Gianni Cuperlo, bacheca Facebook 3/5/2016, 3 maggio 2016
Se ho capito, per migliorare in efficacia la campagna del Sì al referendum di ottobre sulla Costituzione, il premier avrebbe ingaggiato da oltre oceano un guru della comunicazione
Se ho capito, per migliorare in efficacia la campagna del Sì al referendum di ottobre sulla Costituzione, il premier avrebbe ingaggiato da oltre oceano un guru della comunicazione. Mr. Jim Messina, già spin doctor nella corsa elettorale di Obama. Non conosco Mr. Messina ma non dubito che nel settore sia al top del top. È solo che la notizia mi ha fatto tornare a mente un episodio di diversi anni addietro. Si preparava la campagna per le politiche del 2001 e tra Ds e Margherita (il Pd era di là da venire) si pensò (già allora) di chiamare un grande esperto, ovviamente americano, per sovraintendere alla pratica. Quello sbarcò a Fiumicino con una piccola squadra al seguito e ci si vide in un albergo del centro di Roma. La prima cosa da fare in questi casi è un briefing (cioè una chiacchiera) per informare il guru della realtà dove avrebbe dovuto operare. Nel suo caso aveva un curriculum di tutto rispetto e sparso più o meno tra quattro continenti. Era pure lui al top del top. Ok, iniziammo la chiacchiera (il briefing) e si cercò di raccontargli come eravamo arrivati lì. Cioè perché l’Ulivo (Olive Tree) avesse vinto nelle urne del 1996 ma poi avesse avuto tre governi (Prodi, D’Alema, Amato) e si presentasse a quel punto agli italiani con un quarto candidato (Rutelli). Scorgemmo i primi segni di curiosità degli ospiti. Poi, timidamente, si disse loro che il governo sorto dopo la caduta di Prodi si era retto sui voti determinanti di una micro-formazione del centrodestra guidata dall’allora presidente emerito della Repubblica (Cossiga). E per completezza si aggiunse che qualche anno prima il partito che aveva espresso il nuovo premier (D’Alema) aveva votato l’impeachment dello stesso Cossiga per attentato alla Costituzione. Qui gli ospiti cominciarono a dondolare incerti sulla sedia. Il colpo di grazia venne qualche minuto dopo quando si trattò di istruirli sulla tecnica della legge elettorale. Lo “scorporo” si rivelò letale e motivò uno sbandamento che rese problematica la collaborazione e l’indirizzo di una strategia vincente. Infatti, per la cronaca, perdemmo (non a causa loro s’intende, ma per colpe interamente nostrane). Ora, stamane leggo sul Corriere della Sera che Mr. Messina, a proposito della riforma di un terzo della nostra Costituzione, avrebbe pensato di attrezzare i sostenitori del Sì di una sorta di kit con materiale informativo e slogan chiave del tipo “tagliamo le poltrone” e “risparmiamo sulle spese della politica” (“We cut the armachairs” and “We save about the expense of the policy”). Quando si dice il talento! Allora, letta questa notizia, a me sono venuti due pensieri. Uno giocoso e uno no. Ve li dico e chiudo. Quello scherzoso (non so bene il perché) è immaginare a parti invertite quella scena capolavoro con Nando Mericoni che al campo di concentramento tedesco si spaccia per “ammericano” e parla in una specie di microfono fabbricato da un prigioniero che ha assemblato due barattoli e uno spago. Avete presente vero? Sordi (jeans e maglietta bianca aderente) assume la posa da bullo “ammericano” e sproloquia “Aloò…auanagan…ok America…tu me senti?...”. Una roba così. Ora, (ripeto, non so il motivo) ma mi si è materializzata l’immagine di Mr. Messina che spiega a noialtri “Ok boys and girl? You avete the kit e you spieg che We cut the poltrons! Ok, yes?”. E invece forse lo so perché mi è venuta in mente una sciocchezza simile. E’ per la ragione seria. Perché c’è anche una ragione seria (poi, l’ho detto e lo ripeto, sul merito del referendum tornerò a breve). E la ragione è questa. Vi giuro, senza retorica, ma quella Carta sappiamo quanto è costata a chi l’ha scritta. Era un’altra era geologica, certo. Ma forse donne e uomini così radicalmente distanti nella loro concezione del mondo e della politica seppero trovare le ragioni della sintesi perché alle spalle avevano il prezzo di una lotta costata quel che era costata. E anche per questo ogni singola parola e articolo di quella Costituzione si caricavano assieme della speranza e del dramma. La prima guardava avanti, l’altro ammoniva sul passato. E allora, a cinque mesi o poco più dal referendum, pensatela come volete. C’è chi tra voi che frequentate questo spazio voterà Sì e altri voteranno No. Ma comunque la pensiate (se posso farvela una richiesta) quando sentirete qualcuno alzarsi e dire che finalmente tutto cambia perché “tagliamo le poltrone e i costi della politica”, pensateci un attimo a cosa ha voluto dire ricostruire le regole di un confronto civile che non riducesse ogni cosa, anche la più seria, a una banalissima arte della propaganda. E se potete, poggiate il kit e ragionate con la testa. Solo questo. Buona giornata.