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 2016  maggio 04 Mercoledì calendario

ELEFANTI PER SETTE A

causa dei bracconieri che li uccidono per l’avorio, in Africa restano solo 350 mila elefanti (erano tre volte tanti solamente negli anni 70). Della specie bianca, in Kenya, ne sopravvivono solo tre (Battistini, Cds).

Gli elefanti africani erano 25 milioni nel XIX secolo, 5 nel XX.

Specie di elefante esistenti cinque milioni di anni fa: undici.

Oggi le specie appartenenti all’ordine Proboscidea (il gruppo in cui gli zoologi includono gli elefanti) sono due, l’elefante asiatico o indiano, Elephas maximus, e l’elefante africano, Loxodonta africana.


Elefanti uccisi ogni anno in Africa dai bracconieri: 35 mila.

Le zanne, semplicemente degli incisivi modificati.

Nei maschi le zanne superano il metro e mezzo di lunghezza.

I maschi elefanti con le zanne più lunghe comandano.


Un elefante mangia cento-duecento chili di vegetazione al giorno.

L’elefante mangia per 18 ore su 24.

Gli elefanti mangiano al mattino, al pomeriggio e a mezzanotte.

Abitudine degli elefanti di mangiare roccia (geofagia) alla ricerca del sale.


Effetto benefico sulle piante dell’abitudine degli elefanti di mangiare il frutto col ramoscello che lo sostiene: potatura che la fa crescere più rigogliosa.

Grandezza delle orecchie degli elefanti della savana africana: due metri (le più grandi).


Gli elefanti africani (Loxodonta africana) sono i più pesanti mammiferi terrestri: possono arrivare a 6 tonnellate. I maschi sono alti circa 3,75 metri, mentre le femmine non superano i 3. La proboscide, circa 150 centimetri di lunghezza, pesa circa 135 chilogrammi (ed è in grado di alzarne più di 250).

La proboscide, formata da più di 100 mila muscoli, ha una tale forza che può sollevare pesi di oltre 250 kg, ma è anche così sensibile che consente di strappare un solo filo d’erba.


La proboscide ha origine dall’unione del naso col labbro superiore. Serve per bere, annusare, spruzzare, raccogliere cibo, dal livello del terreno fino a più di 5 metri d’altezza. Infine, è utile per comunicare. Sulla punta della proboscide ci sono delle appendici, sensibili come delle dita, che ampliano la capacità dell’elefante di esplorare la realtà, consentendogli di sviluppare molto l’intelligenza.


Con una sola sorsata l’elefante può inghiottire fino a otto litri d’acqua.

L’elefante non suda e si fa fresco agitando le orecchie.

Il cuore di un elefante batte 28 volte al minuto (quello del topo 500).

Un elefante non sopporta sul dorso un peso maggiore di cinquecento chili.

Il piede dell’elefante è costruito in modo tale che egli cammina sulla punta delle dita, in modo delicato e silenzioso. «Una donna di peso medio che porta i tacchi a spillo esercita sul suolo una pressione per centimetro quadrato maggiore di quella esercitata da un elefante medio: ciò è vero anche se l’animale sta su una zampa sola. Un elefante di cinque tonnellate appoggiato su una sola zampa anteriore farebbe meno danni a un pavimento di legno di una donna di 60 chili che porta i tacchi a spillo» (Ian Redmond, Gli elefanti, De Agostini).

Da 50 chilogrammi di sterco di elefante si ricavano 115 ecofogli di carta.

La carta da lettera usata per anni da George W. Bush era fatta con sterco di elefante.

Un escremento di elefante, del peso di circa mezzo chilo, viene in genere distrutto in un quarto d’ora da quattromila scarabei stercorari, che lo trasformano in una palla e lo sotterrano. Per l’operazione occorrono quattromila scarabei. L’assalto li inebria e molto frequentemente essi lo concludono accoppiandosi.

Un elefante, se addomesticato, può distinguere anche una cinquantina di comandi differenti.


La storia degli elefanti inizia da 45 a 55 milioni di anni fa, nell’Eocene, da ancestrali progenitori acquatici ancora senza proboscide. Nel corso delle ere geologiche si sviluppa progressivamente la proboscide, un ”attrezzo” che aiuta questi animali dal collo corto a raggiungere facilmente il cibo e l’acqua. Nel Pliocene, a partire da cinque milioni di anni fa, comincia la differenziazione che da origine ai mammut (estintisi da 12.000 anni) e agli attuali elefanti (Loxodonta ed Elephas), appartenenti alla famiglia Elephantidae.

Il primo elefante della Roma pontificia arrivò in città il 12 marzo del 1514: dono del re Emanuele del Portogallo a papa Leone X. Il suo nome era Annone, viveva in un ambiente del Vaticano presso il cortile del Belvedere: Il suo mantenimento costava cento ducati l’anno. Il giorno dell’incoronazione in Campidoglio del poeta Giacomo Barbagallo, l’elefante scaraventò in terra il poeta, che gli era salito in groppa, trasformando la cerimonia in farsa. Alla morte, Annone fu sepolto in una Torre presso un ingresso del Vaticano, sopra la quale fu apposta una lapide incisa da Raffaello, in seguito andata perduta.


In India, nell’Ottocento, gli assassini venivano legati con una fune alla zampa posteriore destra di un elefante, che li trascinava fino al luogo dell’esecuzione (viaggio di un’ora circa). Giunto alla meta, il pachiderma, appositamente addestrato, faceva un passo indietro e stritolava la testa dell’omicida.




Gli elefanti vanno pazzi per la birra.

«Gli elefanti hanno una passione per l’alcool, che si procurano ingerendo certi frutti fermentati. Un elefante ubriaco barcolla trasognato e sobbalza di fronte a suoni insoliti o movimenti di altri animal». (Giorgio Samorini, "Animali che si Drogano", Telesterion).

Gli elefanti ubriachi diventano ipereccitati e si impauriscono facilmente e quindi diventano aggressivi. Un branco di elefanti ubriachi è un serio pericolo per l’uomo: non è raro leggere tra le cronache notizie di disastri provocati da questi animali.

In India, gli elefanti sono utilizzati per stanare distillerie clandestine.




L’elefante ha la capacità di utilizzare strumenti (come i rami degli alberi) per grattarsi la schiena o da lanciare come proiettili. In Asia è capitato di osservare degli elefanti che si mettevano rami sotto le zampe per evitare di affondare nel fango.


Elefanti messi davanti a uno specchio grande quanto un muro cercarono di passarci attraverso come fosse un varco.

Strategie degli elefanti per raccogliere gli oggetti più piccoli. L’elefante africano li prende usando come fossero pinze le due appendici sulla punta della proboscide; quello asiatico, che di appendice ne ha solo una, arrotola a spirale la parte finale della proboscide.


Vocalizzazioni degli elefanti: brontolii, ruggiti, grugniti, sbuffi, barriti, latrati. I brontolii sono emessi tra i 14 e 35 hertz (oltre i 30 sono percepiti dall’orecchio umano come un formicolio sottocutaneo). Con i brontolii a infrasuoni, gli elefanti comunicano a distanza di quattro chilometri per richiamare il partner all’accoppiamento, chiedere aiuto al branco lontano, coordinare la direzione imboccata per la ricerca di cibo.



Durata dell’accoppiamento tra elefanti: un minuto.

Durata della gravidanza: 22 mesi.

L’elefantessa non viene colta dall’estro finché il suo primo figlio non è svezzato (una volta ogni cinque anni). Quando accade, reclamizza con suoni la sua disponibilità e, se il maschio la vede, col comportamento. Inoltre, la sua urina ha un odore leggermente diverso: «I maschi inalano questo sottil aroma, poi arrotolano in dentro la probiscide per soffiarlo su una piccola apertura del palato chiamata organo di Jacobson. Quest’organo è in grado di percepire se la femmina è pronta per l’accoppiamento» (Ian Redmond, Gli elefanti, De Agostini)

Elefanti pittori, passione degli elefanti per i loro compagni morti, pietà degli elefanti per i loro compagni malati.

Misteriose riunioni di migliaia di elefanti, che restano insieme poche ore o pochi giorni e poi si disperdono.



Esercito di Annibale (218 a.C.): 40 mila uomini e 38 elefanti attraverso Spagna e Francia e le Alpi.

Gli elefanti albini, in Siam talmente sacri che neanche il re poteva cavalcarli.




Quando un elefantino è spaventato la madre o altre elefantesse del branco lo rassicurano mettendogli per qualche secondo la proboscide in bocca. Ttra gli elefanti tutte le femmine, non solo la madre, sono disposte ad allattare un cucciolo. Gli elefantini prendono il latte direttamente con le labbra e non con la proboscide, che anzi gli dà un certo fastidio (quando è ancora piccola e floscia la spostano di lato, quando diventa più ingombrante la piegano all’indietro, sopra la testa).

Una femmina di elefante è feconda fino a sessantacinque- settant’anni. Quando perde un figlio quasi al termine della gestazione l’elefantessa rimane per giorni e giorni accanto al cadaverino, tentando di sollevarlo con le zanne.

Il cucciolo di elefante si succhia la proboscide. Al minimo segnale di pericolo va a rifugiarsi sotto la pancia della madre.

La gestazione di un elefante dura 22 mesi. Il piccolo pesa alla nascita 120 chilogrammi.

Il maschio di elefante svolge una vita solitaria: dopo aver ingravidato la femmina torna sulla sua strada, mentre la femmina fa ritorno alla sua famiglia d’origine col lattante.


Gli elefanti crescono per tutta la vita. Dunque, dall’altezza se ne può arguire l’età.

Durata dell’accoppiamento negli elefanti: un minuto.

Gli elefanti sono soliti prepararsi ogni sera un cuscino di vegetazione per dormirci sopra


Gli elefanti dormono giusto due o tre ore nella giornata.


Gli elefanti possono correre? Abitualmente si ritiene di no, ma una ricerca americana ha dimostrato che possono muoversi fino a una velocità di 25 km/h, e che la loro andatura in questi casi non ha esattamente le caratteristiche della corsa (o, meglio, del galoppo) ma neppure solo quelle del passo. L’insolita gara podistica è stata organizzata in Thailandia da John R. Hutchinson, ricercatore della Stanford University of California (Usa). La pelle dei 42 elefanti asiatici che hanno partecipato all’esperimento è stata marchiata con una vernice non tossica nei punti corrispondenti alle giunture in azione. La corsa è stata videoregistrata e le immagini sono poi state analizzate da un computer. Si è così scoperto che i movimenti verticali della spalla erano tipici della camminata, mentre l’anca si muoveva esattamente come durante una corsa.

Il rodeo con gli elefanti che si tiene ogni anno a Surin, nel nord della Thailandia. I concorrenti, in groppa ai pachidermi, si misurano nella cattura di piccoli elefanti fermandoli dalla proboscide con un laccio legato a un bastone secondo un’antica tradizione.


Un veterinario tailandese della provincia di Kanchanaburi impiantò una protesi dentaria a un elefante di 80 anni, evitando che l’animale privo di denti morisse di fame.


Nel 2004 la squadra di calcio dei detenuti di un carcere thailandese perse 7 a 6 contro dieci elefanti (il pallone utilizzato pesava 8 chili).


Un’équipe di scienziati guidata dal biologo statunitense Peter L. Tyack ha scoperto che gli elefanti imitano i suoni e il linguaggio dell’ambiente in cui si trovano a vivere. Calimero, un elefante africano, ha imparato a usare i richiami vocali degli elefanti asiatici, suoi compagni da diciotto anni in uno zoo svizzero. Mlaika, un’elefantessa keniota, si è messa addirittura a vocalizzare i suoni di tir e furgoni: vive in una riserva naturale posta vicino ad un’autostrada trafficatissima.

Gli elefanti del parco nazionale Amboseli, in Kenya, sono in grado di riconoscere gli individui di diverse tribù dall’odore. Riescono infatti a capire se si tratta di amici, come gli agricoltori Kamba, o nemici, come i guerrieri Masai. La scoperta è stata fatta da studiosi dell’università di St. Andrews (Scozia).


Secondo uno studio apparso su ”Current Biology”, gli elefanti non sopportano le strade in salita. Grazie a sistemi di rilevamento satellitare, un gruppo di ricercatori ha ricostruito i movimenti dei branchi lungo la savana africana, scoprendo che questi animali hanno la tendenza a evitare terreni con forti pendenze. I ricercatori pensano che il comportamento sia legato alla necessità di limitare il consumo d’energia.


Gli elefanti fanno le addizioni meglio degli uomini. Lo hanno dimostrato gli scienziati dell’università di Tokyo sottoponendo pachidermi e umani allo stesso esperimento: hanno preso due cesti e hanno cominciato a riempirli di mele, prima una alla volta, poi a gruppi di tre o quattro. Invitati infine a scegliere il cesto più pieno, gli elefanti hanno indovinato il 74 per cento delle volte, gli umani il 67 per cento. Naoko Irie, la ricercatrice che ha scoperto l’abilità matematica degli elefanti: «I pachidermi sanno sommare tra loro numeri molto piccoli e le loro stime sono accurate al 90 per cento».



John Donne, poeta inglese del Seicento, li definiva “il grande capolavoro della natura”, l’unica creatura “gigantesca e innocua” che camminasse su questa Terra.

Nel 1994, 63 rinoceronti maschi furono uccisi, e le loro femmine stuprate, nel parco di Pilanesberg, in Sudafrica, da un gruppo di giovani elefanti che erano arrivati qualche anno prima dal parco nazionale Kruger.

Ogni branco di elefanti è infatti composto da 10-20 individui tra femmine e cuccioli. Guidati dalla matriarca tengono ai margini del gruppo i maschi che hanno più di 12-15 anni, e li allontanano progressivamente fino a costringerli ad associarsi con altri maschi (in bande da 10 a 100 individui), oppure alla solitudine.


Vivono fino a 70 anni.

L’elefante più vecchio di cui si abbia notizia aveva 80 anni.

Gli elefanti hanno pratiche funebri complesse e vanno spesso a trovare e accarezzare ossa e zanne di un defunto.



Nei Bestiari medioevali l’elefante esempio di castità, «santo elefante spirituale», «proboscidata allegoria del Cristo redentore» (Marco Fabio Apolloni).

«L’elefante non chiappa il topo, per significare che i grandi uomini disprezzano le piccole cose» (Carducci)

Barzelletta. «C’è un elefante e un uomo nudo, l’elefante guarda l’uomo nudo e chiede: tu come fai a mangiare le noccioline con quello?» (Daniele Luttazzi).