Emanuele Cuomo, l’Espresso 22/4/2016, 22 aprile 2016
IL RECORD DI BRYANT? GLI STIPENDI
Il suo addio, nella notte del 13 aprile, ha commosso gli appassionati e suscitato un’enorme seguito su tv e social network. Kobe Bryant lascia il basket all’età di 37 anni, dopo aver vinto cinque titoli Nba (la massima serie americana) e due ori olimpici. Il cestista ha legato il suo nome ai Los Angeles Lakers per vent’anni, siglando contratti faraonici, che dal 1996 gli hanno fruttato guadagni per 323 milioni di dollari. Dalla stagione 2009-2010 è stato il giocatore più pagato dell’Nba, toccando l’apice tra il 2013 e il 2014 con un ingaggio da 30 milioni di dollari. Nell’ultimo biennio ha incassato 48,5 milioni, riuscendo a strappare un contratto al top salariale, incidendo per il 34 per cento sul monte ingaggi della squadra (71,6 milioni) e limitando le risorse che i Lakers potevano investire, vincolate al sistema del "salary cap", ovvero la cifra massima che ogni squadra può spendere in stipendi. Il tetto garantisce la competitività del torneo e a certe condizioni può essere sforato fino al limite della "luxury tax", attualmente fissato a 84,74 milioni, cifra che se superata determina delle sanzioni. Negli ultimi anni i risultati sportivi sembrano aver penalizzato i Lakers, capaci di vincere l’ultimo titolo nel 2010 e che dal 2013 non accedono ai play-off, complice il declino di Bryant. Ma se sul parquet i risultati latitano, i bilanci dicono altro. Il team resta la franchigia Nba con il fatturato più alto: 293 milioni di dollari, mentre gli sponsor hanno garantito a Bryant circa 34 milioni all’anno.