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 2016  maggio 06 Venerdì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - UN MUSULMANO DIVENTA SINDACO DI LONDRA

APPUNTI PER GAZZETTA - UN MUSULMANO DIVENTA SINDACO DI LONDRA

REPUBBLICA.IT
LONDRA - I conteggi continueranno anche oggi per tutto il giorno, dopo il ’Super giovedi’ delle elezioni comunali in Inghilterra e regionali in Scozia, Galles e Irlanda del Nord.
I fari sono puntati soprattutto sulla poltrona a sindaco di Londra, e sul laburista Sadiq Khan. I primi risultati dello spoglio confermano i pronostici e lo danno in vantaggio di 10 punti. Secondo quanto riporta il sito della Bbc, con il 45% delle schede scrutinate il laburista ha ottenuto il 45%, mentre il conservatore Zac Goldsmith ha ottenuto il 35%. Sono stati annunciati per le 18, ore di Londra, i risultati del primo spoglio elettorale delle prime preferenze. Nel caso che nessun candidato raggiunga il 50%, si passa allo spoglio delle seconde preferenze, i cui risultati saranno eventualmente annunciati in tarda serata.
LEGGI L’analisi E ora Corbyn è a rischio di E. FRANCESCHINI
Da questa sera Londra potrebbe avere il primo sindaco di fede musulmano. E’ la prima volta che accade in una capitale dei 28 Stati dell’Ue. Sadiq Khan, 45enne di origine pakistana, esponente del Labour ed ex uomo forte dell’entourage dell’allora leader del partito Ed Miliband, secondo tutte le previsioni si avvia a raccogliere la maggioranza dei voti dei londinesi, mandando a casa il conservatore e vulcanico Boris Johnson, sempre più proiettato nella politica nazionale e nella competizione, anche in chiave pro-Brexit, con il leader dei Tory e primo ministro, David Cameron.
Il più importante test elettorale prima delle politiche del 2020 è negativo però per il partito di Jeremy Corbyn, da settembre alla guida del partito. La leadership dell’esponente radicale che in settembre trionfò nelle primarie è gravemente in discussione. Il Labour sprofonda dunque in Scozia, relegato al terzo posto dopo i nazionalisti dell’Snp e i conservatori, e perde decisamente terreno in Galles.
I laburisti sembrano perdere voti anche a vantaggio di Ukip, che, stando a quanto dichiarato dal suo leader, l’euroscettico Nigel Farage, sta "mordendo" l’elettorato laburista a proprio vantaggio. Il primo consiglio inglese a comunicare i risultati è stata la roccaforte laburista di Sunderland, nota per la velocità delle operazioni di conteggio, dove il partito di Corbyn ha ottenuto un posto in più nel consiglio, 67 in tutto, mentre i Tories 6.
Nel commentare a caldo i primi dati del voto, diversi parlamentari e dirigenti laburisti hanno sottolineato come considerando l’operato dell’esecutivo conservatore di David Cameron queste elezioni avrebbero dovuto portare a "una vittoria a valanga" e come il Labour si stia "allontanando dal governo del Paese". Qualcuno è arrivato a definire esplicitamente Corbyn "incompetente" e "incapace del ruolo di cui c’è bisogno", mentre altri hanno rimarcato che la recente controversia sull’antisemitismo ha senza dubbio danneggiato il partito, così come i dissensi interni tra il leader e l’ala moderata.
Regno Unito, Sadiq Khan conquista Londra. Ma il Labour sprofonda in Scozia
Sadiq Khan al seggio
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Dai dati ancora molto parziali ma per il Labour quella che brucia di più è la disfatta scozzese, perché i laburisti hanno dominato per decenni la scena politica locale. Il Partito nazionalista scozzese ha vinto le elezioni regionali, ottenendo 63 dei 129 seggi in palio nel Parlamento semiautonomo, ma ha perso la maggioranza assoluta. Secondo i risultati ufficiali, i conservatori si confermano primo partito di opposizione nel Parlamento di Edimburgo con 31 seggi, 16 in più rispetto alle precedenti elezioni. Il partito laburista viene relegato a terza forza con 24 deputati, perdendone cioé 13 rispetto a prima.
La leader, Nicola Sturgeon, ha dichiarato che la sua formazione "ha fatto la storia" avvicinandosi alla maggioranza assoluta. Che comunque non ottengono. Gli indipendentisti confermano così l’avanzata di cui sono stati protagonisti nelle generali dello scorso maggio. Sturgeon ha aggiunto che il suo partito è "senza alcun dubbio" il vincitore di queste elezioni locali.
A parziale consolazione per i laburisti c’è il risultato dell’Inghilterra, dove le perdite sono state inferiori a quelle previste alla vigilia.
Soddisfatto anche Nigel Farage, il numero uno dell’anti-europeista Ukip che per la prima volta dovrebbe entrare nell’assemblea gallese, secondo il quale il suo partito sta erodendo l’elettorato tradizionalmente laburista.
In Galles il laburista Carwyn Jones dovrebbe rimanre primo ministro, ma potrebbe non avere la maggioranza assoluta e dover quindi cercare alleanze. Già esclusi accordi con conservatori o Ukip, aperta invece la porta al dialogo con Plaid (formazione indipendentista di centrosinistra) e con i liberaldemocratici.
Si è votato anche per il rinnovo dell’assemblea nordirlandese. Ma anche in questo caso, come per Londra, i primi dati arriveranno nel corso della giornata.

CORBYN IN DIFFICOLTA’
LONDRA – Il partito laburista ha perso le elezioni. In modo disastroso in Scozia, dove fino a quindici anni fa faceva razzia di voti ed era il primo partito: ora è al terzo posto, non solo dietro agli indipendentisti dello Scottish National Party (Snp), ma anche alle spalle dei conservatori. Per avere un’idea del significato simbolico, è come se il Pd o il Pci di una volta si piazzasse terzo alle regionali in Emilia-Romagna. In Inghilterra, l’arretramento del Labour c’è stato, ma è meno vistoso: rimane, a livello locale, il primo partito. Ma è stato un voto parziale, non si sono rinnovati tutti i consigli municipali, non c’era da eleggere – come nelle tre regioni autonome della Gran Bretagna – un parlamento. Alle politiche, per di più, l’Inghilterra è tradizionalmente una roccaforte dei Tories: soltanto Tony Blair, presentando un riformismo moderato, riuscì a conquistarla in maniera convincente. In Galles non cambia niente o quasi, i laburisti restano il partito predominante, ma è un piccolo territorio e un modesto bacino di voti. Situazione simile in Irlanda del Nord, dove i risultati sono attesi in serata.
Londra si divide sull’elezione del nuovo sindaco: viaggio tra gli elettori
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Percentualmente, il Labour perde il 10% in Scozia, il 6% in Inghilterra. Vincerà probabilmente Londra, dove tutti predicono (il risultato arriverà fra poche ore) l’affermazione di Sadiq Khan, che sarebbe il primo sindaco musulmano di una grande metropoli occidentale ed europea: ma Khan ha fatto campagna promettendo di essere “il sindaco più pro-business della storia della capitale”, come ricorda stamane il Financial Times, dunque in contro tendenza rispetto la svolta radicalmente di sinistra del leader laburista Jeremy Corbyn, con il quale i rapporti si sono così raffreddati che non sono praticamente mai apparsi insieme a un comizio. Allora cosa significano complessivamente queste elezioni, come test in vista delle politiche del 2020, quando ci saranno in gioco non i poteri locali ma il potere nazionale, il parlamento di Westminster, il governo, Downing street?
“È il risultato peggiore possibile per il Labour”, commenta la Bbc, e poi spiega: il partito ha perso in misura tale da far capire che, se non cambia leader e politica, non ha alcuna chance di vincere le politiche del 2020 e sarà dunque condannato a restare all’opposizione almeno fino al 2025; tuttavia non ha sofferto il terremoto che alcuni prevedevano (il peggior risultato degli ultimi 35 anni, secondo un sondaggio della vigilia), per cui diventa difficile cambiare leader e linea politica. Lo status quo non cambierà, almeno nel breve periodo, come segnala il deputato Tom Watson, vice-leader laburista: “Corbyn ha bisogno di tempo, è al comando soltanto da otto mesi, è presto per giudicarlo”.
Fonti laburiste indicano che il leader avrà dunque almeno un altro anno per dimostrare di cosa è capace. La “congiura” interna per cercare di defenestrarlo è rinviata probabilmente alla primavera/estate 2017. Si vedrà allora se i sondaggi segnalano una crescita laburista o meno. E se ne tireranno le conseguenze.
Tenendo comunque presente che non è facile rovesciare Corbyn: il Labour ha cambiato (sotto Ed Miliband) il meccanismo delle primarie, adesso votano tutti gli iscritti, non solo i deputati e i delegati al congresso, e l’adesione al partito di circa 200 mila nuovi membri, per lo più giovani e idealisti, attirati dall’entusiasmo per le posizioni più marcatamente di sinistra di Corbyn, gli offrono una protezione da assalti dell’ala riformista, moderata, blairiana o post-blairiana, comunque si voglia chiamarla. È dunque possibile, anche se non certo, uno scenario del genere: Corbyn resterà alla guida del Labour fino al 2020, sarà pesantemente sconfitto dal candidato conservatore per la premiership (l’ex-sindaco di Londra Boris Johnson o il ministro del Tesoro George Osborne, visto che Cameron ha annunciato che non si ripresenterà) e soltanto allora i laburisti potranno eventualmente cambiare leader e linea pensando alle elezioni successive, nel lontano 2025.
Naturalmente non c’è niente di male nell’idealismo rappresentato dei giovani che credono in Corbyn e vorrebbero cambiare il mondo in meglio. Ma l’idealismo non serve, come Sadiq Khan ha affermato anche nella sua intervista a Repubblica, se non “si riesce a governare”, perché solo governando si può cercare di cambiare qualcosa.

INTERVISTA A SADIQ DI FRANCESCHINI
LONDRA. "Il sindaco di questa città non può essere anti-europeo, non per niente potete eleggerlo pure voi italiani". Come testimonianza della Londra globalizzata non è male, ma fa ancora più impressione se a pronunciarla è un musulmano di origine pachistana. Per raccontare la sua storia, del resto, ci vorrebbe Dickens. Figlio di un autista di bus e di una sartina, cresciuto con 7 fratelli e sorelle in una Council House, gli alloggi popolari assegnati dallo Stato ai poveri, Sadiq Khan esce dai ghetti di periferia, si laurea in legge, fa l’avvocato, lavora nel campo dei diritti umani, viene eletto deputato per il partito laburista. E ora, a 45 anni, è il candidato del Labour all’elezione del maggio prossimo per il sindaco di Londra: la poltrona che è stata per 8 anni del laburista Ken Livingstone e poi per altri 8 del conservatore Boris Johnson, primo cittadino uscente.
I sondaggi lo danno per favorito contro il candidato dei Tories, Zac Goldsmith, ricco, aristocratico e schierato, come Johnson, per l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea. Se Khan vincerà, Londra avrà non solo un sindaco eurofilo ma pure il primo sindaco musuilmano della sua storia. Una storia da romanzo? "La storia di un moderno londinese ", risponde lui seduto in un caffè della zona 4 del metrò prima di fare campagna elettorale porta a porta con Ivana Bartoletti, italiana, candidata a un seggio della London Assembly. "Ho cugini in Pakistan e India e mi dicono che da loro quel che ho fatto io a Londra non sarebbe stato possibile", afferma Khan. "Merito di Londra, perché in questa grande metropoli, se lavori duramente, puoi realizzare qualunque cosa, indifferentemente da classe, razza, religione. Ma perché resti la terra delle opportunità per le mie figlie, bisogna cambiare qualcosa".
Che cosa vuol cambiare?
"I miei vivevano in un alloggio statale. Hanno potuto risparmiare senza timori di aumenti o sfratto. Col tempo hanno acquistato una casetta e mandato otto figli all’università. Oggi a Londra il gap ricchi-poveri si è allargato a dismisura. Case, trasporti, istruzione, sono troppo cari".
Con lei sindaco che cosa accadrebbe?
"Forse non cambierà tutto e subito, ma qualcosa sì. Ho un piano per costringere i costruttori a erigere una casa popolare per ogni due che fanno. Miglioreremo i trasporti. Daremo incentivi alle scuole statali".
Troppi grattacieli a Londra?
"Il problema è dove costruirli, non quanti ce ne sono. Le rive del Tamigi non devono somigliare al Grand Canyon, ma se un edificio è bello, come lo Shard disegnato da Renzo Piano, e migliora un quartiere, non c’è niente di male a farlo alto".
Gentrification: l’unico modo di rigenerare le zone povere?
"Se significa solo aprire ristoranti e boutique, non mi piace. Se porta posti di lavoro e diffonde benessere, va bene. Purché non costringa tutti i poveri a traslocare più lontano. E non cancelli l’anima di un quartiere. Rendere Soho più dinamica è giusto, ma deve conservare il Bar Italia, i negozietti, i jazz club".
Cosa significa la sua identità di musulmano?
"Significa pregare, digiunare durante il Ramadan, mangiare cibo halal. Ma la mia identità ha più facce: sono musulmano, britannico, europeo, laburista, avvocato, padre. Ho amici di tutte le religioni e amo Londra perché le rispetta tutte. Mi si spezza il cuore, quando sento che Trump vuole cacciare i musulmani".
Come si batte l’estremismo islamico?
"Riconoscendo che esiste. Lottando per l’integrazione. Dando modelli positivi ai giovani. Anch’io ho un ruolo da svolgere. Ma ci vuole un villaggio per allevare un bambino, come diceva un politico di nome Barack Obama".
Lei è un laburista blairiano, post-blairiano o anti-blairiano, come il nuovo leader del Labour Jeremy Corbyn?
"Non mi piacciono le etichette. Preferisco misurarmi sulle cose concrete. Non puoi essere sindaco di Londra ed essere anti-europeo e anti-immigrati. Non puoi essere sindaco di Londra ed essere contro il business. Ma per me è meglio un giorno al governo che 5 mila all’opposizione. Non mi accontento di fare l’oppositore eroico, voglio vincere e governare per cambiare le cose".
A proposito di anti-europei, cosa pensa del referendum sulla Ue?
"Per la Gran Bretagna è importante restare in Europa e per Londra ancora di più: questa città è piena di europei! Ho sentito dire che è la quinta più grande città italiana dopo Roma, Milano, Torino e Napoli, non è vero? Ebbene, alle elezioni per il sindaco
possono votare anche i residenti europei, abbiamo perso le ultime per pochi voti, alle prossime voi italiani potreste fare la differenza! Votatemi. Non vi deluderò".

CORRIERE.IT
CINQUE COSE DA SAPERE
[Esplora il significato del termine: Figlio di immigrati pachistani Sadiq Khan è vissuto nelle case popolari a Earsfield, a sud di Londra in una casa di tre stanze. «I miei genitori hanno lasciato il Pakistan per trasferirsi a Londra nel 1960, mio padre ha fatto l’autista di autobus per 25 anni e mia madre cuciva abiti per mantenerci», ha raccontato Khan a «Business Insider».



[Esplora il significato del termine: Sadiq e i suoi due fratelli hanno frequentato la Fircroft Primary School , dove gli insegnati li hanno abituati a «lavorare duro». «Uno dei miei fratelli ha studiato per diventare meccanico».




[Esplora il significato del termine: Sadiq Khan è il quinto di otto figli, sette fratelli e una sorella. I Khan sono una famiglia che ha sempre lavorato duro. «Mandavano i soldi in Pakistan ai nostri parenti», ha raccontato il candidato sindaco.


[Esplora il significato del termine: Sadiq Khan si è laureato in legge alla University of North London ed è riuscito ad acquistare una casa molto giovane, nonostante il boom dei prezzi del mercato immobiliare di Londra, contro cui oggi afferma di voler combattere. Prima di scegliere legge voleva fare il dentista.




[Esplora il significato del termine: Khan nel 1994 ha sposato Saadiya Ahmed, avvocato anche lei. Hanno avuto due figlie, Anisah e Ammarah, nate nel 1999 e nel 2001.

MONICA RICCI SARGENTINI
«Sadiq Khan ha vinto senza dubbi». In attesa delle dichiarazioni ufficiali a decretare la vittoria del candidato laburista alla poltrona di mayor di Londra è Peter Kellner, ex numero uno della società di sondaggi YouGov . Così mentre nel Regno Unito si avvia alla conclusione la conta dei voti per le elezioni amministrative dove le urne si sono chiuse giovedì alle 22 ora locale, l’ipotesi diventa una certezza: per la prima volta la City avrà un sindaco musulmano che si aggiudica il 44 per cento a fronte del 35 del suo rivale, il conservatore Zac Goldmisth.
Sadiq Khan, 5 cose che non sapetedel nuovo sindaco di Londra

Sadiq Khan, 5 cose che non sapetedel nuovo sindaco di Londra
Sadiq Khan, 5 cose che non sapetedel nuovo sindaco di Londra
Sadiq Khan, 5 cose che non sapetedel nuovo sindaco di Londra

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L’infanzia nelle case popolari

Khan, 45 anni, è figlio di un’autista d’autobus ed è musulmano praticante ma anche favorevole ai diritti gay.. Proprio per aver votato a favore del matrimonio fra persone dello stesso sesso, da parlamentare a Westminster, Khan ricevette nel 2013 diverse minacce di morte, vedendo il suo apparato di sicurezza rafforzato. La vittoria del Labour in una delle piazze europee più importanti e in una metropoli come Londra è dunque una consolazione per la dirigenza del partito, diviso ora più che mai per quel leader, Jeremy Corbyn, accusato di aver virato troppo a sinistra. Corbyn perde infatti posizioni in Scozia dove diventa la terza forza elettorale dietro agli indipendentisti e ai tories ma guadagna qualche consiglio comunale nel sud dell’Inghilterra.

I cittadini della Gran Bretagna erano chiamati al voto per il rinnovo di 124 consigli comunali locali, dei sindaci di grandi città (la capitale, ma anche Liverpool, Salfrod e Bristol), dei parlamenti «nazionali» del Galles, della Scozia e dell’Irlanda del Nord.
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Sadiq Khan, Zac Goldsmith, Nicola Sturgeon: il voto in Gran Bretagna per immagini

Sadiq Khan, Zac Goldsmith, Nicola Sturgeon: il voto in Gran Bretagna per immagini
Sadiq Khan, Zac Goldsmith, Nicola Sturgeon: il voto in Gran Bretagna per immagini
Sadiq Khan, Zac Goldsmith, Nicola Sturgeon: il voto in Gran Bretagna per immagini
Sadiq Khan, Zac Goldsmith, Nicola Sturgeon: il voto in Gran Bretagna per immagini
Sadiq Khan, Zac Goldsmith, Nicola Sturgeon: il voto in Gran Bretagna per immagini
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Sadiq Khan, Zac Goldsmith, Nicola Sturgeon: il voto in Gran Bretagna per immagini
Sadiq Khan, Zac Goldsmith, Nicola Sturgeon: il voto in Gran Bretagna per immagini
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L’Ukip

Buona performance per l’Ukip di Nigel Farage, forse la migliore dalle elezioni europee del maggio del 2014 a oggi. I voti in aumento per la formazione fortemente euroscettica potrebbero essere un indicatore del risultato del prossimo referendum sulla Brexit, in programma il 23 giugno. Un’eventualità spaventosa per David Cameron, il primo ministro Tory che, pur avendo indetto la consultazione referendaria, ha sempre detto di volere il regno di Sua Maestà all’interno del recinto comunitario. E un’eventualità preoccupante in vista della tenuta delle istituzioni comunitarie con un eventuale divorzio fra Londra e Bruxelles.

Gli indipendentisti dell’Snp

In Scozia gli indipendentisti dello Scottish National Party (Snp) celebrano il terzo mandato consecutivo per la loro leader Nicola Sturgeon che ha parlato di «vittoria storica» per il partito. I risultati definitivi danno gli indipendentisti al 46,5% mentr e il Labour è secondo di un soffio con il 22,6 al Labour seguito dai Tories al 22%. Diversa la situazione per quanto riguarda i seggi. Qui i conservatori si aggiudicano 31 seggi e superano i laburisti che arrivano solo a 24 in quella che un tempo era una loro roccaforte. Lo Snp, invece, si conquista 63 seggi su 129 perdendo così la maggioranza assoluta (65 seggi) conquistata nel 2011 . Si tratta, comunque, di un risultato importantissimo per la formazione indipendentista. Lo Snp in futuro potrebbe proclamare un secondo referendum per staccarsi da Londra, soprattutto in caso di una Brexit, l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea.

Cameron

Soddisfatti del risultato in Scozia i conservatori di David Cameron: «Complimenti per lo storico risultato», ha twittato il premier alla emergente leader dei Tory scozzesi, Ruth Davidson. Ma per il partito del premier del Regno Unito va meno bene altrove, dall’Inghilterra al Galles. Cameron ha già subito nelle ultime settimane un forte calo di popolarità in seguito allo scandalo dei Panama Papers e la sua credibilità rispetto alla campagna pro Ue risulta compromessa sull’onda delle divisioni interne al suo partito.

CAVALERA
«Caro Corbyn metti un freno all’antisemitismo». L’ultimo appello del musulmano Sadiq Khan è rivolto al leader del suo partito e ha un senso preciso: nei giorni che precedono il voto per il nuovo sindaco di Londra fra i laburisti è scoppiata la bagarre per le irritanti dichiarazioni antiebraiche di alcuni esponenti del partito, a cominciare dall’ex primo cittadino londinese Ken «il rosso» (Ken Livingstone), poi sospesi in fretta e furia.

Origini pachistane

L’ultimo censimento ha registrato che a Londra vivono e lavorano 150 mila ebrei britannici, il cui appoggio può risultare determinante per restituire il governo della capitale ai laburisti. È chiaro che frasi uscite dalla bocca di certi personaggi, del tipo «trasferire Israele interamente in America» o «Hitler era un sostenitore del sionismo», nonostante le scuse tardive, abbiano messo in preallarme Sadiq Khan, che è di origine pachistana, figlio di un conducente di autobus e di una sarta, di religione islamica, avvocato impegnato nella difesa dei diritti civili. E che ha buone possibilità di vincere la corsa.

I due rivali

La «battaglia di Londra» è importante e piena di suggestioni. Innanzitutto perché dopo otto anni si chiude l’era del conservatore Boris Johnson, poi perché si contrappongono un europeista convinto (il laburista Khan) e un ultrà dell’antieuropeismo (il tory Zac Goldsmith), un ex immigrato povero e un miliardario uscito dal collegio di Eton, rampollo di una famiglia potente e imparentato con i Rothschild, un musulmano che difende gli ebrei e un ebreo che difende i Sikh e gli Hindu cercando di fare leva sul loro risentimento antimusulmano, un uomo di sinistra moderata e un uomo di destra che è però anche uno scatenato ecologista, entrambi eletti alla Camera dei Comuni ed entrambi in rotta di collisione con i rispettivi leader, Corbyn in quanto troppo estremista e poco centrista, Cameron in quanto «amico» dell’Europa.

Come cambia la città

Un quadretto interessante. È probabile che il quarantaseienne Sadiq Khan conquisti Londra. I sondaggi, se sono credibili, gli danno un vantaggio che secondo gli analisti è incolmabile, anche se le esternazioni antisemite di taluni suoi colleghi di partito lo hanno danneggiato e non poco. Sarebbe il primo sindaco musulmano. I conservatori lo hanno attaccato per via dell’appoggio ricevuto da alcuni imam in odore di integralismo ma la verità è che Sadiq Khan a differenza di Zac Goldsmith, vicino alle élite nobili e ricche, rappresenta oggi alla perfezione la multietnicità e la multiculturalità londinese. Il suo messaggio puntato sulla tolleranza, sulla lotta al razzismo e sul riconoscimento delle diversità non è passato inosservato. Occorre dare uno sguardo alla fotografia di Londra e a come è cambiata per comprendere lo scivolamento elettorale (in attesa della conferma nelle urne) verso il laburismo di Sadiq Khan. Il 55% della popolazione è censito come «non bianchi, britannici», il 35% è nato all’estero, un londinese su otto è musulmano, ovvero più di un milione di residenti, i centri di preghiera islamici sono oltre trecento, nella sola area di Tower Hamlet le moschee sono 41, nella centralissima Westminster i musulmani sono 40 mila, i cristiani 97 mila.

«La carta razziale»

Se il conservatore Zac Goldsmith pesca consensi nel bacino urbano dei britannici doc, se spera di recuperare fra gli elettori ebrei, se insegue gli indiani, Sadiq Khan sembra contare sull’appoggio assai più trasversale nelle minoranze che parlano i 300 dialetti linguistici censiti a Londra, specie nei quartieri periferici. Zac Goldsmith ha accusato Sadiq Khan di avere giocato «la carta razziale». Non è così. È che Londra è una megalopoli trasformata dalle immigrazioni degli ultimi dieci anni. Nel 2008 la personalità di Boris Johnson, conservatore, stravinse puntando anche sul messaggio di accoglienza verso i «nuovi arrivati». Le parti si sono invertite. E la bilancia forse pende a favore dei laburisti. Non si vota solo a Londra. Si eleggono anche il Parlamento scozzese, le assemblee del Galles e dell’Irlanda del Nord. Poi le amministrazioni locali delle città. Ma è la battaglia di Londra che conta. Un musulmano laburista. Un ebreo conservatore. Quarantenni, simboli di questa capitale che cerca nuovi equilibri sociali ed etnici.

ANALISI DI CAVALERA


I laburisti non collassano ma arretrano ovunque. In Scozia, dove fino a qualche anno fa avevano la maggioranza, diventano il terzo partito, addirittura dietro ai conservatori. E nelle aree che erano un «fortino» un tempo inespugnabile subiscono l’erosione da parte dei populisti antieuropei dello Ukip. Brutto segnale. Poco importa che riescano a tenere il sindaco di Liverpool e che riescano a riconquistare Londra (i cui risultati si conosceranno nel pomeriggio).

La verità è che il «fattore Corbyn», al primo test significativo, non ha funzionato. È una sconfitta politica che pesa. L’analisi compiuta dagli studiosi di flussi elettorali consegna un verdetto impietoso: con questa percentuale alle amministrative, i laburisti non hanno alcuna possibilità di vincere le prossime consultazioni generali. È vero che sono lontane, nel 2020, ma la storia insegna molto. E la storia dice che per potere aspirare a conquistare Downing Street i laburisti devono stravincere nelle assemblee municipali, oltre che in Scozia e Galles. Avviene il contrario e ciò significa che aumenteranno le pressioni per il ribaltone della leadership.

Il voto amministrativo in Gran Bretagna va letto anche in funzione della Brexit. Uno spostamento di consensi verso l’area euroscettica c’è stato. I timori per il referendum del 23 giugno sono giustificati. Ma, se si osservano i numeri e si fanno le somme, il fronte europeista resta davanti. In Scozia, in Galles e in Inghilterra, prevale lo schieramento europeista, vale a dire gli indipendentisti, più gli ammaccati laburisti e i conservatori sensibili ai richiami di David Cameron. La vera incognita del 23 giugno sarà l’affluenza. Più sarà bassa e più possibilità avrà la Brexit. Lo Ukip di Nigel Farage avanza a spese di tutti. Ma l’euroscetticismo non sfonda.

ALESSANDRA RIZZO SULLA STAMPA
«La mia è la classica storia londinese: mio padre conduceva un autobus, mia madre cuciva vestiti. Londra mi ha dato la possibilità di andare da una casa popolare al governo». Sadiq Khan queste parole le ha messe sui volantini elettorali: con la sua storia personale di «self-made man», il candidato laburista di origine pachistana è diventato il primo sindaco musulmano della città.



Khan ha puntato molto sul suo background di immigrato di seconda generazione arrivato al successo contro ogni aspettativa, aiutato anche dal contrasto con il rivale Zac Goldsmith, conservatore nato nel privilegio. Ha giocato sulle sue molteplici identità (britannico, londinese, musulmano, europeo, padre, marito) e sugli apparenti contrasti (musulmano osservante ma favorevole alle unioni omosessuali, laburista ma pro-business). Ma, nel corso di una campagna elettorale inaspritasi sul finale, ha anche dovuto difendersi da accuse di essere legato all’estremismo islamico lanciate da Goldsmith e dal premier David Cameron.



Un colpo basso, secondo i sostenitori di Khan, e una mossa studiata a tavolino per fare leva sui timori di un nuovo attentato dopo Parigi e Bruxelles e sui rischi di radicalizzazione in una comunità musulmana che a Londra conta ben un milione di persone. Certamente, è un fatto raro che la religione entri in gioco nella politica britannica, e le accuse reciproche hanno lasciato un po’ di amaro in bocca in una delle città più cosmopolite al mondo. Al centro della polemica gli incontri passati di Khan con l’imam Suliman Gani, accusato dai conservatori di essere un sostenitore dello Stato islamico. Goldsmith non ha usato mezzi termini, definendo Khan una «minaccia» per Londra e accusandolo di aver dato «una piattaforma, ossigeno e copertura a chi vuol fare del male alla polizia e alla città».



Favorevole alle unioni gay

Khan non ha negato incontri con personaggi discutibili nel suo passato di avvocato e attivista dei diritti umani, ma ha condannato l’estremismo islamico senza ambiguità, e ha ricevuto minacce di morte per aver sostenuto i matrimoni gay. Giura di combattere la radicalizzazione e porre fine a quella che ha definito «la segregazione nella società britannica». Cercando di fugare ogni dubbio, ha detto: «Dal primo giorno sarò sul piede di guerra contro i terroristi».



L’ascesa di Khan dice molto di una città multiculturale e multietnica che cresce al ritmo di 100 mila persone l’anno, ma anche della sua personale determinazione. Pugile e maratoneta, candidato instancabile pronto a stringere migliaia di mani e fare campagna porta a porta, Khan forse non ha entusiasmato, ma ha consentito al Labour di riconquistare la città più importante del Paese dopo otto anni di dominio conservatore con Boris Johnson. «Sono emozionato», aveva detto Khan alla vigilia del voto. «Sento che tutta la mia vita è stata un allenamento per diventare sindaco di Londra».



Il debutto con Brown

Figlio di un immigrato giunto da Karachi, Khan è nato 45 anni fa a Tooting, quartiere popolare nel sud della capitale dove è stato eletto deputato e dove ancora oggi vive con la moglie e le due figlie. Fino a 24 anni, ha condiviso con la famiglia (numerosa: ha sette fratelli) una casa popolare, dormendo in un letto a castello. Dopo la laurea in giurisprudenza e l’avvocatura, è entrato in politica, prima con Gordon Brown e poi nel governo ombra di Ed Miliband. Si è schierato contro la Brexit. Un po’ blairiano, un po’ corbinista, i suoi detrattori lo accusano di cambiare spesso idea. Ma lui va per la sua strada. Quando si è trattato di scegliere il candidato sindaco per la capitale, Khan ha sconfitto a sorpresa la super-favorita Tessa Jowell, candidata dell’establishment laburista. «Ripagherò la vostra fiducia», aveva giurato. Adesso è arrivato il momento di dimostrarlo.


CRONACA STAMPA
Sadiq Khan sta per essere eletto nuovo sindaco di Londra. Lo spoglio delle schede sta per terminare e il candidato laburista d’origine pachistana e musulmana è accreditato d’un vantaggio di 9 punti percentuali sul rivale conservatore Zac Goldsmith, figlio del finanziere sir James Goldsmith e della aristocratica angloirlandese lady Annabel Vane-Tempest-Stewart, per decenni regina dei salotti e della vita notturna londinese.



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In alcuni quartieri di Londra la percentuale di abitanti musulmani è altissima, come a Tower Hamlets o Newham (quasi metà dei residenti), ma Sadiq Khan ha vinto anche in zone come Ealing (16,1%) e Southwark (11,6%), ma soprattutto a Lambeth, dove i cittadini di origine musulmana sono appena il 4,5%.



LA PERCENTUALE DI MUSULMANI A LONDRA QUARTIERE PER QUARTIERE

Dati 2014 dal sito http://data.london.gov.uk



Le elezioni amministrative hanno fatto segnare una nuova disfatta Labour in Scozia, che dopo quella delle politiche 2015, finisce ora addirittura terzo - secondo le indicazioni della Bbc - nel parlamento d’Edimburgo: dietro gli indipendentisti dell’Snp, che confermano il loro dominio, e persino i Conservatori. Il partito di Corbyn, tiene invece meglio di quanto alcuni prevedessero in Inghilterra, dove (in attesa del risultato chiave sul sindaco di Londra) conserva tutti i consigli comunali chiave, pur perdendo dei consiglieri.



In Scozia l’Snp della first minister di Edimburgo Nicola Sturgeon, rivendica un’altra «vittoria storica’, ma a dispetto del notevole risultato percentuale non conferma, stando ai dati finali locali, la maggioranza assoluta nell’assemblea locale, fermandosi a 63 seggi su 129. Segue la branca scozzese dei Conservatori (al miglior risultato di sempre in Scozia) con 31 e il Labour appunto terzo (in un territorio che in passato fu serbatoio di voti per la sinistra) con 24.



Quanto all’Inghilterra, a metà spoglio, i laburisti di Jeremy Corbyn mantengono 40 consigli locali perdendo solo uno, mentre i Tory di David Cameron ne tengono 19 perdendone due e il Libdem di Tim Farron ne guadagnano 2. Dati tendenziali sulla percentuale di voti su base nazionale indicano che il Labour perde rispetto alla vittoria delle amministrative 2012, mentre recupera qualcosa rispetto alle politiche 2015. I Conservatori fanno il contrario e con questi numeri perderebbero teoricamente la maggioranza assoluta attuale alla Camera dei Comuni. Libdem in lieve ripresa e consolidamento degli euroscettici dell’Ukip.