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 2016  aprile 22 Venerdì calendario

I madrelingua inglesi sono avvantaggiati?– Problemi della globalizzazione. I madrelingua inglesi sono avvantaggiati, rispetto al resto del mondo, quando si tratta di business, accademia, letteratura, giornalismo, cinema e un po’ tutto il resto? L’Economist – settimanale molto inglese – ha cercato di dare la risposta non ovvia

I madrelingua inglesi sono avvantaggiati?– Problemi della globalizzazione. I madrelingua inglesi sono avvantaggiati, rispetto al resto del mondo, quando si tratta di business, accademia, letteratura, giornalismo, cinema e un po’ tutto il resto? L’Economist – settimanale molto inglese – ha cercato di dare la risposta non ovvia. Dice che non è detto. Ammette che la fluidità del linguaggio può spesso facilitare, rende meno complicato un rapporto d’affari o una conversazione in televisione. E consente di utilizzare sfumature precluse a chi non è english-native. Sostiene però che in molti casi la scioltezza della lingua va a scapito del pensiero. Chi fa uno sforzo per parlare al meglio un idioma che non è suo riflette di più: non ha la lingua più veloce del pensiero. Mah. L’Economist porta naturalmente argomentazioni. Citando un articolo del Financial Times, quotidiano anch’esso molto inglese, dice che in certi casi, ad esempio in un negoziato, sembrare meno brillanti consente poi di sorprendere chi si sentiva troppo sicuro di sé. Una certa lentezza permette anche di scegliere meglio i concetti. Soprattutto, il settimanale racconta di una prova effettuata all’Università di Chicago. Una serie di soggetti sono stati sottoposti a un test-trappola, nel quale le risposte che sembravano giuste erano in realtà sbagliate. È risultato che chi utilizzava l’inglese come seconda lingua scopriva i tranelli meglio degli altri. E che ciò era vero anche per decisioni di tipo morale: di fronte alla scelta (teorica) di sacrificare una vita per salvarne molte, i non madrelingua tendevano a essere più utilitaristi, meno emotivi. arricchimento culturale. In effetti, da tempo c’è chi sostiene che chi parla lingue poco diffuse abbia il vantaggio di potere comunicare con i propri simili senza che gli altri possano interferire, il che darebbe più libertà di espressione. È il vantaggio del giapponese. In realtà, nel mondo d’oggi avere come prima lingua quella che è diventata dominante e usata quasi ovunque dà possibilità sensibilmente maggiori: dall’efficacia di un discorso pubblico alla stesura di una tesi di laurea. E, per non avere la lingua più veloce del pensiero, non è necessario essere italiani o turchi che parlano in inglese: ci si può riuscire comunque. I due giornali di Londra, insomma, sembrano volere essere un po’ consolatori verso i loro lettori non madrelingua. È però vero che parlare solo l’inglese limita l’arricchimento culturale. Ma, d’altra parte, esiste anche qualche inglese che ha imparato il francese.