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 2016  aprile 23 Sabato calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - PETROLIO NEL POLCEVERA E POI IN MARE


LASTAMPA.IT
Una diga di contenimento sul torrente Polcevera, creata per contenere il greggio fuoriuscito da una tubatura dell’oleodotto Iplom domenica scorsa, ha ceduto a causa dell’innalzamento del livello del corso d’acqua dovuto alle piogge. Un altro argine è stato aperto dai tecnici per evitare che il livello d’acqua nel torrente si innalzasse ulteriormente. Ora il rischio è che altro greggio possa arrivare in mare.
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«La situazione è complicata, non sappiamo quanto greggio potrà finire in mare. La Capitaneria di porto è riunita per l’emergenza e ha dichiarato lo stato di emergenza locale». Lo ha detto l’assessore comunale alla protezione civile Gianni Crivello dopo il cedimento di una diga creata sul torrente Polcevera per contenere il greggio uscito da una tubatura rotta dell’oleodotto Iplom. Sulla Liguria è stata proclamata l’allerta gialla (la più bassa) per la pioggia, che ora cade abbondante su Genova rispetto ad alcune ore fa.
Genova, lo sversamento del petrolio in mare visto dall’elicottero
Con la proclamazione dello stato di emergenza locale si possono prendere iniziative a difesa delle spiagge che potrebbero essere investite dalle chiazze di idrocarburi. Mobilitati battelli e gommoni per recuperare il greggio finito in mare. Il greggio dopo essere finito sulla spiaggia di Pegli, ieri è comparso anche nel mare di ponente, nel savonese.

MORIA DI UCCELLI E PESCI LA STAMPA.IT
Il greggio fuoriuscito domenica sera dall’oleodotto Iplom a Genova ha causato una moria di pesci e sta mettendo in pericolo molti uccelli che vivevano nei torrenti e in mare. L’allarme arriva dalla responsabile della Lipu di Genova, Daniela Filippi, che solo ieri ha soccorso e salvato 27 germani reali completamente coperti di greggio e incapaci di volare. «Tredici di loro ora stanno bene, gli altri invece sono gravi perché hanno respirato le esalazioni del petrolio».
Un germano reale coperto di petrolio è stato segnalato alla guarda zoofila Gian Luigi Termanini dai portuali del terminal Messina, nel porto di Genova, e conferma che il greggio è arrivato in mare, dentro lo scalo, fra i moli.
Una moria di pesci è segnalata alla foce, dove sono affiorati cefali e altre specie di pesci che vivono in mare nei pressi del torrente Polcevera. Più a monte, nel rio Pianego e nel Fegino, vicino alla zona del guasto, gli abitanti segnalano una moria di rane.
«La cosa più triste è accorgersi che i greti dei nostri torrenti, sino a sabato habitat ideale di molti uccelli e altri animali, sono all’improvviso diventati un deserto quasi senza segnali di vita animale» dicono i residenti. Alcune associazioni animaliste ed ambientalista genovesi stanno pensando di costituirsi parte civile per chiedere i danni ai responsabili del disastro ambientale che ha colpito la Valpolcevera.

REPUBBLICA.IT
"La situazione è delicata, ma sotto controllo" dichiara il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio in una nota. La Capitaneria di Porto di Genova ha infatti dichiarato lo stato di emergenza locale per lo sversamento di petrolio nel Polcevera e l’abbattimento, stamani, di alcune dighe di contenimento.
Ore 9.15, così cede la barriera di contenimento sul Polcevera
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Il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti ha disposto lo spostamento dei mezzi della flotta Castalia di Livorno (Tito) e Civitavecchia (Ievoli shuttle) nel tratto di mare, tra il genovesato e il savonese interessato dallo sversamento di greggio, come rilevato dalle immagini satellitari, legato all’incidente all’oleodotto Iplom in Valpolcevera. Attualmente si fa riferimento ad una chiazza oleosa avvistata dall’aereo e valutata di 28 kmq. Ma secondo quanto invece sostengono I’Iplom e Castalia, sul posto con due battelli, che l’hanno seguita dal satellite e poi raggiunta in mare, non si tratterebbe di idrocarburi ma di meduse, in particolare velelle. Stanotte la Capitaneria ha inviato una diffida alla Iplom per la contaminazione del mare.

Le due unità d’altura, allertate già prima della dichiarazione di emergenza della Capitaneria di Porto di Genova, sono dotate di tutte le idonee attrezzature per un intervento anti-inquinamento sulle macchie di greggio e hanno raggiunto l’area interessata nelle prime ore del pomeriggio per operare sotto il coordinamento dell’autorità marittima. La Capitaneria di Porto di Genova, peraltro, parla di una situazione "delicata ma sotto controllo" in quanto il cedimento delle barriere "non ha determinato una maggiore fuoriuscita di sostanza oleosa, anche perché a valle di tale barriera, altri presidi di contenimento erano già operanti".

Positiva l’attività delle panne galleggianti; "nel frattempo, già dalle prime luci dell’alba di oggi un rimorchiatore d’altura fornito di dotazioni antinquinamento oceaniche sta intervenendo sulla chiazza segnalata ieri a 4 miglia al largo litorale Loano-Albenga, mentre, sulla zona di Genova, continuano ad operare nelle acque portuali e lungo il litorale un totale di 6 battelli disinquinanti costieri, tre rimorchiatori d’altura, nonché un numero consistente di autospurgo che operano lungo il corso del Polcevera".

La diga cede. Una delle dighe di contenimento sul torrente Polcevera, creata con terra e sacchetti di sabbia per contenere il greggio fuoriuscito da una tubatura dell’oleodotto Iplom domenica scorsa, ha ceduto a causa dell’innalzamento del livello del corso d’acqua dovuto alle piogge della notte. "La situazione è complicata, non sappiamo quanto greggio potrà finire in mare. La Capitaneria di porto è riunita per l’emergenza ed ha dichiarato lo stato di emergenza locale". Lo ha detto l’assessore comunale alla protezione civile Gianni Crivello dopo il cedimento di una diga.

In due altri punti della diga, si apprende da Iplom, i varchi sono stati aperti volontariamente proprio per far defluire l’improvvisa piena dovuta al temporale. Si sta lavorando per ripristinare gli sbarramenti, costituiti da terra e ghiaia in prossimità del ponte Pieragostini a circa 300 metri dalla foce del Polcevera a Cornigliano. Quelle più a valle sono state completamente spazzate via dall’acqua, che ha eroso il materiale con cui gli sbarramenti erano stati costruiti e che si sono quindi rivelati non funzionali. Le piogge della scorsa notte peraltro non particolarmente abbondanti vista l’allerta meteo gialla, la più bassa - hanno però ingrossato il corso d’acqua rispetto ai giorni precedenti.

Le panne in materiale assorbente poste in prossimità delle dighe sono state trascinate via. Sono invece rimaste in posizione quelle cosiddette oceaniche, che hanno un metro e mezzo di pescaggio, e le altre galleggiante in prossimità della foce. I mezzi autospurgo al momento sono rimasti sul lato del Polcevera perchè finchè non saranno ripristinate le condizioni di sicurezza non potranno riprendere il lavoro di bonifica.
Polcevera, cede la diga anti-inquinamento, il petrolio corre verso il mare
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Ora il rischio è che altro greggio possa arrivare in mare, dove peraltro l’onda nera si è già allargata verso la riviera di Ponente, raggiungendo la costa davanti a Loano. E’ uscito materiale oleoso dalle dighe di contenimento ma il problema più grave resta quello della sacca di petrolio sul versante del Pianego, su cui non si può operare perché l’area è sotto sequestro da parte della magistratura. Altre due briglie sono state aperte appositamente perché il materiale non defluisse con eccessiva violenza.

La pioggia al
momento è cessata e le briglie dovrebbero essere richiuse a breve, anche se Genova resta in allerta Gialla, comunque panne di contenimento bloccano il materiale anche in mare, vicino alla foce del Polcevera e anche più a largo.

Intanto la raccolta di greggio galleggiante è quasi terminata, è iniziato il decorticameno del fondale del rio Fegino e ieri sono partiti i lavori di ripulitura delle spiagge di Pegli e Multedo.

ALTRO PEZZO
L’ONDA nera oramai viaggia come “una nave senza nocchiero in gran tempesta...”. Incontrollata. Irrecuperabile. Spinta dalle correnti. Tant’è che ormai le chiazze di petrolio fuoruscite dall’incidente della Iplm hanno preso il largo e nel pomeriggio di ieri i telerilevamenti con i mezzi aerei della Capitaneria di Porto le hanno localizzate già dopo Savona, davanti a Loano, trascinate verso la Costa Azzurra. Stimate in almeno 50 metri cubi di petrolio, anche se va detto che si tratta di scie molto “sfilate” ed a chiazza di leopardo, perciò difficili da quantificare con attendibilità e sopratutto da recuperare. Anche se da 48 ore i mezzi della Castalia sono affiancati da quelli della Oromare, della Santoro e della Servizi Ecologici.
Se in mare si alza il livello di emergenza ambientale, a terra quello occupazionale diventa drammatico: lascia a casa i 240 dipendenti della raffineria, che da lunedì prossimo ferma le sue attività e mette i lavoratori in cassa integrazione a rotazione. Durante la fermata, comunque, resterà attiva una squadra, pronta ad intervenire, ma con un numero di addetti superiore alle normali procedure.
SEGUE A PAGINA II


GIUSEPPE FILETTO
LA carenza di rifornimenti, dovuta al sequestro dell’oleodotto da parte della magistratura, spinge l’azienda a chiedere il dissequestro. «Massima speditezza nelle indagini - assicura il procuratore capo Francesco Cozzi - ma dobbiamo compiere i dovuti accertamenti tecnici, per definire come, quando e perchè è accaduto questo disastro. È un’ineludibile necessità ».
Sempre più cogente, però. Per evitare che non spariscano le prove. Tant’è che ieri è stato sequestrato il piano di sicurezza, chiamato anche “sistema di gestione” interno dell’Iplom, eppoi tutti i registri delle manutenzioni ordinarie e straordinarie dell’oleodotto Multedo-Busalla; l’elenco delle ispezioni compiute sulla conduttura e lo scadenzario di quelle da fare; i diagrammi e le registrazioni delle quantità di idrocarburi in uscita dal Porto Petroli e in entrata nella raffineria. Una valanga di documentazione acquisita dal pm Walter Cotugno, titolare dell’inchiesta sull’incidente di domenica scorsa che ha riversato nel rio Pianego, nel torrente Fegino e nel Polcevera circa 680 tonnellate di greggio, anche se la Iplom si ferma alla valutazione di 500. E il magistrato, sullo stato di conservazione della conduttura dal diametro di 70 centimetri, durante il sopralluogo non avrebbe nascosto una smorfia di disappunto, facendo capire che forse l’azienda non è stata molto scrupolosa sulla manutenzione. Tanto più che l’ultima ispezione sarebbe del 2013 e la prossima era prevista entro giugno prossimo. Quel tratto di conduttura, compreso tra la valvola di sezionamento di Fegino e quella di San Biagio, sarebbe lì dagli anni Sessanta. Mai sostituito. Il resto sono tutte impressioni, però, che vanno vagliate con i documenti e con le perizie tecniche che nelle prossime ore inizieranno i due consulenti nominati dalla Procura: il geologo Alfonso Bellini ed un ingegnere meccanico-impiantista.
E però le ditte a cui è stato affidato il compito di aspirare il prodotto dai corsi d’acqua e in mare, ieri in prefettura hanno dichiarato che finora hanno pompato 2800 metri cubi di acqua e petrolio. E se, come calcolano gli esperti, le quantità di idrocarburo potrebbero essere ripartite al 20%, allora la conduttura fratturata avrebbe sversato molto di più.
Comunque, per gli sversamenti arrivati in mare e spiaggiati a Pegli, la Guardia Costiera ha fatto partire un’altra denuncia nei confronti dei vertici di Iplom. Come se non avessero provveduto in tempo a tamponare l’onda nera. Una informativa che segnala ancora una volta il reato di disastro ambientale colposo, che si sovrappone a quella istruita già la stessa sera dell’incidente dall’Arpal e dai vigili del fuoco e che ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati del direttore generale Vincenzo Columbo.
Come dire, piove sul bagnato. Metafora che da ieri sera assume il significato letterale, con l’arrivo delle piogge vere. Con l’Allerta Gialla tra le ultime misure messe in moto nella riunione in prefettura è compresa una task-force che monitori lo stato dei corsi d’acqua, pronta ad intervenire. Oltre le tre “dighe sifonate” costruite lungo il Polcevera ed almeno una decina sui due rivi a monte; più le barriere oceaniche installate alla foce del torrente principale.
In
ogni modo, il cronoprogramma e l’andamento delle operazioni di bonifica presentati da Iplom in prefettura, pare che siano stati ritenuti vicini alle ottemperanze impartite dalla squadra di tecnici messa in campo. Quanto al petrolio finito in mare, sembra che sia tracimato nelle ore immediatamente successive alla rottura, cioè prima che i vigili del fuoco disponessero le panne.

PEZZO DEL 20 APRILE
"Abbiamo fatto questa visita con le autorità locali competenti per visionare la situazione per valutare le eventuali misure di competenza nazionale". Roberto Oreficini è il direttore del settore Rischi Idrogeologici e Antropici della protezione civile nazionale. Ha appena terminato il sopralluogo, richiesto dal presidente della regione, Giovanni Toti, nel punto in cui c’è stata la rottura del tubo della Iplom.

FOCUS - EMERGENZA PETROLIO A GENOVA

Che situazione avete trovato? "Abbiamo visto che sono state fatte delle barriere per intercettare il prodotto in tutta una serie di punti per evitare dispersioni, si tratta di un inquinamento molto percettibile". Verranno installate delle barriere oceaniche molto più alte sul fronte mare. I battelli saliranno da quattro a sei e gli autospurgo da quattordici a venti. Nel nuovo tavolo tecnico con il presidente Toti verrà analizzato il piano di intervento proposto da Iplom.

Ieri il presidente della regione Giovanni Toti ha preso in mano le redini delle operazioni perché arriverà la pioggia e il rischio aumenta. "In queste situazioni emergenziale più si agisce in fretta più gli effetti sono positivi, il pericolo di pioggia dovrebbe indurre tutti ad agire ancora più velocemente. È una situazione ancora più delicata perche è avvenuto in un contesto urbano, c’è il rischio che la sostanza finisca in mare".

Avete mai affrontato situazioni come quella che si è verificata a Genova? "Sono un
paio di fasi abbiamo avuto, ma minori. Penso a Roma, ma in quel caso si era trattato di un incidente provocato dal furto di combustibile con una relativa perdita".


La Fondazione
1931 - L’ingegner Giovan Battista Profumo costruisce a Moncalieri in provincia di Torino il primo stabilimento della Iplom – Industria Piemontese Lavorazione Oli Minerali - addetto al trattamento degli oli minerali.
1943 - Proprio durante la guerra, i fratelli Profumo trasferiscono l’attività a Busalla dove nasce la raffineria, anche a seguito della crescente necessità di oli minerali durante e subito dopo il periodo bellico.
Sono 9 le raffinerie presenti allora nella zona di Genova, una posizione particolarmente strategica per la distribuzione dei petroli, grazie alla vicinanza con il mare e la Pianura Padana.