Notizie tratte da: Robert Graves, Io, Gesù, Longanesi, Milano, pagg. 544, € 22, 24 aprile 2016
LIBRO IN GOCCE NUMERO 87
(Io, Gesù)
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CHRESTÒS, «IL BUONO» –
Falegnami. «... i commentatori si riferiscono a Jeshu-ha-Notzri [ossia Gesù] quando parlano del perverso regno di Edom, giacché quella era la sua nazione... Egli venne crocifisso la vigilia di Pasqua... Egli era vicino al Regno [ossia in linea di successione]. Balaam lo Zoppo [ossia Gesù] aveva trentatré anni quando Pintias il Ladrone [ossia Ponzio Pilato] lo uccise... Si dice che sua madre discendesse da principi e regnanti, ma frequentasse falegnami».
Crestiani. Crestiani è il termine più diffuso con cui si indicano i cristiani, vale a dire i «seguaci dell’Unto del Signore». Crestiani significa «seguaci del Chrestòs, ovvero il Buono», dove buono è inteso nel senso di semplice, integro, comune, salutare, e di conseguenza è un termine meno sospetto alle autorità di «cristiani». Chrestòs può essere usato anche col significato dispregiativo di «sempliciotto», «povero in spirito».
Cretino. «Chrestòs ei» - «Che cretino sei!» - furono all’incirca le parole che Ponzio Pilato rivolse con disprezzo a Gesù la mattina della crocifissione.
Popoli. «Donna, perché un po’ ridi e un po’ piangi in questo modo strano?» chiese Giuseppe a Maria mentre procedevano lungo la strada che porta a Betlemme, prima di arrivare alla grotta dove avrebbe partorito. E lei: «Perché con l’occhio della mente vedo due popoli: quello alla mia sinistra piange e si lamenta, e quello alla mia destra ride ed esulta».
Messia. La parola Messia significa «il Cristo» ovvero «l’Unto», e perciò può riferirsi soltanto a un re unto, ossia consacrato, non a un plebeo, nemmeno se si è distinto per doti spirituali o imprese militari. Lo studioso Zaccaria, cognato di Gioacchino (il padre di Maria), nel suo incompiuto indice analitico delle profezie messianiche aveva distinto cinque diversi Messia, vale a dire il Figlio di David, il Figlio di Giuseppe, il Figlio dell’Uomo, il Sommo Sacerdote e il Servo Umiliato di Jehovah.
Servo. Il Servo Umiliato di Jehovah, le cui pretese di essere il vero Messia erano studiate da un gruppetto pessimistico di farisei, trovava giustificazione nel cinquantatreesimo capitolo di Isaia, e non sarebbe stato un glorioso conquistatore come il Figlio di David o il Figlio di Giuseppe, ma un uomo fallace, inadeguato, disprezzato, il capro espiatorio del popolo, riconosciuto come peccatore, condannato a una morte disonorevole, muto davanti ai suoi accusatori e da questi sospinto nella tomba, eppure, in qualche modo destinato, dopo la morte, a essere ricompensato con il bottino della vittoria.
Tau. Siccome il maestro non sapeva spiegargli il significato profondo della prima lettera dell’alfabeto, la Alef, Gesù fu mandato da un secondo insegnante, che subito lo interrogò. Indispettito dalle sue risposte, il maestro afferrò la verga, e pieno d’ira per l’ultima affermazione di Gesù – gli spiegò il significato dell’ultima lettera, la Tau: «La Tau ha la forma di una croce. La croce vergognosa è la fine alla quale sono destinati gli scolari impudenti che presumono di spaccare un capello in quattro col loro maestro. Gesù, figlio del falegname, attento! Poiché la sua ombra già incombe sul tuo cammino!». Poi calò la verga con tutta la sua forza sul capo di Gesù, e la verga volò in mille pezzi.
Re. «Questi è Gesù il Nazareno, re dei giudei» (l’imputazione che Ponzio Pilato fece scrivere su tavoletta di legno prima della crocifissione)
Giorgio Dell’Arti, Domenicale – Il Sole 24 Ore 24/4/2016