OMERO CIAI, la Repubblica 24/4/2016, 24 aprile 2016
“MANDATECI IDEE” ECCO LA PRIMA CARTA SCRITTA CON IL WEB
Città del Messico, che entro l’inizio del 2017 cambierà status trasformandosi da Distretto Federale in un vero e proprio “Stato”, il numero 32 all’interno della repubblica messicana, ha lanciato il primo grande esperimento di democrazia digitale. Nel passaggio istituzionale è prevista, oltre alla creazione di un Parlamento locale, anche la stesura di una nuova Costituzione, e l’idea del suo sindaco è stata quella di chiedere aiuto agli oltre 9 milioni di residenti per redigerla attraverso i social media. Un crowdsourcing senza precedenti, non solo in Messico, con il quale — sostiene il primo cittadino Miguel Angel Mancera — si vuole realizzare «un progetto di Costituzione con un carattere democratico, progressista, civico e plurale». Attraverso la piattaforma Change.org, i residenti potranno presentare le loro petizioni da inserire nella nuova Costituzione. Per essere ascoltati basteranno 5mila firme, mentre con 10mila firme si avrà anche diritto a essere ricevuti dalla nuova Assemblea costituente. Alla fine l’ultima parola spetterà comunque all’Assemblea che non avrà l’obbligo di prendere in considerazione tutte le proposto dei cittadini ma è evidente che questa grande consultazione pubblica sarà un importante banco di prova di democrazia diretta.
Dietro la proposta di partecipazione digitale di Mancera, un sindaco di sinistra — appartiene al Prd di Lopez Obrador — eletto nel 2012 con il 60% dei voti, c’è un braccio di ferro con il potere centrale e con il presidente Enrique Peña Nieto. Per conservare un controllo sulla nuova Costituzione di Città del Messico, capitale da sempre in mano alla sinistra, il Congresso messicano ha deciso che solo il 60% dei delegati all’Assemblea costituente sarebbe stato eletto con voto popolare. Il resto verrà designato in proporzione dal presidente Peña Nieto, dal Congresso e dallo stesso sindaco Mancera. Oltre a Change.org, che nelle prime tre settimane dell’esperimento ha già raccolto oltre 200 petizioni cittadine firmate da più di 10mila persone, per tutti i residenti che non hanno accesso a Internet sono state create 300 postazioni digitali in tutta la città. L’upgrade della megalopoli ne aumenterà il potere all’interno della politica messicana e per questo ci sono alcune limitazioni alla nascita del nuovo Stato. Il capo del governo locale avrà poteri da governatore, e diritti come l’aborto o le nozze gay non potranno essere più contestati dal resto del Paese. Ma, a differenza di altri Stati, Città del Messico non avrà competenze proprie in materia di sanità e istruzione.
OMERO CIAI, la Repubblica 24/4/2016