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 2016  aprile 24 Domenica calendario

DALL’ALGORITMO AI MESSAGGI: COME (CI) CAMBIA FACEBOOK

Facebook non è un social network e Mark Zuckeberg non è un imprenditore. Il 32enne fondatore di Menlo Park non ha remore a contrapporre «ponti fra le persone» ai muri anti-immigrazione proposti dal candidato alla corsa repubblicana alla Casa Bianca Donald Trump, o ad affrontare muso contro muso i governi di India o Cina, che rallentano la sua corsa a perdifiato. Dalla sua ha non (solo) un social network ma una nazione da poco meno di 1,6 miliardi abitanti all’interno della quale ogni modifica è destinata ad avere un impatto rilevante.

1 La priorità dei contenuti
Il cuore pulsante di Facebook è l’algoritmo che ordina il flusso del News Feed (leggi il nostro approfondimento). Cosa vediamo e con quale frequenza non è mai un caso. E non sempre è specchio della realtà. Da qualche giorno la priorità viene data ai contenuti su cui ci soffermiamo più tempo. Sia interni alla piattaforma, come gli Instant Articles, sia esterni. Così facendo Zuckerberg intensifica la relazione con gli editori di notizie, legati — volenti o nolenti — a doppia mandata alla fonte di una fetta sempre più consistente del loro traffico e adesso invitati a non puntare sui titoli «acchiappa clic» che non corrispondono ad articoli poi effettivamente capaci di tenere l’utente inchiodato allo schermo. L’intenzione è di premiare la qualità, e non la lunghezza fine a se stessa.

2 la vita in diretta
I video in diretta sono l’altra grande rivoluzione delle ultime settimane. Disponibili dalla scorsa estate per celebrità e giornalisti, sono stati da poco messi a disposizione di chiunque abbia uno smartphone. Con tutto ciò che ne consegue in termini di rischi: l’applicazione analoga Periscope è stata recentemente sfruttata per riprendere due stupri. Troppo potere al popolo (già) in preda dal delirio da condivisione? Soprattutto considerando che il tempo reale impone una reazione immediata. Sarà il tempo a rispondere. Sicuramente si tratta di un buono strumento per dare uno spaccato fedele di ciò che accade: i video saranno consultabili anche per temi e posizione geografica.

3 La sfida di Messenger
Il braccio armato per l’immediato futuro è l’app Messenger. Se su WhatsApp continueremo ad abbuffarci di notifiche e chiacchiere, Messenger proverà a semplificarci la vita. Zuckerberg ha mostrato alla conferenza degli sviluppatori i (suoi) primi esperimenti di interazione con i bot. Anche grazie all’intelligenza artificiale di M, il rivale di Menlo Park dei vari Siri e Cortana, arriverà il momento in cui potremo ricevere aggiornamenti su notizie, prodotti e servizi che ci interessano e procedere con acquisti e scambi in linguaggio naturale. Per ora ci si può cimentare con il rudimentale meteo di Poncho o con le notizie della Cnn. A proposito di app, agli sviluppatori è stato messo in mano uno strumento per consentire il login con mail e numero di telefono. Facebook vuole diventare anche la nostra password.

4 Informazioni personali
Sembra effettivamente oro tutto quello che luccica dalle parti di Menlo Park, capace negli ultimi tre mesi del 2015 di registrare entrate per 5,8 miliardi di dollari. Ma ad agitare il sonno di Zuck qualcosina c’è: da una parte comScore ha dato rassicurazioni sull’affezione dei 18-34enni, presenti su Facebook per un tempo 2,5 volte più consistente rispetto a quello riservato alle altre piattaforme (in primis la temuta Snapchat). Dall’altra, però, gli iscritti sembrano sempre più reticenti a pubblicare informazioni personali: quelle che rendono lo strumento unico nel suo genere e aiutano a profilare l’utenza a beneficio degli investitori pubblicitari. Ben venga un flusso ricco di informazioni di qualità (vedi il punto uno), ma il social network non vuole perdere il suo ruolo di buco della serratura 2.0.

5 Le mosse politiche
C’è molto di più dei nostri tag su Facebook, delle notifiche di WhatsApp o dei filtri alle foto di Instagram. Zuckerberg, sia in jeans e maglietta sui palchi di mezzo mondo o sorridente sulla copertina del Time con la moglie Priscilla Chan, ne è consapevole. Ha già pianificato i prossimi 10 anni a colpi di connettività globale e realtà virtuale e sfrutta la sua immagine personale per porre l’accento sui temi che gli stanno a cuore. Lo sta facendo con la figlia Max, grazie alla quale ha preso posizione a favore dei vaccini o della parità di genere. Lo ha fatto con la fondazione Fwd.us a proposito della necessità di favorire l’immigrazione. E continuerà a farlo con quell’aria solo apparentemente ingenua, un po’ nervosa e scanzonata. Ancor prima di Facebook, Zuckerberg è un ago della bilancia. E lo sa.