Notizie tratte da: Sabrina Scampini, Perché le donne valgono (anche se guadagnano poco), Cairo, Milano, pagg. 176, € 14, 8 maggio 2016
LIBRO IN GOCCE NUMERO 89 (Perché le donne valgono (anche se guadagnano poco)) Vedi Biblioteca in scheda: manca Vedi Database in scheda: manca L’ISLANDA FEMMINISTA – Lavoro
LIBRO IN GOCCE NUMERO 89 (Perché le donne valgono (anche se guadagnano poco)) Vedi Biblioteca in scheda: manca Vedi Database in scheda: manca L’ISLANDA FEMMINISTA – Lavoro. Donne che lavorano: il 47 per cento. Uomini: 65 per cento. Gap.Ogni anno dal 2006 il World Economic Forum pubblica una ricerca che quantifica le disparità di genere in vari Paesi del mondo: il «Global Gender Gap Report». Questo report si basa sul principio di gaps (differenze) e non si occupa di levels (livelli): significa che dà importanza alla differenza tra gli uomini e le donne e non alla qualità della vita o al loro livello di libertà. Misura semplicemente il divario tra uomini e donne in quattro settori della società. Le quattro categorie prese in considerazione sono: economia (salario, partecipazione e leadership), salute (aspettativa di vita e rapporto tra sessi alla nascita), istruzione (accesso all’istruzione elementare e superiore) e politica (rappresentanza). Italia.Quello che ci spinge direttamente in fondo alla classifica è la differenza salariale a parità di lavori simili, conosciuto nel mondo come wage equality for similar work. In questa categoria arriviamo al 109esimo posto della classifica. Domestiche. Sulle donne ricade la maggior parte del lavoro non retribuito, vale a dire le mansioni domestiche e la cura dei figli: per questo motivo lavorano in genere di meno, cercano impiego in settori o professioni compatibili con la vita famigliare, sono più inclini ad accettare i part-time, si accontentano di ricoprire posizioni scarsamente retribuite e non assumono posti manageriali. Pensioni. Secondo stime provvisorie il reddito da pensione di un ultrasessantacinquenne maschio che beneficia di almeno un trattamento supera quello femminile del 40,2 per cento. La pensione della maggioranza delle donne (più del 50%) non raggiunge 1.000 euro e più del 15% ne prende meno di 500. Incarichi istituzionali.Il 79,27% degli incarichi istituzionali in Italia oggi è in mano agli uomini. Le donne costituiscono il 19,73% sul totale dei ruoli politici elettivi o di nomina, ma si scende al 18% nei consigli regionali, contro il 32% della media dell’Unione Europea. I risultati peggiori se li aggiudicano i Comuni: solo 1.074 su 8.046 sono amministrati da donne, vale a dire il 13,35% del totale. Tra i 97 sindaci capoluogo di provincia solo 4 sono donne e un unico capoluogo di regione è rosa. Liberale. «Nessun uomo può chiamarsi liberale, radicale o persino un fautore delle pari opportunità, se il suo lavoro dipende in qualsiasi modo dai lavori non pagati o pagati male delle donne, a casa o in ufficio» (Gloria Steinem, giornalista e femminista statunitense). Minuti. Minuti spesi ogni giorno per il lavoro domestico dalle donne: 315 minuti. Dagli uomini: 104. Di questi minuti: le donne ne dedicano 23 per la cura dei familiari (gli uomini 10 minuti) e 204 per svolgere i lavori domestici di routine (contro i 57 dei maschi). Gravidanza. Il 30% delle donne occupate lascia il lavoro dopo la gravidanza. Sessismo. Secondo i calcoli del Fmi, il sessismo ci costa circa 9mila miliardi di dollari l’anno (il 15% della ricchezza potenziale). Islanda.Gli islandesi sono stati i primi al mondo ad avere un presidente donna, eletto nel 1980 (e confermata per tre mandati successivi). L’articolo 65 della Costituzione islandese afferma: «Uomini e donne hanno uguali diritti da tutti i punti di vista» e dal momento che questo principio, dopo essere stato scritto, viene anche rispettato, l’Islanda è spesso definito «il luogo più femminista del pianeta». Sciopero. Il 24 ottobre 1975, in Islanda, 25mila donne (il 90%) si radunarono in piazza a Reykjavik per protestare contro la disparità uomo-donna, dando vita allo «Sciopero delle donne». Incrociarono le braccia per 24 ore, abbandonando in massa il lavoro, i mariti e i figli. Pesce. «Una donna ha bisogno di un uomo tanto quanto un pesce ha bisogno di una bicicletta» (Gloria Steinem). Arabia Saudita. In Arabia Saudita le donne non possono guidare. Dal 2013 però possono andare in bicicletta. Giorgio Dell’Arti, Domenicale – Il Sole 24 Ore 8/5/2016