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 2016  aprile 21 Giovedì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - SPARARE AL LADRO IN CASA SI POTRA’?


REPUBBLICA.IT
ROMA - La riforma della legittima difesa torna in Commissione Giustizia, dato che lo scontro sul testo, che oggi è tornato in Aula alla Camera, non accenna a smorzarsi. Forti i contrasti all’interno della maggioranza, dopo che le modifiche da apportare al codice penale non hanno trovato l’accordo tra Pd, che vorrebbe una linea più morbida rispetto al testo presentato dalla Lega, e Ncd, che accusa il Partito democratico di orientarsi verso una soluzione troppo soft.
Legittima difesa, Milella: "La politica del rinvio ha colpito ancora"
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Il Carroccio, che ha tolto le proprie firme in calce al provvedimento, aveva preannunciato battaglia e i deputati della Lega in Aula hanno indossato sotto la giacca una maglietta con la scritta "la difesa è sempre legittima", contestando il fatto che il testo originario è stato "snaturato" dal Pd.

Area popolare, più favorevole a norme più stringenti, non è affatto convinta della norma e ha chiesto, tramite Antonio Marotta (Ap), il rinvio in Commissione. L’Aula della Camera ha accolto, con 160 voti di scarto, la richiesta.

Favorevoli e contrari. A favore della richiesta di rinvio Pd, Ap, SI; contrari, oltre alla Lega, FI, Cor, M5S.

I precedenti. Il presidente di turno, Roberto Giachetti, ha reso noti all’Aula i precedenti in materia da parte di presidente della Camera e Aula, nel ’98, spiegando che il rinvio è inteso "come strumento che non incide sul provvedimento ma solo sulla procedura", ricordando anche che situazioni analoghe sono state risolte, dal ’98 ad oggi, con il rinvio in Commissione di richieste su Tangentopoli, rapprentanze sindacali, immigrazione, fondo non autosufficienti, omofobia, apertura degli esercizi commerciali, conflitto d’interessi.

Discussione aperta. Nessun problema a svolgere un’ulteriore riflessione sulla legittima difesa per il Pd, ma la vera priorità è un’altra: ovvero, spiega il capogruppo dei deputati Dem, Ettore Rosato, "il complesso di riforme sulla giustizia che sono ferme al Senato", tra cui anche le intercettazioni e la prescrizione, due materie contenute nella riforma più ampia che "è ferma" al Senato. In merito al testo, considerando anche le perplessità della maggioranza, ha precisato: "Stiamo a guardare quali sono i miglioramenti che verranno proposti e li valuteremo con grande attenzione. Se ci sono benissimo e li implementeremo".

Il Pd si era detto pronto ad andare in Aula e a votare la legge, ma aveva anche dichiarato di non voler innalzare muri di fronte alla richiesta di un approfondimento in Commissione. Una cosa è chiara: il Partito democratico è convinto che la linea della Lega non passerà mai. "La linea della Lega è demagogica e populista. Si tratta di un tema delicato che non può essere strumentalizzato", ha detto il capogruppo Pd in Commissione Giustizia, Walter Verini. "Se qualcuno, dalla maggioranza o dall’opposizione, dovesse chiedere un ulteriore approfondimento, non faremo certo le barricate", ha però garantito.

La posiszione del Partito democratico non cambia, ma nessuna chiusura a ulteriori discussioni: "Il nostro asse resta lo stesso: già oggi la norma sulla legittima difesa è soddisfacente e l’emendamento Ermini (su un diritto di autodifesa ’rafforzato’, ndr), che agisce sull’articolo 59 del codice, tutela chi è indotto nell’errore di valutazione nel difendersi, è un ulteriore aiuto ai magistrati per l’interpretazione. Se gli alleati di governo - sottolinea l’esponente Pd - dentro questa linea avessero delle proposte migliorative ne discuteremo senza chiusure".

Netta, invece, l’opposizione del Movimento 5 stelle a un’ulteriore proroga: "Siamo contro un rinvio in Commissione, perché significa ancora una volta limitare le prerogative dell’opposizione", ha spiegato Vittorio Ferraresi, deputato 5 Stelle componente della Commissione Giustizia. Nessun pregiudizio sul testo: "Nel merito siamo pronti a discutere sia la proposta del Pd che della Lega. Vedremo in Aula quando si entrerà nel merito delle proposte", ha detto Ferraresi.

Non è disposto ad accettare "un compromesso al ribasso raggiunto sulla pelle della sicurezza dei cittadini" Idv, dice il segretario nazionale dell’Italia dei Valori, Ignazio Messina che, rivolgendosi al leader della Lega Salvini, ha detto: "Ora i leghisti fanno tanto baccano sulla legittima difesa, ma è chiaro a tutti che su questo tema vogliono solo fare propaganda".


IL GRILLETTO DELLA PAURA – SECONDO L’84% DEGLI ITALIANI NEGLI ULTIMI 5 ANNI I REATI SONO CRESCIUTI, E LA PRIMA PREOCCUPAZIONE E’ IL FURTO IN CASA – BOOM NEI POLIGONI E DI PORTO D’ARMI "SPORTIVO" CHE CONSENTE LA DETENZIONE DELLA PISTOLA
Quante siano le armi in circolazione nel nostro Paese è un dato ancora oscuro, perché il ministero dell’Interno non lo diffonde. L’ultima stima affidabile è stata fatta nel 2007 da gunpolicy.org: 7 milioni di pistole e fucili, quasi 12 pezzi ogni 100 cittadini… - - -


Fabio Tonacci per “la Repubblica”
Chi in queste ore cerca in Parlamento di allargare i confini della legittima difesa, si appoggia su un ragionamento che suona più o meno così: gli italiani si sentono meno sicuri, perché oggettivamente sono meno sicuri di una volta. Più soggetti a rapine, furti, violenze. Più spaventati. Dunque, più inclini a forme di autodifesa. Come organizzare una ronda di cittadini nel quartiere, ad esempio. O tenere una pistola in casa e puntarla contro chi entra per rubare. È davvero così?
L’ultimo dossier dell’Osservatorio europeo sulla sicurezza classifica le paure degli italiani di fronte alla criminalità. C’è la sensazione generale, condivisa dall’84 per cento degli intervistati nel sondaggio, che i reati siano cresciuti molto rispetto a 5 anni fa. E tolte le mafie, la nostra ossessione è proprio il furto in casa. Quasi un italiano su tre, il 29 per cento, dichiara di essere molto preoccupato dai ladri di appartamento. Non c’è neanche paragone con il timore di subire il furto dell’automobile (19,7 per cento), uno scippo (18,9 per cento), o una rapina (il 16,7 per cento).
«Al di là del danno materiale osserva il sociologo e politologo Ilvo Diamanti, che ha partecipato alla stesura del rapporto - l’intrusione produce un senso di violazione personale che spaventa tutti. La casa è il rifugio, dove tuteli la privacy, te stesso e la tua famiglia. È l’ultimo luogo dove ti puoi nascondere dal mondo».
Chi lavora nei poligoni di tiro da mesi parla di un aumento del 20-30% dei clienti che vanno a sparare per prendere il porto d’armi sportivo. Quella licenza consente la detenzione in casa di una pistola, e la possibilità di trasportarla nel tratto di strada fino al poligono. Stando agli ultimi dati del Viminale, le licenze per “tiro a volo” rilasciate dalle questure sono cresciute del 12% tra il 2011 e il 2014: erano 352.149 cinque anni fa, sono diventate 397.384.
Quelle per uso “caccia” sono rimaste stabili, intorno alle 690.000, mentre la normativa più restrittiva ha fatto diminuire quelle “per difesa personale”: da 24.678 si è arrivati a neanche 22.000.
Quante siano le armi in circolazione nel nostro Paese è un dato ancora oscuro, perché il ministero dell’Interno non lo diffonde. L’ultima stima affidabile è stata fatta nel 2007 da gunpolicy.org: 7 milioni di pistole e fucili, quasi 12 pezzi ogni 100 cittadini. Un tasso che allora ci collocava al 15esimo posto nel mondo per diffusione.
C’è però chi rifiuta il nesso causa-effetto tra il senso di insicurezza collettiva che aumenta e gli episodi di cittadini che si fanno giustizia da soli uccidendo il ladro. «Sono casi marginali – sostiene il sociologo Marzio Barbagli spesso legati a disturbi personali. Non vedo una reale corsa alle armi. E le ronde di quartiere (nate un po’ ovunque al nord, da Massa a Pavia, da Parma al Triveneto, ndr) si sono rivelate fallimentari ».
Su un punto Barbagli però concorda: gli italiani si sentono più vulnerabili. «Ciò dipende da due fattori: i reati contro il patrimonio e il livello di degrado della zona in cui uno vive».
Le statistiche del ministero dell’Interno, che si fermano al 2014, dimostrano che la percezione dei cittadini non è poi così miope.
I borseggi nel 2009 erano 113.000, nel 2014 sono stati 180.000. Per i furti in appartamento c’è stato il boom: 149.000 sette anni fa, 255.000 nel 2014. Le rapine in casa sono passate da 2.100 a 3.600, quelle in strada sono arrivate a quota 23.000.
«È innegabile – dice Barbagli – che sull’aumento delle rapine al centro nord abbia influito la maggior presenza di immigrati: nel caso di furti in abitazione gli stranieri sono il 57% del totale dei denunciati».
Ci sono comuni, nel vercellese, che hanno scritto al Prefetto chiedendo di mandare l’esercito a protezione delle abitazioni “contro i malviventi”. Ad Alessandria, altra zona preda dei ladri, il sindaco del Pd Maria Rita Rossa da tre anni aspetta l’autorizzazione dalla prefettura per dare il via al progetto Milleocchi e collegare tutte le vigilanze private e le forze di polizia urbane con il comando dei vigili.
«Nemmeno abbiamo potuto partecipare ad alcuni bandi pubblici per l’installazione delle telecamere, perché i parametri non lo consentivano. Dico solo questo: se vogliamo creare città più sicure, la burocrazia non si deve mettere in mezzo».

REPUBBLICA.IT
ROMA - Legittima difesa, giornata di duro scontro. In Parlamento, nella maggioranza, e pure in piazza. Alla Camera torna in discussione la legge. Il governo si divide. E davanti a Montecitorio, dalle 10 e 30, gli esponenti dell’Idv, che con i suoi tre parlamentari appoggia il governo Renzi, faranno propaganda alla loro legge di iniziativa popolare sulla legittima difesa che finora ha raccolto oltre 200mila firme. Un segnale di quanto il problema sia avvertito nel Paese. Una manifestazione cui però prenderà parte anche il ministro della Famiglia Enrico Costa, già vice della Giustizia, il cui partito, il Nuovo centrodestra, è intenzionato a chiedere al Pd che ci si fermi sulla riforma perché il testo non li convince. Lo stesso Costa ha chiesto, dopo l’ennesimo caso di cronaca sulla legittima difesa, che la presenza di bambini sul luogo di una rapina, e quindi la necessità di difenderli, sia di per sé considerata una ragione sufficiente per giustificare la legittima difesa stessa.

LA PROPOSTA DELLA LEGA

Finisce così ai ferri corti tra i partiti del governo la querelle sulla norma - l’articolo 52 del codice penale - che dovrebbe consentire alla vittima di una rapina nella propria casa o nel proprio negozio di difendersi dall’aggressione o dalla concreta minaccia di morte senza temere poi di finire a sua volta indagata e imputata. Dall’opposizione la Lega, autrice della prima proposta di riforma con il capogruppo in commissione Giustizia Nicola Molteni, si batte per una norma più permissiva ed effettivamente difensiva nei confronti di chi spara per difendere se stesso e la sua famiglia. Si badi, non la sua proprietà. Deve esistere, secondo la Lega, "una presunzione assoluta di legittima difesa", per cui non esiste né aggressione né reato se la vittima difende la sua incolumità e il bene della vita. Solo in questo modo, per il partito di Salvini, si supera l’eccesso colposo di legittima difesa, oggi causa di molte polemiche e di processi.

LO SCONTRO NELLA MAGGIORANZA

Ma il Pd ha già superato l’ipotesi Lega, con un testo proposto da Ermini e approvato in commissione Giustizia, quello che oggi dovrebbe andare al voto dell’aula. Un testo che non modifica l’articolo 52 del codice penale, ma il 59. E proprio qui sta lo scontro tra i partiti di governo, il Nuovo centrodestra del ministro dell’Interno Angelino Alfano e il Pd. Quella dei Dem, dice Ncd, sarebbe una soluzione "blanda, inadatta, che non risolve affatto il problema della legittima difesa". Tant’è che proprio oggi i centristi chiederanno a Montecitorio di non portare il testo in aula, ma di tornare in commissione Giustizia per un nuovo esame e modifiche sostanziali.

DOVE STA IL CONFINE DELLA DIFESA

Basta leggere e incrociare il testo attuale dell’articolo 52, la proposta della Lega, e quella di David Ermini, di professione avvocato, per capire il centro della querelle. Dice l’attuale articolo 52: "Non è punibile chi ha commesso il fatto per esservi stato costretto dalla necessità di difendere un diritto proprio o altrui contro il pericolo attuale di un’offesa ingiusta, sempre che la difesa sia proporzionata all’offesa". Un testo del genere, ovviamente, mette nelle mani del giudice la valutazione della difesa compiuta, sarà lui a stabilire se quella difesa era commisurata al pericolo, oppure se chi si è difeso ha esagerato, oppure addirittura ha aggredito l’aggressore quando costui aveva già regredito dall’azione criminale. Il tipico gesto della vittima che spara al ladro quando già sta scappando e lo colpisce alle spalle.

LA PROPOSTA DEL PD

Questa valutazione, secondo la Lega, non deve più essere affidata al giudice, ma la legge deve già contenere delle indicazioni molto precise. Anche Ncd chiede garanzie simili, compresa quella sui minori presenti, che ovviamente fanno aumentare la necessità di una legittima difesa. Ma il Pd con Ermini è attestato su una frontiera differente, tant’è che la sua modifica non riguarda l’articolo 52, ma il 59 del codice penale che riguarda le "circostanze non conosciute o erroneamente supposte". Ermini scrive che, quando di mezzo c’è un caso di legittima difesa, "la colpa dell’agente è sempre esclusa se l’errore riferito alla situazione di pericolo e ai limiti imposti è conseguenza di un grave turbamento psichico ed è causato, volontariamente o colposamente, dalla persona contro cui è diretto il fatto".

IL NO DI NCD

Ma è proprio sul presunto "errore" che il partito di Alfano oggi punta i piedi e chiede di mandare all’aria il testo Ermini. Il ragionamento centrista è questo: "Non possiamo limitarci,
su una questione particolarmente sentita da tante vittime, a fare una legge solo sui casi di errore. Noi dobbiamo disciplinare nella sua pienezza la legittima difesa e mettere al sicuro le vittime dicendo fin dove possono difendersi. Altrimenti avremo lavorato inutilmente".

REPUBBLICA.IT
Archiviazione. E’ questa la richiesta depositata dalla Procura di Vicenza per il procedimento aperto nei confronti di Graziano Stacchio, il benzinaio di Ponte di Nanto accusato di eccesso colposo di legittima difesa. L’uomo la sera del 3 febbraio 2015 aveva imbracciato
il fucile per difendere la commessa del negozio di preziosi assaltato da un gruppo criminale. Il gestore dell’area di servizio si era trovato a schivare le raffiche di mitra dei banditi e ne aveva ucciso uno, Albano Cassol, nomade trevigiano di 41 anni, morto per una ferita alla coscia.

INTERVISTA A UNO CHE HA SPARATO REP DEL 6/3/2015