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 2016  aprile 24 Domenica calendario

IL CAMILLIANO FUGGITO CON LA VOLONTARIA: «NOI CI AMIAMO MA NON HO RUBATO»

La storia di un religioso che lascia l’abito dei Camilliani per fuggire con la volontaria e la cassa dell’Ordine non può non accendere stuzzicanti pettegolezzi nella terra di Brancati, fra le strade barocche di Acireale e i bar dove non si parla d’altro. Anche perché al centro della vicenda, con 28 mila euro probabilmente sottratti al sostegno di un ospedale africano in Benin, ci sono il rettore della «Casa Sollievo» che offre pasti e vestiario a poveri e migranti, l’ormai ex «fratel» Vincenzo Duca, 45 anni, e «la sua bella», come si sente sussurrare in piazza Duomo ammiccando sul cognome della volontaria innamorata, Gabriella Bella, 35 anni, bionda, occhi azzurri. L’impietosa ironia di una città scossa dallo scandalo come fosse una esplosione dell’Etna rischia di annullare le motivazioni scritte ai superiori nelle lettere di fratel Vincenzo, fino a due mesi fa economo provinciale dell’Ordine. Motivazioni che avrebbe voluto tenere riservate, come il nome della «bella». Anche perché, come giornali e tv locali hanno ieri rivelato, si tratta della nipote dell’ex presidente della Regione Rino Nicolosi. «Una famiglia ingiustamente trascinata nel fango delle dicerie», tuona Vincenzo Duca, passando al contrattacco e negando l’accusa della ruberia, sostenuta dai Camilliani e dal loro avvocato Giampiero Torrisi, estensore della denuncia alla Procura di Catania. No, giura di non avere infranto il settimo comandamento: «Non ho rubato un centesimo, può esserci stato un equivoco e bastava chiarirlo, in attesa del mio definitivo sganciamento dall’Ordine. Invece l’infondato sospetto di avere utilizzato i fondi a scopi privati è la leva per trasformare una storia d’amore in una vergogna. Per sporcare un rapporto limpido. Come ho voluto fare senza accettare l’idea di trasformare la mia convivente in amante. No, noi ci amiamo, decisi a sposarci». Non s’addentra su questo terreno il vescovo di Acireale Antonino Raspanti, le vetrate del suo ufficio sulla piazza delle chiacchiere: «Sono molto amareggiato. Posso anche comprendere le fragilità umane, non un gesto un po’ nascosto, come mi dicono i fratelli parlando di questo appropriarsi. E non è per niente bello». Ma anche su questo il «fuggitivo» è pronto a difendersi in tribunale.