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 2016  aprile 25 Lunedì calendario

ORA SONO I GIORNALISTI EUROPEI A FINIRE NEL MIRINO DI ERDOGAN

«Molti di noi davano per scontato che le norme di lesa maestà, usate dal presidente Erdogan per difendersi dalle critiche in Turchia, non avrebbero potuto essere applicate in Europa. E invece eccoci qui. Il dominio di Erdogan si estende già all’Europa». Le parole dello scrittore Douglas Murray sul lo Spectator riassumono lo sdegno di molti europei dopo la querela per diffamazione presentata dal presidente turco nei confronti del comico tedesco Ian Boehmermann e autorizzata dalla cancelliera tedesca Angela Merkel.
Nulla di nuovo. Da quando è stato eletto capo dello Stato, nell’agosto del 2014, Erdogan ha fatto causa a 1.845 persone in Turchia. Il problema è che ora, dopo la firma dell’accordo con la Ue sui migranti, nel mirino ci sono i giornalisti europei. Sabato notte la reporter olandese di origine turca Ebru Umar è stata tirata giù dal letto dalla polizia a Kusadasi, nell’Ovest della Turchia, per aver insultato Erdogan su Twitter. Ieri è stata rilasciata ma le è stato proibito di lasciare il Paese. Il ministro degli Esteri olandese Bert Koenders ha espresso il suo disappunto all’omologo turco Mevlut Cavusoglu. Il governo olandese è preoccupato. La giornalista aveva scritto un articolo sul caso dell’email inviata il 21 aprile dal consolato turco di Rotterdam a tutte le organizzazioni turche in Olanda in cui si chiedeva di segnalare post e tweet insultanti verso Erdogan o la Turchia apparsi nei Paesi Bassi. Il consolato turco ha parlato di un «malinteso» ma il premier Rutte si è detto «stupito» e ha chiesto spiegazioni.

Non tira aria migliore in Germania. Sabato sera al fotografo greco Giorgos Moutafis, in servizio per la Bild , è stato negato lo scalo ad Istanbul per andare il Libia. Il 19 aprile al direttore della redazione del Cairo della televisione tedesca Ard , Volker Schwenk, è stato negato l’ingresso in Turchia. Merkel ha protestato ma poi si è ugualmente recata nel campo profughi di Gaziantep. Ieri è scoppiata un’altra polemica. Il progetto Aghet dedicato al genocidio armeno dall’Orchestra Sinfonica di Dresda ha infastidito Ankara che ha chiesto alla Commissione europea di ritirare il finanziamento di 200 mila euro. L’agenzia per l’educazione e la cultura della Commissione ha detto che «l’erogazione della somma non è in discussione» ma ha rimosso il link al progetto sul suo sito web e ha chiesto al manager dell’orchestra Markus Rindt di «addolcire il testo» e non menzionare più la parola «genocidio».

Intanto la Germania, sul sito del ministero degli Esteri, consiglia ai turisti che vanno in Turchia di «non fare dichiarazioni politiche pubbliche e a non esprimere simpatie per gruppi terroristici». Ma cosa succederà se il Bundestag a giugno riconoscerà il genocidio armeno?

A irritare Ankara c’è anche la risoluzione del Parlamento europeo del 14 aprile, definita da Erdogan «provocatoria», in cui si contestano le «intimidazioni ai giornalisti», «la presa di possesso illegale di numerosi giornali» e la repressione delle opposizioni.

Che fare? Per ora lo Spectator ha deciso di riderci su e ha indetto un «concorso» per premiare la poesia più offensiva nei confronti di Erdogan. Al vincitore andranno 1.000 sterline. «In gioco — scrive Murray — c’è la nostra libertà».