Maria Teresa Cometto, pagina99 23/4/2016, 23 aprile 2016
COSMETICA E ALTRI TRUCCHI. TUTTE LE STRATUP DELLA CIA
Nei film di James Bond, Q è l’inventore degli straordinari apparecchi tecnologici a cui l’agente britannico ricorre per cavarsela nelle situazioni più pericolose: dalle stilografiche che diventano bombe a mano agli ombrelli che sparano come mitragliatrici, compresa la Aston Martin “truccata” che emette cortine fumogene o tappeti di chiodi per seminare i criminali.
Non lontano da Hollywood, nella Silicon Valley, operano gli equivalenti reali di Q: gli ingegneri, i tecnici, i programmatori di software che lavorano per In-Q-Tel, la società di venture capital creata nel 1999 dall’agenzia di controspionaggio statunitense Cia (Central Intelligence Agency) per scoprire le tecnologie più avanzate e potenzialmente utili agli 007 americani. Ed è proprio per attirare l’attenzione degli innovatori della Silicon Valley che nel quartier generale di Langley della Cia, allora diretta da George J. Tenet, avevano deciso di chiamare In-Q-Tel in quel modo, con l’ammiccamento a James Bond. «Avevamo davvero bisogno di qualcosa che avesse un appeal verso un pubblico più ampio e che, francamente, fosse un po’ sexy», ha spiegato anni dopo alla radio Npr Jeffrey Smith, ex consigliere generale della Cia, uno dei protagonisti della creazione di In-Q-Tel.
Oggi la società è azionista di oltre cento startup impegnate a sviluppare tecnologie come i robot capaci di maneggiare oggetti delicati o gli algoritmi che scavano nella miniera di dati dei social media per individuare trend o ancora i metodi di genetica avanzata per analizzare l’identità delle persone. Ma l’ultimo investimento fatto dai venture capitalist della Cia e rivelato da The Intercept – il sito del gruppo First Look Media, creato e finanziato dal fondatore di eBay Pierre Omidyar – ha suscitato più curiosità e stupore del solito. Si tratta infatti di una società, la Skincential Sciences, che nei laboratori dell’Università della California a Santa Barbara ha inventato un nuovo trattamento cosmetico, Clearista, per rendere liscia la pelle del volto cancellando le macchie e altre imperfezioni. Entusiaste dei risultati di Clearista sono le blogger specializzate in prodotti di bellezza e le riviste popolari come O, il magazine di Oprah. Ma che cosa c’entra la Cia con la cura della pelle? C’entra eccome, ha spiegato Russ Lebovitz, scienziato del dipartimento di Ingegneria chimica alla Uc Santa Barbara e amministratore delegato di Skincential Sciences.
Il metodo applicato da Clearista per ridare lucentezza al viso – pochi tocchi sulla pelle con un detergente speciale e un po’ d’acqua – funziona infatti anche come nuovo sistema per raccogliere informazioni sulle caratteristiche biochimiche di una persona: rimuove un sottile strato di epidermide che può essere usato per tutta una serie di test diagnostici, compresa l’analisi del Dna. Ed è questo che interessa alla Cia. «La pelle è l’organo più esteso del corpo umano ed è una fonte unica e sottoutilizzata per raccogliere campioni» da analizzare, spiegava in un articolo del 2010 il dottor Kevin O’Connell, all’epoca un senior solutions architect di In-Q-Tel. Con quelle analisi si possono ottenere indicatori biologici utili alle agenzie di intelligence per una varietà di compiti, come l’identificazione delle persone per la sicurezza negli aeroporti o la scoperta dei colpevoli di un crimine. È la nuova frontiera dell’intelligence fisiologica”, su cui In-Q-Tel ha investito soprattutto negli ultimi anni.
Altre tre startup attive in questo campo e finanziate dal venture capital della Cia, secondo The Intercept, sono Bio-Nems, che ha sviluppato un semiconduttore usato per analizzare il Dna con diverse applicazioni di identificazione umana; Claremont BioSolutions, specializzata in diagnosi e Biomatrica, che prepara campioni biologici per esami del Dna.
Il social media mining è un altro campo molto “caldo” per gli scopi della Cia e dove quindi In-Q-Tel va a caccia di startup innovative: è l’utilizzo dell’intelligenza artificiale per setacciare l’enorme mole di dati disponibili online sui vari social media – Twitter, Facebook, Instagram – per individuare trend globali e, in particolare, monitorare «l’eruzione di movimenti politici, crisi, epidemie, disastri», come ha scritto in uno studio del 2012 Bruce Lund, un membro senior dello staff tecnologico di In-Q-Tel.
«L’uso sofisticato di Twitter e di altre piattaforme social da parte dell’Isis è l’esempio perfetto dello sfruttamento maligno di queste tecnologie», ha spiegato David Cohen, il numero due della Cia, a una recente conferenza della Cornell University. Così In-Q-Tel ha investito in diverse startup che lavorano sul social data mining, come Dataminr, Geofeedia, Pathar e TransVoyant, tutte e quattro con clienti sia fra aziende private sia fra i dipartimenti di polizia americani. TransVoyant, per esempio, pubblicizza la sua capacità di monitorare Twitter per cogliere incidenti fra “gang rivali” e minacce ai giornalisti, e una sua squadra di esperti ha collaborato con l’esercito Usa in Afghanistan per integrare dati di intelligence da satelliti, radar e droni.
Il Grande Fratello insomma nella Silicon Valley non ha solo antagonisti – come la Apple che si rifiuta di fornire il software per decrittare i suoi iPhone – ma anche parecchi alleati. E i finanziamenti di In-Q-Tel non sono serviti solo a sviluppare innovazioni usate poi dalle spie americane.
«Molte delle tecnologie touch-screen incorporate negli iPad e altre invenzioni sono venute da startup su cui In-Q-Tel ha scommesso», ha spiegato Smith. Il venture capital della Cia per esempio è stato uno dei primi investitori in una società che metteva insieme immagini da satelliti e mappe e che poi è stata comprata da Google ed è diventata Google Earth.
Fin dalla sua nascita nel 1947 la Cia «aveva una reputazione come innovatrice coraggiosa e disposta ad assumere rischi», si legge sul sito di In-Q-Tel. Alcuni dei suoi esperimenti sono stati disastrosi, come ha raccontato Jeffrey Richelson nel libro The Wizards Of Langley. Inside The Cia’s Directorate Of Science And Technology pubblicato nel 2001: la somministrazione di Lsd ad alcuni scienziati inconsapevoli portò al suicidio di uno di loro. Altri progetti hanno avuto successo – come la creazione dell’aereo “spia” SR-71 Blackbird – o si sono rivelati utili anche alla gente normale, come l’introduzione delle batterie lithium per i pacemaker (gli stimolatori elettrici del cuore) e nuovi metodi per la diagnosi del cancro al seno.
Ma la fondazione di In-Q-Tel ha segnato una svolta nella storia della Cia: dalla segretezza massima impiegata fino alla fine della Guerra Fredda all’apertura verso il mondo esterno in cerca di collaborazioni nella lotta ai nuovi nemici, soprattutto dopo l’attacco terrorista dell’11 settembre 2001, che ha messo in evidenza anche il deficit tecnologico nella raccolta e condivisione di informazioni da parte delle varie agenzie di intelligence.
Oltre agli uffici e laboratori nella Silicon Valley, In-Q-Tel ha sedi in Virginia e a Boston, altro centro dell’high-tech. Il suo ceo dal 2006 è Chris Darby, ex vice presidente e general manager del colosso dei semiconduttori Intel e con una lunga esperienza nel campo della sicurezza su Internet. Ha un budget di oltre 40 milioni di dollari l’anno. E con le minacce di attacchi cibernetici – e peggio – da stati canaglia e gruppi terroristici, il suo ruolo non sembra proprio destinato a diminuire nel prossimo futuro.