Anche se adesso ho modulato l’allenamento in modo un po’ diverso e non così duro, perché gli anni passano e soprattutto a novembre mi sono sposato, perciò devo dedicare un po’ più di tempo a mia moglie... (ride)». Proprio perché lei ha fatto della volontà e dell’applicazione feroce una regola di vita, c’è chi in futuro la vede come un grande allenatore. «Non è automatica l’equazione ottimo giocatore-ottimo allenatore. Non si improvvisa nulla, un allenatore serio è quello che si dedica prima di tutto alla sua formazione e alla sua crescita personale, in modo poi da poter insegnare agli altri». Ma come si vede nel futuro? «Per adesso, ancora da giocatore. Finché rimane la passione, mi vedrete sui campi. Dopo, chi lo sa». Molti ragazzini vedono in lei un esempio di chi, pur non avendo le qualità di un Federer, gioca alla pari con i più forti. «E’ un orgoglio per me poter essere un simbolo. L’importante è far passare il messaggio che il talento conta, ma è altrettanto fondamentale l’impegno quotidiano e costante in allenamento». La scuola spagnola è ancora la migliore del mondo? «Non lo so, ma certo il nostro sistema è molto valido, ha prodotto tanti buoni giocatori e altri ne porterà alla ribalta. E poi la Spagna ha avuto la fortuna di avere in contemporanea una generazione forse irripetibile, quella di Nadal, mia, di Lopez e Verdasco: ognuno di noi è servito agli altri per crescere». Prima ha parlato di eredità: ci sono dei giovani giocatori che secondo lei potranno sostituirsi ai Djokovic e ai Federer? «Mi piace molto Zverev, ma secondo me il più pronto è Kyrgios. Se sistema alcuni dettagli, anche psicologici, può vincere presto uno Slam». David, il tennis è sotto osservazione per il problema del doping e il problema delle scommesse. Che idea si è fatto in proposito? «Il tennis è uno sport pulito, ve lo dice uno che lo frequenta da più di vent’anni. Siamo controllati, e tante volte si parla solo per parlare, tirando in ballo grandi nomi come ha fatto l’ex ministro dello Sport francese con Nadal solo per finire sui giornali. Certo, ci sono stati casi individuali, penso alla Sharapova, ma non serve tirare in ballo tutti gli altri. Quanto alle scommesse, credo siano un insulto all’onestà dello sport e quindi applicherei sanzioni severissime per chi viene preso». Cosa si aspetta da Roma? «Di vincere più partite possibili».