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 2016  aprile 24 Domenica calendario

«POCHI SOLDI E FANTASIA, COSÌ QUARANT’ANNI FA GIRAMMO TAXI DRIVER»

Siccome è un compleanno importante, anche i festeggiamenti sono di riguardo. Taxi Driver, il film di Martin Scorsese uscito nel 1976, è stato celebrato con una serie di eventi, da un lunghissimo speciale sull’Hollywood Reporter fino all’incontro che si è tenuto giovedì al Tribeca Film Festival: una serata al Beacon Theater di New York che ha visto riuniti sullo stesso palco, oltre al regista, Robert De Niro, Jodie Foster, Harvey Keitel e Cybill Shepherd.
Tutti invecchiati, certamente, ma non per questo meno brillanti, i protagonisti hanno raccontato aneddoti e si sono scambiati ricordi di quella che rimane un’esperienza unica, fatta in una New York pericolosa e sull’orlo della bancarotta, ben diversa dalla metropoli per miliardari che è oggi. Realizzato con il budget risicatissimo di un milione e mezzo di dollari, oltre che per il successo commerciale e di critica, per le quattro candidature all’Oscar e per la Palma d’Oro a Cannes, Taxi Driver è diventato di culto anche per le condizioni in cui fu realizzato.
A cominciare dalla sceneggiatura dell’esordiente Paul Schrader, comprata per 1.000 dollari dal produttore Michael Phillips sotto suggerimento di Brian De Palma e poi girata a Scorsese. «Non avevamo né tempo né soldi per poterci permettere generatori e illuminare a dovere il set: quella nel film è la luce di New York», ha raccontato il regista. E quello che si vede è un vero taxi. Robert De Niro, reduce dall’Oscar per Il Padrino 2, ha raccontato di essersi preparato così per la parte del reduce Travis Bickle: «Stavo facendo Novecento con Bertolucci, io e Marty ci siamo incontrati a Cannes e abbiamo letto insieme la sceneggiatura. In Italia ho lavorato sull’accento con alcuni militari della base Nato di Aviano, poi, finito Novecento, sono volato a New York e prima di cominciare a girare mi sono messo a guidare sul serio un taxi per dieci giorni».
Jodie Foster, all’epoca tredicenne, per interpretare la prostituta Iris dovette ottenere un permesso speciale dai servizi sociali di Los Angeles: le scene più esplicite Scorsese decise di farle fare alla sorella diciottenne, Connie Foster. «Fu divertente, ricordo che io e Bob passammo molto tempo insieme, ma lui era strano perché non usciva mai dal ruolo. La cosa peggiore furono gli abiti: li detestavo, i pantaloncini corti e il cappello mi facevano sentire a disagio. Il primo giorno sul set piansi». Harvey Keitel, per interpretare Sport, trascorse due settimane con un vero protettore, a imparare il mestiere.
L’aneddoto più divertente riguarda il famoso «Are you talking to me?» che pronuncia De Niro davanti allo specchio: tutto improvvisato. «La sceneggiatura parlava solo di Travis allo specchio che gioca con la pistola, senza specificare le parole esatte. Era l’ultimo giorno di riprese, in un palazzo tra Columbus Avenue e l’89ª Strada che stava per essere abbattuto. Il tempo era poco, mi sono messo allo specchio e ho improvvisato».
L’unica cosa finta è il taglio alla moicana: «Dopo Taxi Driver dovevo girare Gli ultimi fuochi e non potevo tagliarmi i capelli: insieme al make-up artist Dick Smith decidemmo di provare una protesi: direi che ha funzionato». Importante quanto le immagini, anche la colonna sonora di Bernard Herrmann avrà la sua celebrazione: verrà ristampata in vinile in un’edizione speciale con le note scritte da Scorsese.
Simona Siri, La Stampa 24/4/2016