Fabrizio Goria, Corriere Economia 25/4/2016, 25 aprile 2016
TASSI C’È UN FEUDO ITALIANO NEL CUORE DELLA FEDERAL RESERVE
C’è un palazzo a New York che parla, molto, italiano. Lo fa sia nello stile, ispirato ai fiorentini Palazzo Vecchio e Palazzo Strozzi, sia nei suoi inquilini. La truppa degli economisti italiani alla Federal Reserve di New York, situata al 33 di Liberty Street, è infatti cospicua. L’ultimo esempio del loro lavoro si è avuto il 15 aprile scorso, quando la Fed di New York ha comunicato all’universo economico-finanziario americano la nascita del nuovo modello di previsioni macroeconomiche in tempo reale (nowcasting, vedi box, ndr), grazie al lavoro di Andrea Tambalotti, Domenico Giannone, Argia Sbordone e Daniele Caratelli.
Percorsi
Giovani, tecnici, stimati e numerosi. Nel cuore di Manhattan, a due minuti a piedi dallo Zuccotti Park di #OccupyWallStreet e a cinque dalla metro analoga, c’è un palazzo rinascimentale che cozza contro i grattacieli. È quello dove lo scranno più importante è occupato da William Dudley, presidente del distretto più significativo della Federal Reserve. Ma è anche quello dove gli italiani contano. Come Andrea Tambalotti, Assistant vice president e capo dell’unità Studi macroeconomici e monetari della Fed, con ufficio al terzo piano del 33 di Liberty Street. Laurea e master in Economia in Bocconi, ulteriore specializzazione e PhD a Princeton, Tambalotti è dal 2003 nell’organico della Fed di New York. Il cuore della sua ricerca? È uno degli economisti che utilizza i modelli Dynamic stochastic general equilibrium (Dsge), che permettono di spiegare fenomeni macroeconomici partendo dai dati microeconomici.
Il più senior di tutti è Paolo Pesenti, dell’unità International research. Nato a Bergamo (ma come tanti colleghi ha anche la cittadinanza statunitense), si è prima laureato alla Bocconi, nel celebre corso di Discipline economiche e sociali (Des), nel 1986. Poi ha deciso di virare verso gli Stati Uniti, direzione Connecticut, dove a Yale ha preso sia master sia ha discusso il dottorato, sempre in Economia, nel 1991. Prima di entrare nella Fed ha insegnato a Princeton, New York e Columbia University. Membro del comitato editoriale del «Journal of international economics», è anche ricercatore del National bureau of economic research (Nber), cioè la massima organizzazione statunitense in materia di ricerca economica.
Non ci sono però solo macroeconomisti puri, fra gli italiani della Fed della Grande Mela. Giorgio Topa, per esempio, è uno dei vice president, facente funzione nell’unità di studi microeconomici. Dopo una laurea a Venezia, anche lui vola negli Usa, direzione Chicago, dove nel dicembre del 1996 aggiunge sul curriculum due importanti tacche: master e dottorato in Economia. Sette anni alla New York University e nel 2003 entra nella Federal Reserve a Liberty Street. Scalerà velocemente i gradini della scala gerarchica, da economista a vice presidente. E forse qualche lettore italiano si ricorderà di lui, dato che dal 2006 al 2011 è stato tra gli animatori del blog NoiseFromAmeriKa.
Anche Stefano Eusepi è nella stessa unità di Topa, ma con un differente ambito di ricerca. Dopo la laurea alla Cattolica di Milano, nel 1997, Eusepi si è specializzato a York, nel Regno Unito, ma ha discusso il dottorato in Economia a Tor Vergata nel 2003 e quello di Matematica a Warwick, sempre in Gran Bretagna, nel 2004. Poi, nello stesso anno, la Fed di New York. Eusepi analizza, tra gli altri, il ruolo degli agenti economici — e del loro grado di informazione — nella determinazione dell’efficacia della politica monetaria.
Aspettative
Come Eusepi, c’è anche un altro economista italiano che usa modelli Dsge, cioè Marco Del Negro, della stessa unità di Tambalotti. Laurea in Bocconi (anche lui al Des) nel 1992, dottorato a Bologna nel 1996, PhD a Yale nel 1998, è entrato alla Fed di New York nel 2007, dopo un periodo alla Fed di Atlanta. Macroeconomista ed esperto di analisi delle aspettative, può contare su pubblicazioni su due tra i più significativi giornali accademici mondiali, l’«American economic review» e il «Journal of monetary economics».
Fuori dagli schemi letti finora troviamo Nicola Cetorelli, Assistant vice president nell’unità di Intermediazione finanziaria. Laureato alla Sapienza (in Economia, ovviamente) nel 1990, discute il suo PhD alla Brown University nel 1996, per poi entrare l’anno successivo alla Fed di Chicago. Nel 2004 il passaggio al distretto di NY. A Wall Street, così come a Washington, DC, sono stati molto apprezzati i suoi studi sullo shadow banking, il sistema bancario ombra composto dagli intermediari finanziari non bancari.
Infine il nuovo acquisto, Giannone, considerato uno dei padri del nowcasting, con un passato alla Banca centrale europea (Bce). Anche grazie a lui, dopo anni di test, il modello di previsione in tempo reale è stato completato. E ora permette a policymaker e investitori di capire che direzione prenderà l’economia statunitense. In tempo reale.