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 2016  aprile 24 Domenica calendario

BARRIERE INADATTE ALLA PIOGGIA E ALLARMI SCATTATI IN RITARDO SETTE GIORNI DI ERRORI A CATENA

GENOVA.
L’ultimo disastro l’ha fatto la pioggia, che ha strappato le panne assorbenti facendo scivolare in avanti l’onda nera del petrolio. Ma il non aver saputo gestire un’emergenza ampiamente prevista è solo l’ultimo di una serie di episodi contraddistinti da disattenzioni, sottovalutazioni e polemiche. L’oleodotto spezzato a una manciata di chilometri dal mare di Genova è la fotografia di un sistema che non sembra più essere in grado di far fronte alle emergenze. Nonostante l’impegno di centinaia di persone, in servizio notte e giorno, pronte ad aggredire l’onda nera che si è riversata nei torrenti e in mare e ora punta nuovamente verso le spiagge. Alla fine, ancora una volta, perderanno l’ambiente, ancora ferito dal petrolio, e il lavoro, con 240 dipendenti della raffineria Iplom di Busalla che andranno in cassa integrazione. Una sconfitta per tutti che ha preso forma paradossalmente nel giorno in cui l’Italia era chiamata e esprimersi sul referendum per fermare le trivelle in mare, domenica 17 aprile.
LA ROTTURA DELLA CONDOTTA
Sono passate da poco le 19, i seggi sono ancora aperti e il quorum è un miraggio. È in quel momento che i tecnici della raffineria incaricati di controllare il percorso del greggio che dalla petroliera maltese Sea Dance, ferma al porto petroli di Multedo, sta risalendo verso l’impianto, verificano un calo di pressione. Sono già gli istanti successivi alla rottura del tubo sotterraneo, largo 40 centimetri. L’onda nera zampilla subito nel Rio Pianego, un subaffluente del Rio Fegino che a sua volta finisce nel torrente Polcevera che termina la sua corsa in mare, nel cuore del porto di Genova, fra i container del gruppo Messina e l’acciaio dell’Ilva.
I SOCCORSI
Ci vorranno due ore prima che sul posto arrivino i soccorsi, vigili del fuoco, 118, vigili urbani, carabinieri, Capitaneria e i tecnici della Iplom che da quell’istante continueranno a riversare tutte le loro energie nell’operazione di bonifica. Per arginare il fiume nero ci sono le panne di contenimento, che vengono subito montate nei torrenti, e le cisterne che assorbono la sostanza oleosa. Nessuno ha mai pensato di dar seguito al progetto presentato proprio a Genova quattro anni fa dall’Iit: una spugna intelligente, mossa da sensori magnetici, che assorbe solo il petrolio e non l’acqua.
LE ACCUSE
Il primo a sottolineare l’assurdità di un simile incidente, in una situazione per nulla estrema, è il pm Alberto Landolfi. «È inaccettabile che una conduttura che trasporta petrolio nei pressi di un fiume si rompa. Non dovrebbe rompersi nemmeno in caso di eventi naturali disastrosi» dice. E il comandante della Capitaneria, l’ammiraglio Giovanni Pettorino, “diffida” l’azienda invitandola a rimuovere subito l’inquinamento. La macchina dei soccorsi è in moto fin dalla sera precedente, ma l’onda nera non aspetta e già martedì mattina arriva in mare, fermandosi però all’interno della diga del porto. Una corsa lunga chilometri, che invade torrenti e mare e mette in allarme decine di migliaia di persone. Gli abitanti, furiosi, sfogano la loro rabbia sui social network. «Non possiamo essere lasciati soli, abbiamo mal di testa da domenica sera, qui nessuno esce più di casa» dicono. Anche il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti denuncia i ritardi nei soccorsi. «Le attività sul Polcevera non stanno avvenendo con la velocità necessaria — dice — occorre una cabina di regia molto più efficace di quella che abbiamo visto nelle ultime ore».
L’ALLERTA METEO
Il peggioramento delle condizioni meteo mette tutti quanti in allarme perché si sa che le panne potrebbero non reggere la forza dell’acqua. Il problema è noto, ma le contromisure non sono adeguate. L’acqua arriva, infatti, ma non è un’alluvione, nemmeno un temporale, è una pioggia primaverile che però sortisce comunque il suo effetto nefasto, strappa le panne assorbenti alla foce del Polcevera. Sul posto arrivano intanto altri mezzi di soccorso, attivi anche sulle coste, già toccate dall’onda nera. Ma la partenza è a handicap: il camion che arriva a Pegli per pulire il litorale si insabbia e deve attendere l’arrivo di una jeep per essere trainato e liberato. «La predisposizione delle barriere probabilmente non è stata veloce come avrebbe dovuto essere — dice il sindaco Marco Doria — Iplom prosegua il lavoro di messa in sicurezza». Lo farà, ma intanto la raffineria, già colpita da un incendio nel 2008, quando le fiamme arrivarono all’autostrada Genova-Milano che corre a fianco dell’impianto, fermerà la sua produzione domani.
MASSIMO MINELLA, la Repubblica 24/4/2016