CARLO BONINI, la Repubblica 25/4/2016, 25 aprile 2016
“I PARTITI INSENSIBILI AGLI ULTIMI: NON CORRO PIÙ” – [L’intervista a Ilaria Cucchi] – ROMA
“I PARTITI INSENSIBILI AGLI ULTIMI: NON CORRO PIÙ” – [L’intervista a Ilaria Cucchi] – ROMA. Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, morto nell’ottobre del 2009 per gli esiti di un pestaggio subito successivamente al suo arresto, non correrà per le elezioni comunali di Roma. Né come candidato sindaco a sorpresa, né come futuro assessore o consigliere comunale. Il primo aprile scorso, in un’intervista all’Espresso, aveva detto: «Pronta a candidarmi a sindaco a patto che i partiti facciano un passo indietro». Tre settimane sono bastate, a quanto pare, a farle cambiare idea. Perché? «Con quell’intervista avevo voluto lanciare una provocazione. Non a caso ponendo una condizione impossibile, che tutti i partiti facessero un passo indietro. Volevo piuttosto richiamare l’attenzione di tutti gli schieramenti in campo su temi che, da sette anni ormai, mi appartengono non solo nella mia dimensione privata, di donna che chiede giustizia per l’abuso di cui è stato vittima suo fratello, ma anche e soprattutto in quella pubblica. Parlo del tema dell’uguaglianza sostanziale di ciascuno di fronte alla legge, dei diritti di cittadinanza, del rapporto tra individuo e Potere». Quindi non ha mai pensato davvero di fare il sindaco? «Ho pensato che dirlo avrebbe aiutato a rianimare una discussione che mi sembrava e mi sembra sia assente dalla campagna elettorale». E invece sa cosa si dice? «Cosa?». Che con quell’intervista lei ha aperto un’asta politica al termine della quale non ha ritenuto congruo quel che le è stato offerto. «Sono abituata. Non è la prima volta che mi si accusa di voler capitalizzare o speculare sul dramma della nostra famiglia. Ma posso assicurare tutti che non c’è stato alcun mercato». È vero o no però che in queste tre settimane ha incontrato i due candidati di sinistra di questa campagna, Roberto Giachetti e Stefano Fassina? «Più volte. A casa mia. Perché vedessero di persona come vivo, dove vivo e di cosa vivo. Con Fassina ho discusso di un possibile impegno politico dopo le elezioni nel caso di vittoria della sinistra. Giachetti mi aveva proposto, da subito, di capeggiare la lista civica collegata alla sua candidatura e dunque un impegno immediato nella campagna elettorale. Ho molto apprezzato e ringraziato entrambi. Così come ho apprezzato le parole che, dopo quell’intervista all’Espresso, hanno avuto per me Virginia Raggi e Giorgia Meloni. Ma, appunto, ho detto privatamente sia a Fassina che a Giachetti quel che ora ho deciso di dire pubblicamente. Non intendevo, né intendo entrare in politica. Piuttosto, ero e sono disposta a mettermi al servizio della politica se e quando qualcuno riterrà utile o centrale impegnarsi sui temi che appartengono alla mia esperienza. Volevo che si tornasse ad accendere una luce su temi che non riguardano solo la memoria di Stefano, ma che ritornano, che riguardano ciascuno. Penso a Regeni, Uva, Aldrovandi. Storie ognuna diversa dall’altra. Ma con un denominatore comune. Vale a dire – e cito quello che il procuratore generale ha detto nella sua requisitoria al processo di Cassazione per la morte di mio fratello – che uno Stato di diritto senza diritto è una banda di predoni. Una cosa che non andrebbe dimenticata mai. A maggior ragione in una campagna elettorale in cui si parla di ripristinare il principio di legalità in una città come Roma». Mettiamola così. Lei si definisce «donna di sinistra», ma se la Raggi o la Meloni dovessero diventare sindaco e le offrissero un impegno a sostegno della prossima maggioranza capitolina, cosa risponderebbe? «Che i temi per cui mi batto dovrebbero essere patrimonio di tutti gli schieramenti. E quindi che la questione sarebbe solo decidere insieme se sia o meno utile che io mi metta al servizio della Politica. Lo dico anche a beneficio delle polemiche di questi giorni sulla giustizia tra il Presidente del Consiglio Renzi e il Presidente dell’Anm Davigo». Cioè? «C’è del vero e del condivisibile nelle parole di entrambi. Ma ho la sgradevole sensazione, ancora una volta, che si discuta solo dei diritti di una parte del Paese. Quelli dei “primi”, non degli “ultimi”. Della classe dirigente, dei reati dei colletti bianchi, dimenticando o ignorando che nelle aule di giustizia del nostro Paese esistono ormai da tempo due processi. Per i cittadini di serie A e per quelli di serie B. Che la ricerca della giustizia è per chi se la può permettere». Vorrà mica candidarsi a premier? Ilaria Cucchi ride: «Tranquillizzo tutti. Oltre a quello dell’ironia, ho un forte senso del limite». CARLO BONINI, la Repubblica 25/4/2016