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 2016  aprile 25 Lunedì calendario

DOMANDE

& RISPOSTE –
Chi non ha aderito alla voluntary disclosure quali sanzioni rischia in caso di controllo da parte dell’amministrazione finanziaria?
Le disponibilità estere, a prescindere che producano redditi di capitale o meno, comportano l’obbligo di compilazione del quadro RW, ai fini del monitoraggio. Ne consegue che l’eventuale omissione è sanzionata in ogni anno in cui la disponibilità non è stata riportata nel modello.
Ai fini reddituali, l’articolo 12 del Dl 78/2009 ha introdotto una presunzione legale relativa, in base alla quale i patrimoni esteri in Stati o territori a regime fiscale privilegiato si considerano costituiti con redditi sottratti a tassazione nel nostro Paese. Le somme rinvenute nei Panama Papers potranno così rappresentare presunti imponibili evasi da assoggettare a tassazione, per i quali sarà il contribuente a dover fornire la prova contraria. Sulle eventuali maggiori imposte determinate, segue l’applicazione ordinaria delle sanzioni previste in materia di imposte dirette.
Fino a quale periodo di imposta l’amministrazione finanziaria può recuperare le somme evase rinvenute nelle cosiddette liste Panama Papers?
Per l’accertamento delle violazioni legate a disponibilità estere, il comma 2 dell’articolo 12 del Dl 78/2009 raddoppia i termini previsti ordinariamente. La conseguenza è che, per la rettifica dei redditi derivanti dagli investimenti in paradisi fiscali, l’Agenzia potrà procedere entro il 31 dicembre dell’ottavo anno successivo a quello di presentazione della dichiarazione o entro il 31
dicembre del decimo in caso di omessa presentazione fino alle dichiarazioni del periodo di imposta 2016. Per i periodi seguenti, infatti, i termini ordinari sono stati modificati rispettivamente entro il 31 dicembre del quinto anno successivo o entro il 31 dicembre del settimo anno in caso di dichirazione omessa o nulla.
Dalle indagini derivanti dalle liste Panama Papers potrebbero derivare conseguenze penali per il contribuente?
Le disponibilità estere emerse potrebbero derivare da somme evase con la potenziale commissione di un reato tributario (omessa dichiarazione, dichiarazione infedele o dichiarazione fraudolenta).
Occorre individuare l’anno di consumazione del reato al fine di verificarne l’eventuale prescrizione, dal momento che per i reati dichiarativi la consumazione del delitto coincide con la presentazione della dichiarazione (ovvero trascorsi 90 giorni dal termine in caso di omessa presentazione). Fino al 17 settembre 2011 i reati tributari si prescrivevano in sei anni (sette e mezzo in presenza di cause interruttive); successivamente a tale data si prescrivono in otto anni (dieci con l’interruzione), fatti salvi quelli di omesso versamento, indebita compensazione e sottrazione fraudolenta che continuano a prescriversi in sei anni.
Per il contribuente che commette un reato tributario risulta poi elevata la possibilità di commettere l’autoriciclaggio, e ciò a maggior ragione dinanzi a patrimoni nascosti all’estero.
L’eventuale adesione alla voluntary disclosure escluderebbe la punibilità sia per alcuni reati tributari, sia per l’autoriciclaggio.
Quali conseguenze potrebbero derivare da eventuali indagini sui soggetti risultanti nelle liste Panama Papers che hanno aderito alla voluntary disclusure?
Nell’ipotesi in cui un soggetto abbia aderito alla procedura di collaborazione volontaria occorrerà innanzitutto verificare se i dati contenuti nell’istanza presentata siano veritieri e corretti rispetto alle informazioni emerse nelle liste Panama Papers. Se vi sarà conformità, il contribuente risulterà aver già sanato la propria posizione.
Nell’ipotesi in cui, invece, tali informazioni dovessero risultare mendaci oppure differenti, gli uffici verosimilmente non riterranno valida la procedura con tutte le implicazioni del caso sotto il profilo sanzionatorio.
a cura di Antonio Iorio, Il Sole 24 Ore 25/4/2016