Danilo Taino, Sette 6/5/2016, 6 maggio 2016
GERMANIA EGOISTA? NO, TEORICA E PRATICA
La settimana scorsa, una parte consistente della politica, dell’accademia e degli analisti è stata presa di sorpresa da un discorso tenuto all’ambasciata tedesca di Roma dal presidente della Bundesbank Jens Weidmann. Un intervento che non ha risparmiato critiche alla situazione economica dell’Italia, ha sollevato qualche eccezione anche sulle politiche della Germania ma, soprattutto, ha esposto in forma articolata la visione che la Banca centrale tedesca, così come il governo di Berlino, hanno dell’integrazione europea. La sorpresa è stata il constatare qualcosa che le classi dirigenti italiane dovrebbero sapere ma dimenticano: che l’ortodossia tedesca in fatto di economia e di finanza pubblica non è dettata tanto dall’egoismo, come spesso si sostiene, ma ha una sua base teorica e pratica.
Si può non condividerla. Ma c’è. Dimenticarlo o volerlo dimenticare non è uno sgarbo alla Germania. È una limitazione della capacità italiana di fare politica in Europa. In almeno due modi. Il primo, abbastanza ovvio, è che non considerare il punto di vista degli altri – tedeschi o chiunque essi siano – alza uno steccato nelle nostre analisi: racchiude il discorso politico in categorie solo nazionali, provinciali, evita di confrontarsi con visioni esterne sull’Europa e sull’Italia. Produce l’effetto di fare credere che il dibattito sia solo quello nazionale e che sia il resto del mondo a essere eccentrico rispetto a Roma o a Milano. È curioso, ad esempio, quanto in Italia siano forti le incomprensioni sulle politiche tedesche e invece quanto sia difficile trovare un italiano che vive in Germania pronto a criticarle. Segno che alzare lo sguardo fuori dai confini può cambiare e completare la visione della realtà.
Gli eurobond. La seconda limitazione consiste negli errori che si possono commettere non considerando le posizioni altrui. Due settimane fa, per esempio, il governo italiano ha presentato una proposta per la gestione europea dei rifugiati e dei migranti, forte e ben accettata a Bruxelles. Aveva però il neo di proporre di finanziare il tutto attraverso Eurobond, titoli ai quali la Germania ha sempre detto di no, in quanto non vuole creare altro debito pubblico in Europa. Molti pensano che Berlino sbagli. Il punto, però, è che dovevamo sapere che avrebbe detto di no, che l’idea degli Eurobond non poteva volare. Una proposta seria sui rifugiati rischia di finire nella sabbia perché si vuole credere che il guaio della Germania sia il suo egoismo.