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 2016  aprile 24 Domenica calendario

LE ELEZIONI DIETRO I “NO” TEDESCHI SULLE BANCHE

La Germania, spalleggiata dall’Olanda, pone come condizione per accettare la terza fase dell’Unione bancaria, cioè la creazione di un meccanismo di garanzia dei depositi, che gli altri governi concordino una riduzione del rischio rappresentato dalla presenza di titoli di Stato nei portafogli delle banche. La tesi tedesca è che una condivisione dei rischi, come quella implicita nel meccanismo Ue di garanzia sui depositi, è possibile solo con una corrispondente riduzione dei rischi presenti nel sistema bancario europeo. La norma penalizzerebbe soprattutto l’Italia, le cui banche posseggono titoli di Stato in misura doppia rispetto alla media Ue. La questione è stata dibattuta dai ministri delle finanze ad Amsterdam. E la tesi tedesca ha raccolto scarsi sostegni. La maggioranza dei governi, come peraltro la Commissione, il Parlamento europeo e la stessa Bce, ritengono che il problema dei titoli di Stato in possesso delle banche non debba essere risolto in seno alla Ue ma vada affrontato a livello globale nella discussione in corso a Basilea presso la Bri.
Un successo dell’Italia? Sicuramente. Una sconfitta per la Germania? Mica tanto. Non è un caso che ad Amsterdam il Finanzminister tedesco, Schaeuble, fosse assente proprio al momento di una discussione che pure avrebbe dovuto stargli tanto a cuore.
La verità è che il principale obiettivo del governo di Berlino è evitare a tutti i costi di sottoscrivere il meccanismo di garanzia sui depositi bancari prima delle elezioni politiche dell’anno prossimo. «Quello che Schaeuble non può permettersi è che, in piena campagna elettorale, i giornali tedeschi scrivano che il governo ha accettato di usare i soldi dei contribuenti per coprire i rischi delle banche italiane o spagnole», dice un altissimo funzionario che ha partecipato alla discussione. Se la questione dei titoli di Stato in mano alle banche dovesse prendere tempi lunghi, come quelli previsti dalla discussione in corso a Basilea, la Germania avrebbe un buon motivo per mantenere il proprio veto sul terzo pilastro dell’Unione bancaria rinviando ogni decisione a dopo le elezioni tedesche. Il vero problema, dunque, sarebbe quello di costringere Berlino a rimuovere la connessione tra il meccanismo di garanzia sui depositi e la riduzione dei titoli di Stato in mano alle banche, e a rispettare la road map concordata per la messa in opera della terza fase dell’Unione monetaria accelerandone i tempi. Ma quello è un obiettivo a cui un po’ tutti, sollevati dallo scampato pericolo per l’agguato tedesco sulle banche, sembrano aver definitivamente rinunciato.
ANDREA BONANNI, la Repubblica 24/4/2016