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 2016  aprile 21 Giovedì calendario

DIETRO MADAME SARKOZY…

Carla Bruni-Sarkozy non concede (ma tantomeno pretende) salamelecchi da ex première dame. «Mamma mia che fame!!!!» esclama ad esempio, con risata piena da gran dama, afferrando con le mani un’oliva ripiena direttamente dal bicchiere di Martini del cronista di Panorama. Tutt’intorno, signori e signore del bel mondo londinese festeggiano l’inaugurazione del nuovo negozio Bulgari di New Bond Street. Mentre lei, madrina in abito nero dal taglio smoking funa una vistosa sigaretta elettronica e concede (salvo pause rinfrancanti nel privé) foto agli ammiratori in attesa. Poche ore prima, nella suite di un albergo del centro, aveva ammesso voglie matte di riconciliarsi con l’Italia, di risultare simpatica, di farla finita con la timidezza, e una tendenza a parlare spesso della morte. Poi, aveva offerto champagne accompagnando i gesti con didascalie di autogalateo: «Ho deciso di bere cinque giorni no, e due sì: oggi, è giorno sì». Fuma minisigarette Vogue, alternando, autoironica, un tiro e una posa da campagna pubblicitaria.
Questa abitudine di chiamarla Carlà nasconde un po’ di provincialismo da parte degli italiani, non trova? È tutta colpa di Fiorello e della sua imitazione. Io mi chiamo Carla ragazzi, Carla! Vorrei dirlo agli italiani. Solo mia nonna, che era francese, mi chiamava così. I nomignoli ammessi in famiglia quali sono? Mamma usava Carlina. Quando facevo la cattiva: Carlaccia. Mentre per mio marito son Carlita, ma non ho mai capito perché.
Snob lo è mai stata veramente? E in caso, orgogliosamente? Mai. Essere snob significa essere low class, umanamente intendo. Non voglio neppure mischiarmi con gente così.
Nota per caso che le persone faticano a tararsi, avendo a che fare con lei? Che cosa vuol dire «tararsi»? Che tra le tante donne che ha incarnato, non sanno bene con quale attaccar bottone...
Ecco, lei è gentile a chiedermelo: in Italia, non so bene come mai, la gente mi trova poco simpatica. E invece. E invece poche settimane fa ero a sciare in Valle d’Aosta con delle ragazze italiane... cioè, con delle donne italiane della mia età, milanesi e torinesi,
e mentre eravamo in baita a mangiare mi hanno detto: come mai sembri una tale antipatica e invece non lo sei? Che cosa è successo? Risposta?
Non so. Forse questa cosa della celebrità, che può sviare. Oppure la curiosità riguardo la chirurgia estetica, alla quale non ho mai ceduto. Continuiamo il mea culpa.
Poi c’è la glacialità dovuta al mestiere di modella. Oppure il fatto che abbia sposato Sarkozy e preso la nazionalità francese. Ma che cosa avrei dovuto fare? Mi sembrava un gesto carino, di educazione, sposando il presidente. Il passaporto italiano, tra l’altro, l’ho mantenuto.
Continui, è quasi assolta.
E poi son partita per la Francia da piccolina, e l’italiano l’ho parlato solo a scuola, o al limite a casa coi miei. Temo di esprimermi in modo aulico, un po’ troppo educatino, da donna Anni Trenta. Interessante però che Bulgari l’abbia scelta come testimonial: lei così minimalista, loro così luccicanti.
Beh, è l’incontro degli opposti. Ma il romanticismo che esprime mi piace: c’è dentro la leggenda di Roma, o di donne come Liz Taylor, che s’è mollata e risposata tre volte con lo stesso uomo, pensi che meraviglia. Accettare di lavorare con Bulgari è stato anche un modo, tutto mio, di ricreare un legame con l’Italia. E poi si tratta di un’azienda che custodisce la tradizione del fatto a mano, di mestieri che altrimenti rischierebbero di perdersi.
Introducendo la campagna, i pierre di Bulgari la definiscono «eterea». Al che viene da osservare: con quel favoloso lato b, come si fa a sostenere che lei sia eterea? Beh, grazie! Davvero, è stato storicamente sottovalutato, rispetto all’attenzione data alla pur pregevole allure. Forse perché gli italiani sono un po’ affezionati a quest’idea della donna voluttuosa, la cui incarnazione è sicuramente Monica (Bellucci, ndr). Beh, tornando al lato b, purtroppo è quasi tutto andato. Ma ne rimane ancora una testimonianza, salvaguardata con molta ginnastica. Si fatica a immaginarla sudata e paonazza. Eppure mi alleno tutti i giorni. Faccio pilates, yoga, e vado in piscina un’ora al giorno. Diversamente, passerei la giornata seduta sul divano con la chitarra in mano, trasformandomi lentamente in un posacenere. Le malattie amano la ciccia, non lo sa? Confessioni curiose per chi, a 48 anni, da trenta è sulla giostra della popolarità. E infatti non l’ho mai capito perché ho voluto esser così famosa. Per me è una cosa scomoda. Sono timida. Asociale. Ma ho passato la vita a espormi. La timidezza non si supera mai? Si cura solo il senso di soggezione verso le cose. Poi, dopo i quarant’anni, ti accorgi anche che cominciano a morire le persone che ami, e inizi a relativizzare tutto. Va male un lavoro? Beh, amen. La timidezza e la fama? Le vivo, e chi se ne frega, visto che questa vita alla fine me la sono scelta. In fondo ho avuto così tanta fortuna, compresa la salute per me e i miei figli, che ormai sono le cose gravi a farmi paura (e detto questo, si alza e attraversa la stanza per andare a toccare un oggetto di metallo, in segno di scaramanzia, ndr). Fosse per me, starei perennemente nascosta. Da che cosa? Da nulla in particolare. L’80 per cento del mio tempo lo passo in casa. Leggo, scrivo, tutte cose che è necessario fare con se stessi. Un’autobiografia la scriverà mai? Sì. Spero solo di non morire troppo presto. Morire di che cosa? Mah, di qualsiasi cosa. Succede a tutti quanti, non vede? Succede di continuo. Un pensiero ricorrente, questo. È così da sempre. È la mia natura. Uno può curarsi, fare terapie, preghiere. Ma è difficile controllare certe cose. Ciascuno di noi, e io non faccio eccezione, funziona semplicemente come può. Che cosa prega? Lo faccio nei momenti difficili. Che le cose vadano bene, che qualcuno guarisca. Così, senza religione. Prego un dio che, se esiste, capis tut. Se non esiste, capis nen. Sta componendo canzoni in questo periodo?
Sto per pubblicare un disco di cover con un produttore americano, David Foster, che ha lavorato con Barbra Streisand e Whitney Houston. Abbiamo registrato vecchi blues americani, poi cose di Willie Nelson ma anche dei Clash, canzoni che cantavo da un po’, per piacere. Io non lo volevo fare perché, dai, non è che sia sta gran cantante, e invece ci siamo divertiti. Quelqu’un m’a dit rimane un pezzo decisamente bello, però..
E non passa settimana che non lo venda per un film o per una pubblicità. È un miracolo. Comunque, se lo vuole sapere, gli accordi son gli stessi di No woman no cry (e inizia a cantare, ndr). Come sono gli stessi di Love is all, pezzo degli Anni Settanta (e ri-inizia
a cantare, ndr). Avevo letto un’intervista a Bob Dylan che raccontava un trucchetto: se aveva le parole di un nuovo brano, ma non la musica, allora prendeva una delle sue preferite e ne rubava l’armonia. E così ho fatto anche io.
Le canzoni bastano a saziare il suo lato selvaggio?
In realtà sono il mio lato addormentato, non ha sentito come rilassano? Alla tv l’altro giorno un giornalista diceva: ho ascoltato il disco della Bruni con la mia fidanzata. Bellissimo, poi ci siamo addormentati. Questa è cattiva. E perché mai? Sentite ragazzi, la vita è dura. Quindi, fare canzoni con cui la gente si rilassa, e al limite s’abbiocca, è una vittoria. Dicevamo: la Carla della giungla, dove si manifesta? Quel lato è dedicato al mio uomo: lì sono wild things. Questa affermazione vale due milioni di voti. È metà greco e metà ungherese, e il lato selvaggio in casa lo porta lui. Io, in fondo, rimango una bella borghese tranquilla. È sempre stata se stessa, o al contrario essere se stessi non esiste? Credo di essere sempre stata me stessa, davvero. Ho avuto un’infanzia placida, molto strutturata, e molto affettuosa. Nella mia vita ne ho fatte di tutti i colori, ma fuoristrada non ci sono andata mai.