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 2016  aprile 24 Domenica calendario

BERLUSCONI BLINDA BERTOLASO: AVANTI DA SOLI

ROMA La giornata infinita si conclude dove tutto era cominciato il 12 febbraio. Allora furono i tre leader del centrodestra — Berlusconi, Salvini a Meloni — a proporre la candidatura a Guido Bertolaso. Oggi, a sostenerlo resta solo Forza Italia. Perché Silvio Berlusconi, dopo una giornata di contatti fittissimi e mille indecisioni e cambi di rotta, gli ha confermato il suo appoggio. Definitivamente, sembra.
«Ribadiamo la nostra convinta scelta e il nostro deciso sostegno a Bertolaso, pur dispiaciuti che a Roma non si sia potuta realizzare l’unità del centrodestra», così recita la nota vergata da Berlusconi in serata nella quale rivendica che «noi abbiamo fatto del mantenimento della parola data la regola del nostro impegno politico» e spiega come «non possiamo accettare che gli accordi pubblicamente assunti vengano disattesi, men che meno per calcoli egoistici di partito». L’accusa è a Salvini e alla Meloni, che agli occhi di Berlusconi hanno avuto il torto imperdonabile non solo di aver «tradito» Bertolaso, ma di aver messo in discussione la sua leadership. Non c’è invece accenno all’ipotesi che pure è stata in campo di un ritiro di Bertolaso in favore di Alfio Marchini. Berlusconi ha avuto contatti diretti con l’imprenditore romano, che venerdì sera sembrava aver ottenuto il via libera grazie alla disponibilità di Bertolaso — ribadita ieri pomeriggio al Cavaliere — a farsi da parte «solo se sarà lui il prescelto, ma mai per la Meloni, non farò il suo city manager». Ma nonostante la tentazione, il Cavaliere ha desistito: la scelta avrebbe significato l’esplosione del centrodestra e di FI.

Anche ieri, infatti, al telefono e nel pranzo a palazzo Grazioli al quale hanno partecipato Letta, Tajani, Rossi, Bergamini, poi lo stesso Bertolaso, si sono palesate le profonde spaccature di linea nel partito. Da una parte chi, Tajani ma anche Fiori, la Rossi, la Pascale respingevano il «ricatto» di Meloni e Salvini (contrari i due leader peraltro a una lista unica del centrodestra da presentare a Roma); dall’altra Toti — che ha tenuto i contatti fra i tre leader e ha tentato l’ultima mediazione in mattinata affinché si scegliesse la Meloni —, i coordinatori del Veneto e del Piemonte, Romani, i big capitolini Fazzone e Giro, Gasparri e Matteoli, Vito, che auspicavano l’unità della coalizione.

Raccontano che alla fine anche Confalonieri, Ghedini e Letta abbiano sconsigliato la rottura con gli alleati: «Silvio — avrebbe detto quest’ultimo —, tu sai quanto io stimi Marchini e Bertolaso, ma se salta la coalizione ti fai male...».

Berlusconi ha ascoltato tutti, ma alla fine ha giudicato «insostenibile» accodarsi a Salvini e Meloni. Meglio rischiare un bagno elettorale che «perdere la faccia». Fa spallucce il leader della Lega: «Per me la questione è chiusa. Ripercussioni sul piano nazionale? No». Va avanti la Meloni: «Berlusconi? Non lo capisco...». Prende atto Marchini: «Oggi anche formalmente il centrodestra è morto. È un’ottima notizia. Bisogna andare oltre i vecchi schemi». Rinfrancato Bertolaso e «ancora più determinato a risollevare Roma».