Franco Giubilei, La Stampa 24/4/2016, 24 aprile 2016
MANICOMI, VILLE E PARCHI DISMESSI, QUEI TOUR NEI LUOGHI DELL’ABBANDONO
I luoghi abbandonati sprigionano il fascino un po’ lugubre della loro vita passata, racchiusa fra mura cadenti e cancelli arrugginiti, con tutto il carico di mistero e sofferenza che li avvolge. Come l’ex ospedale psichiatrico infantile di Aguscello, alle porte di Ferrara, o come Villa Magnoni, a pochi chilometri da qui, la cui leggenda nera parla di una serie di morti e della fantastica apparizione di una vecchia alla finestra della casa, disabitata ormai da molti anni.
Per visitare posti come questi si muove ogni weekend una piccola folla di appassionati, ognuno munito della sua macchina fotografica allo scopo di catturarne le suggestioni, magari facendo volare la fantasia. A organizzare le escursioni è l’associazione culturale I luoghi dell’abbandono, 66mila «mi piace» sull’omonima pagina Facebook, 100mila visualizzazioni alla settimane e già 250 gite all’attivo nel nord Italia: una settimana fa erano a Modena, in quel che resta dello stabilimento De Tomaso e alle ex Fonderie, ieri sono stati nel ferrarese, e sabato prossimo porteranno 200 persone a Greenland, un parco divertimenti in rovina a Limbiate, in Brianza. L’associazione, con la sua attività, rappresenta la parte emersa e legale di un fenomeno in crescita che ha anche una componente clandestina nei gruppi «urbex», da urban exploration, cioè esploratori di luoghi abbandonati che vi entrano di nascosto e senza autorizzazioni, forzando i lucchetti o le sbarre quando serve. «Noi invece abbiamo tre regole che facciamo rispettare a chi viene con noi – spiega Devis Vezzaro, fotografo 40enne, responsabile dell’associazione -: non portare via niente, non fare danni e non creare problemi al gruppo. I minorenni non possono partecipare, mentre i soci sono coperti da assicurazione. Dove riusciamo ci facciamo dare un’autorizzazione dai proprietari, altrimenti entriamo solo dove è possibile farlo senza forzare». Per penetrare nell’ex manicomio per bambini di Aguscello, deserto dall’inizio degli anni ‘70 e meta anche di appassionati dell’occulto, basta spingere il cancello, percorrere una trentina di metri a piedi fra l’erba alta e arrampicarsi da una finestra, perché la porta principale è murata. Stavolta sono venuti una decina di escursionisti: «Ho sempre avuto una vera passione per i posti abbandonati e dismessi – dice Arcadio Novella, impiegato di Valdagno, nel vicentino –. Se riesci a sentire che cosa succedeva qui dentro, che cosa provavano i bambini chiusi che guardavano fuori, oltre le inferriate, senti anche un brivido. A volte invece, come quando abbiamo visitato il villino Cerata del Palladio, ti viene la rabbia nel vedere come sono lasciate andare le cose belle che sarebbero una ricchezza per l’Italia».
L’istituto psichiatrico era composto di tre edifici, ora ricoperti d’edera: nel secondo, la cappella per le funzioni religiose reca tracce di vecchie scritte in latino (l’ospedale era gestito dalle suore, ndr) e di graffiti recenti di pseudo-satanisti coi loro 666 vergati a spray. Nella stanza vicina, due giostrine metalliche ricordano tristemente i momenti di gioco dei bambini, mentre il terzo edificio, con la cameretta delle punizioni per i piccoli pazienti fuori controllo, riportano tutto l’orrore dei vecchi manicomi. «Venire in posti come questo permette di scoprire qualcosa, legato alla storia macabra di bambini che venivano maltrattati», aggiunge Roberto Zanuso, infermiere di Legnago. Denis Vezzaro ci tiene a precisare che la sua associazione si tiene distante da spiritisti e ghost-hunters, i cacciatori di fantasmi: «La gente che ci segue lo fa per riscoprire luoghi con una loro bellezza. D’altra parte, noi segnaliamo alle forze dell’ordine le situazioni di degrado in cui ci imbattiamo: è capitato di trovare bici rubate, siringhe o tracce di bivacchi». Intanto la passione cresce e l’associazione fa il pieno di visite: «Abbiamo escursioni programmate fino a giugno, normalmente organizziamo pullman da 30-40 persone. Sabato prossimo, a Greenland, saranno molti di più: per la maggior parte, gente che frequentava il parco divertimenti da bambini, quando era in funzione, e che ora vuole vedere come è diventato».
Franco Giubilei, La Stampa 24/4/2016