Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  aprile 18 Lunedì calendario

GOLFISTI PER SETTE

Riti scaramantici dei giocatori di golf: Costantino Rocca mette nella sacca i tee (chiodi di plastica su cui si appoggia la palla) solo di colore rosso; l’irlandese Rory Mcillroy non li vuole gialli; Jason Day, attuale n. 1 al mondo, il cui padre era un violento, prima delle gare deve vedere o sentire i figli e stringere la mano al coach Colin Swatton; Tiger Woods quando giocava di domenica indossava sempre una maglia rossa; l’americano Jordan Spieth pensa sempre alla sua sorellina autistica: «Aver vissuto con lei mi aiuta a rimettere tutto nella giusta prospettiva. Questo è solo un gioco. Io la tensione la combatto così» (Cotto, Sta).

Il golfista americano Bubba Watson è celebre per le sue sfuriate al caddie Ted Scott. Una volta ha dovuto ammettere: «Ho problemi mentali. Ho paura del buio, delle folle e del pubblico. Quando giochi è spaventoso, c’è troppa gente». Ma non solo: «Temo che gli edifici mi cadano addosso, ho paura dei dossi». Il caddie, quando riesce, sta al gioco: «Bubba è un casino, ma è quasi divertente» (ibidem).


«Bubba, che all’anagrafe fa Gerry Lester jr, è un mancino [...] alto quasi due metri che usa un driver colorato di rosa. È nato a Bagdad, Florida, e in tutta la vita non ha preso un’ora di lezione, non ha mai lavorato sui video né ha mai pensato di assumere un coach. È un eccentrico autodidatta e il suo golf, il “Bubba-golf” come lo definisce il suo caddie, Ted Scott, è puro istinto e sconfina spesso nella follia. Se c’è un colpo che chiunque consiglierebbe di non provare, Bubba lo fa, e spesso lo azzecca» (Domenico Calcagno, Cds).

«Io gioco a golf, lo sport che amo. Al mio caddie, sei anni fa, ho spiegato: quando tiro un drive lo tiro per davvero, quindi abituati a cercare palline in mezzo ai boschi e tra i cespugli. Non giocava così anche Severiano Ballesteros? Ecco, questo per me è il golf, un gioco fantastico, non un’equazione matematica» (Bubba Watson).

John Daly si toglieva la maglia sul green, faceva le boccacce davanti alla telecamera, si infilava le dita nel naso.

John Daly, il vizio del gioco del gioco d’azzardo, nel 2005 si recò in macchina da San Francisco a Las Vegas, dopo aver intascato i 750mila dollari vinti grazie al secondo posto nel World Golf Championship, per perdere un milione e 650mila dollari in appena cinque ore alle slot machine.

Jack Columbus, americano, nato nel 1940, uno dei più grandi giocatori di golf di tutti i tempi. La Royal Bank of Scotland gli concesse un onore riservato (in vita) solo alla Regina: un biglietto da cinque sterline col suo testone biondo.


Nel novembre 2010 Matteo Manassero, 17 anni e 188 giorni, è diventato il più giovane vincitore di una prova del circuito europeo di golf. Trionfando al Castello Masters Costa Azahar, a Valencia, il golfista veronese ha battuto il precedente record del neozelandese Danny Lee (18 anni e 213 giorni). Con questa vittoria è diventato anche il più giovane membro permanente dello European Tour. Il precedente record apparteneva al leggendario Severiano Ballesteros.



«Cosa mi è mancato nella vita? La spensieratezza. Quella dei quindici, diciotto, vent’anni, quando non sei più un bambino e cominci davvero a divertirti. Quelli per me sono stati gli anni del passaggio a professionista. Per gli altri, sono anni nei quali ti diverti perché è solo da una certa età in poi che cominci a fare le cose più seriamente» (Matteo Manassero).


Lo spagnolo Severiano Ballesteros, nato in Cantabria, ultimo di una famiglia di golfisti che vivevano in un modesto villino vicino alla spiaggia e al golf club in cui da piccolo spesso si imbucava per giocare i suoi primi, incredibili colpi. A venti anni aveva già vinto in tutti e cinque i continenti. Quando divenne il più giovane campione del British Open, a ventidue anni, la polizia dovette formare un cordone per bloccare una folla straripante. L’anno dopo Seve cambiò il mondo del golf: primo europeo a vincere il Masters di Augusta, spense per sempre l’egemonia americana nel suo torneo vetrina. Ben Crenshaw, uno dei divi stelle e strisce: «Seve gioca colpi che io non vedo nemmeno nei miei sogni».

Quando venne in Italia nel 1997, al Garda Golf di Verona, Ballesteros permise ad un bambino di quattro anni di sfidarlo ad una gara di approcci. Il piccolo ne imbucò uno, per la gioia dello stesso Seve. Quel bambino era Matteo Manassero.

In cima alla classifica dei golfisti più ricchi del 2016, stilata da Golf Digest, c’è Jordan Spieth, con 53.030.465 dollari (quasi 50 milioni di euro).

Per vent’anni Tiger Woods è stato il re del golf mondiale con il record di ben 623 settimane in cima alla classifica.

A oggi Tiger Woods ha guadagnato un miliardo e 300 milioni di euro.

Nel 2007 Tiger Woods guadagnava 8.168,46 dollari ogni cinque minuti, 101.941.827 dollari l’anno, una piccola parte giocando (11.941.827 nel 2006), tutto il resto in sponsorizzazioni, contratti pubblicitari, merchandising, promozioni, vendita di libri, dvd, portachiavi a forma di pallina con la sua faccia disegnata sopra.

Il declino di Tiger Woods cominciò nel 2009, quando finì in un centro medico di lusso, in Arizona, per disintossicarsi dalla dipendenza da droghe e sesso e anche per rifarsi la faccia, sfigurata dai colpi della mazza da golf usata contro di lui dalla moglie Elin Nordegren che aveva scoperto i suoi tradimenti (con il ferro 9 gli aveva ferito la guancia vicino al naso, spaccato due denti e rotto lo zigomo destro).

L’annullamento del matrimonio con Elin Nordegren è costato a Tiger Woods 500 milioni di dollari.

Un giorno il golfista John Daly, dopo una gara, chiese a Tiger Woods come mai non si fermasse, per una volta, a bere una birra in club house. Risposta: «Se avessi il tuo talento potrei permettermelo, ma siccome non ce l’ ho corro in campo pratica ad allenarmi».

Costantino Rocca, il golfista che nel ‘97 ha battuto Tiger Woods.


Diana Luna, la prima italiana a vincere due gare del Tour consecutive e a far parte della squadra europea nella Solheim Cup, la versione femminile della Ryder Cup,

Kim Jong-il, il dittatore del Nord Corea, nel 1994, quando inaugurò il percorso di Pyongyang, completò le 18 buche, secondo le agenzie ufficiali, in soli 34 colpi overo 25 colpi in meno del giro record della storia del golf. Non solo: Kim fece pure 5 buche in un sol colpo. Studi statistici hanno stabilito che un professionista di golf ha una possibilità su 3.700 di realizzare una buca in uno mentre per un giocatore medio le possibilità passano a una su 42.500.

Jason Hargett, ristoratore dello Utah, padre di 4 figli, golfista dilettante, fece buca in un colpo solo vincendo 1 milione di dollari al Mark Eaton Celebrity Golf Classic, un torneo a squadre benefico. Tra il pranzo e le premiazioni, era in programma l’«hole-in-one for a million», una sorta di esibizione che premiava con un milione di dollari chiunque tra i sei migliori giocatori del torneo fosse riuscito a fare buca in un colpo solo.


Sport in cui la palla viaggia più veloce (record in chilometri l’ora): pelota basca 300, badminton 288, golf 273, tamburello 250, tennis 239,7, ping pong 170, baseball 165 (sul lancio), cricket 160, bowling 150, squash 140, pallavolo 112, pallanuoto a 110.

Il canadese Jack Zuback che in un torneo per professionisti ha scagliato la pallina ad una velocità registrata di 328 km/h.

Nel 1971 l’astronauta Alan Shepard ha lanciato sulla Luna due palle da golf con un ferro 6.

Il principe Andrea, fratello di Carlo d’Inghilterra, nel 2005 spese 467 mila euro per i suoi spostamenti, quasi tutti legati a partite di golf. E tutti pagati dai contribuenti britannici.


Il conte Ciano che andava a giocare a golf per smaltire le sfuriate di Mussolini.


I golf club attivi in Ita¬lia sono 419.

Royal Park I Roveri, a Fiano, vicino a Torino, è sta¬to fondato nel 1971 da Umberto Agnel¬li e ancora oggi è guidato dalla fami¬glia: presidente è Allegra Agnelli, vice¬presidente il figlio Andrea. Il campo dei Benetton, presieduto da Gilberto, ha 27 buche e si trova ad Asolo, nel trevigia¬no. La tenuta della famiglia Monti Riffe¬ser a La Bagnaia, nel senese, ospita un campo da 18 buche. Santo Versace è poi azionista del Golf club des Iles Bor¬romées, sulle rive del Lago Maggiore, e Paolo Gerani, vicepresidente di Gilmar, ha dato vita, alle porte di Rimini, al Ri¬viera Golf Resort. E ancora, il fiorenti¬no Massimo Ferragamo, membro della famiglia della maison di moda, è l’arte¬fice del maxipolo di Montalcino, com¬posto da un resort e da un mega-campo da golf; la famiglia Manuli (attiva tra le altre cose nei settori industriale e finan¬ziario) è proprietaria delle Terme di Sa¬turnia Spa & Golf Resort; Laura Biagiot¬ti ha aperto, alle porte di Roma, il Mar¬co Simone Golf.



Secondo le statistiche della Federazione italiana golf nel 1954 gli iscritti ai campi italiani erano 1.220. Il golf ha poi conosciuto un boom fino al 2011, anno in cui i soci erano più di 101 mila (in aumen¬to del 70% rispetto al 2001). Adesso sono scesi a circa 90mila. Su base regionale la Lombardia si conferma al top, anche se nel quadriennio ha perso oltre 3000 iscritti, più di uno su dieci. Al Sud, dove i valori assoluti sono ridotti, si verificano le riduzione percentuali maggiori: tra 2011 e 2015 in Puglia (698 iscritti) e Campania (372) l’emorragia supera il 30% mentre in Sardegna si è perso per strada il 17% delle tessere.


Nel mondo i giocatori di golf sono settanta milioni, i campi 35 mila di cui 16 mila in Usa e 6.800 in Europa. Il giro d’affari supera i 70 miliardi di euro l’anno.

Il campo di golf più lungo al mondo, 7600 metri, si trova in Massachusetts.

Un campo da golf per mantenere un aspetto verde e brillante ha bisogno di circa 3.000 metri cubi d’acqua al giorno, pari al fabbisogno di 15.000 persone.

Al numero 2604 di Washington Road, ad Augusta, in Georgia, c’è uno dei golf club più esclusivi del mondo. Non esiste una procedura per affiliarsi, perché non c’è modo di farlo. I nuovi soci entrano solo se invitati e nessuno ha mai rifiutato l’invito, anche se deve costare una fortuna in quote di iscrizione. Quando nel 2010 Tiger Woods si ripresentò in pubblico proprio all’Augusta Masters, il presidente Billy Payne gli inflisse un pubblico sermone per lo scandalo sessuale di cui era stato protagonista, che aveva «sconcertato tutti» e non era all’altezza del «guida morale» che ogni golfista dovrebbe esercitare. Tra i soci di Augusta ci sono Bill Gates e Warren Buffett, ma non vengono trattati diversamente da tutti gli altri. Quando nel 1956 un altro socio famoso, Dwight D. Eisenhower, propose di abbattere un albero sul fairway della 17 perché la sua pallina ci finiva sempre contro, il presidente del club Clifford Roberts aggiornò la seduta per non contraddire il Presidente degli Stati Uniti, ma l’albero è ancora al suo posto.

L’Augusta national golf club, fondato nel 1932, ha aperto alle donne solo nel 2012. La prima socia ammessa è stata l’ex segretario di Stato di George W. Bush, Condoleezza Rice.

Nel 2014 anche i membri del Royal and Ancient Golf Club di Saint Andrews hanno deciso di ammettere le donne cancellando una tradizione che durava da 260 anni.


Tra le prime soluzioni per l’abbigliamento sportivo, i calzoni di tweed alla zuava per i giocatori di golf.

Un set di mazze per dilettanti si acquista a partire da 200 euro. Non c’è però limite alla spesa: un singolo bastone può arrivare a costare anche 2 mila euro. Le scarpe chiodate costano da 60 a 150 euro.

Quest’anno in Brasile il golf, dopo 112 anni, tornerà ad essere sport olimpico. L’ultima volta che si è giocato a golf alle Olimpiadi, nel 1904, a Saint Louis, gli uomini indossavano camicia e giacca, le donne gonne lunghe e cappellino.


In Cina la costruzione di nuovi campi è vietata, ma continua illegalmente, tanto che nessuno sa quanti sono davvero (tra i seicento e i mille, stima Dan Washburn in un libro del 2014, “The forbidden game”). Adesso, dopo decenni di divieti, la Cina ha riabilitato il golf per la prima volta in via ufficiale, o meglio: lo ha declassato a uno sport come gli altri. “Essendo solo uno sport, non è né giusto né sbagliato giocarci”, si legge su Discipline Inspection and Supervision News, il giornale ufficiale dell’agenzia anticorruzione cinese. Soltanto pochi mesi fa, nell’ottobre 2015, l’agenzia, braccio armato di Xi Jinping nella guerra contro i funzionari corrotti, agli 88 milioni di membri del Partito comunista aveva vietato fra l’altro di mangiare e bere «in modo eccessivo» e di giocare a golf.

Mao Zedong definì il golf uno «sport per milionari».



Jackie Kennedy aveva una passione per i cavalli, ma John era allergico al loro pelo. Sperando di passare più tempo col marito, imparò allora a giocare a golf (fatica inutile, visto che lui amava sfidare solo gli uomini).



Sean Connery è un grande appassionato di golf: «È più che una metafora della vita, talvolta è più reale della vita reale, ma solo chi lo gioca può capire. Anche se si fa un ottimo punteggio, si continua a pensare agli errori, ai colpi imprecisi».

«Tra tutti gli sport il golf è quello che più rappresenta la metafora della vita. Nel golf giochi con te stesso: il resto è la natura. E chi gioca a golf sa che negli ostacoli del percorso, in quelle 18 buche, si incontrano tutte le esperienze della vita» (Robert Redford).

Al Golf club di Garlenda, provincia di Savona, i corvi rubano le palline da golf ai giocatori. Le scambiano per uova e se le portano via.

Nella pancia di un cucciolo di doberman del proprietrio di un golf club di Ascott, un veterinario inglese trovò tante palle da poter riempire un intero cesto.



Secondo uno studio scientifico svedese i golfisti vivrebbero il 40% in più dei non golfisti.

Una giornata a spasso per un “green” da 18 buche richiede il consumo di circa 2000 calorie ed lo swing (il movimento rotatorio eseguito dallo sportivo per colpire la palla) impegna oltre 650 muscoli in tutto il corpo.

Una partita di 18 buche impegna i giocatori per almeno 4 ore.

Winston Churchill sosteneva che «il golf è il miglior modo per rovinare una bella passeggiata in campagna».

«È sorprendente il numero delle persone che mi hanno battuto a golf da quando non sono più Presidente in carica» (George Bush senior, ex presidente Usa).



Nella Roma antica si praticava un gioco chiamato paganica, che consisteva nel colpire una palla di cuoio imbottita con un bastone ricurvo.

Secondo una delle ipotesi più accreditate il golf fu inventato in Scozia nel XV secolo.

Il primo documento in cui si fa riferimento al gioco del golf, definito gowf o goff, è il decreto con il quale nel marzo 1457 il re di Scozia Giacomo II ne vieta la pratica insieme al futeball. Sotto il pericolo di un attacco delle truppe inglesi, la popolazione fu precettata alla pratica delle armi. I fabbricanti di archi dovettero abbandonare la produzione di bastoni da golf: alla Scozia servivano ottimi arcieri e non ottimi giocatori. La firma nel 1501 del trattato di pace con l’Inghilterra contribuì ad alleggerire l’atmosfera: la prima spesa di cui si ha notizia è la nota documentata del tesoriere della corona per l’acquisto di bastoni e palline da golf per il re.

Steven van Hengel, storico del golf, sostiene che il gioco era diffuso in Olanda secoli prima che in Scozia. Era chiamato spel metten kolve (o colf, kolven e colven) e si praticava fin dal 1297 con mazze e palle sulle dune di sabbia e, d’inverno, sui corsi ghiacciati. La denominazione si legge nei decreti emessi per proteggere il pubblico dai troppo vivaci giocatori, ai quali venne vietato di frequentare come teatro di gara gli abitati a causa dei danni provocati, i vetri rotti e le persone ferite.

A Sylvester Stallone piaceva giocare a golf nella Royal suite dell’Excelsior di Roma. Una volta ruppe il vetro con una pallina.


Il campo dove si ha testimonianza dei primi giocatori è in Scozia, vicino a Edimburgo. Si trova a Musselburgh, si chiama Royal Oldest Golf Club: documenti dimostrano che ai primi del 1500 si disputavano le prime partite su un campo a 7 buche. Il campo è tutt’ora li dove è nato, all’interno di un ippodromo. È li che hanno cominciato a codificare le regole.

Si narra che verso i primi dell’ 800 il responsabile del Royal Oldest Golf Club di Musselburgh, stufo di scavare buche con una piccola vanga o un coltellino, andò nella ferramenta di un suo amico chiedendogli di prestargli qualcosa di cilindrico che potesse aiutarlo. L’amico proprio in quel momento stava finendo di tagliare una grondaia e gliene diede un pezzo. Il green keeper ci attaccò un manico per non doversi piegare e cominciò a usare questo strumento per tagliare le buche. Faceva molta meno fatica e le buche erano regolari. Dopo qualche tempo fu codificata per tutto il mondo la dimensione della buca in 10,8 cm, cioè il diametro della grondaia di Musselburg.

Maria Stuarda, accusata di aver giocato a golf pochi giorni dopo l’assassinio del marito, lord Darnley, al quale delitto non sarebbe stata peraltro del tutto estranea.



A Edimburgo, in Scozia, nel 2004 hanno battuto all’asta per 24 mila sterline (36 mila euro) una palla da golf fatta di piume. La costruì nel 1790 W. Robertson padre di Allan, celebre golfista britannico del passato.


Dentro una pallina da golf c’è un cuore di gomma morbida e schiuma avvolto da filamenti ed elastici. La misura standard è di 4,3 centimetri di diametro, 13,5 centimetri la circonferenza per un peso di 45,9 grammi.

Sulla superficie di una pallina da golf regolamentare devono esserci 336 fossette.


«I dipendenti giocano a calcio, i capi a tennis, i dirigenti a golf: più grande è il potere, più piccole sono le palle» (Jay Leno)


«Per giocare a golf non è necessario essere stupidi. Però aiuta» (George Bernard Shaw)