Giuliano Ferrara, Rolling Stone 5/2016, 10 maggio 2016
L’ARIA DEL TEMPO E LA LUCE DEL PASSATO
Bernie Sanders, chi è costui? Dal Vaticano lo hanno fatto cercare per partecipare a un convegno, onore unico nella campagna elettorale americana e privilegio per qualunque politico. I giovani lo cercano e investono su di lui, sul simpatico e combattivo vecchietto che parla di socialismo, la loro passione per un futuro possibile, nuovo, radicalmente diverso dal passato, non oppresso da quell’1% di ricchissimi e diseguali che sarebbe la nuova classe dominante prodotta dalla globalizzazione e apertura dei mercati finanziari. Sfida la combriccola molto professionale, molto ricca di finanziamenti, molto segnata dall’esperienza old fashion, molto inserita in un sistema di alleanze che passa per Wall Street: la combriccola dei Clinton, una volta il marito adesso la moglie, insomma i politici americani classici che ereditano mezzi e modi delle vecchie dinastie della Casa Bianca.
Di Bernie, che fece il viaggio di nozze come sindaco di Burlington a Yaroslav dalle parti di Mosca, negli anni del comunismo reale, è stato detto da un cinico senatore repubblicano: «Bernie? È quello che è andato in luna di miele in Unione Sovietica e non è mai tornato». La battuta arriva, va a segno, ma c’è qualcosa d’altro, questo è chiaro. Non c’è solo socialismo che viene dal passato, non c’è solo illusione di un attempato oratore che si spende in nome dell’eguaglianza e predica cose che sono tradizionalmente state in conflitto con l’american way of life. In America le cose non vanno benissimo, questo è vero, i salari sono sonnolenti, la mobilità sociale è frenata, i giovani risentono di un futuro che considerano opaco, non promettente, ma la recessione dopo il botto dell’autunno 2008 è durata poco, il Paese ha ripreso ritmi di crescita notevoli e si è dato un assetto per certi aspetti di sogno con un presidente grande retore delle ideologie egualitariste e di sinistra, con Barack Obama, il soldato riluttante, quello che non vuole sicurezza al prezzo della libertà, quello che ha esteso la copertura sanitaria a milioni di cittadini. E che ci fa un tipo come Bernie in questo panorama? Non bastavano a destra le bizze di un Trump? E che il capitalismo sa funzionare, applica addirittura le sue strategie di distruzione creativa, passa attraverso crisi dolorose, crea sviluppo attraverso le diseguaglianze, spinge per l’emulazione, la competizione, la libertà di consumare, di possedere, di lavorare e di intraprendere senza confini, ma non sa legittimarsi. È passata la grande affabulazione sul mondo impoverito, a volte sembra che si debbano rileggere i racconti di Charles Dickens per capire la tristezza delle città contemporanee, eppure le cifre dicono che la povertà è stata fortemente ridotta dalle economie di mercato, quando hanno abbattuto le barriere del commercio. Ma sono dati buoni per i convegni degli economisti o per i giornali specializzati.
L’aria del tempo è diversa. Tutti siamo ogni giorno indotti a pensare che un cambiamento di epoca sta facendo franare il terreno sotto i piedi delle future generazioni, fioriscono saggi e centoni accademici a dimostrare come una legge ingiusta di crescita della società globale impone ai poveri di essere più poveri e consente ai ricchi di essere più ricchi: quelli che sono padri oggi, e madri, ebbero genitori che vivevano in condizioni peggiori delle loro, ma le abitudini di vita dei loro figli non saranno migliori di quelle attuali. La storia si è come rovesciata nell’assunto che il trend è negativo, che nel mondo circolano nuove sofferenze individuali, sociali, comunitarie. Per un certo periodo, e con grande faccia tosta e toni solari a partire dalle rivoluzioni politico-ideologiche di Reagan e della Thatcher, si è pensato che la legge della società è questa: puoi farcela, devi farcela, e devi essere liberato dalla tutela dello Stato che ti vuole governare come un suddito dalla culla alla tomba, basta quello. Ora la filastrocca si è rovesciata su se stessa: non puoi farcela se non sei aiutato e promosso dalla spesa pubblica, i tuoi sforzi sono inutili, perché la finanza privata si mangia le ricchezze che sono di tutti, devi ribellarti a questo andazzo di rovina che ti travolge. Ecco che arriva Bernie Sanders. Arriva con il suo passo leggero e stanco di settuagenario che corre contro la macchina del capitale, contro la macchina della politica che al capitale è asservita, e corre con tutta la carica di una nuova lezione di vita e di esperienza. Può sembrare solo una nuova affabulazione, e sarebbe prudente attenersi ai fatti e scegliere la sicurezza del professionismo. Ma si fa figura di aridi, l’aria del tempo ha bisogno di questa strana luce che viene dal passato.