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 2016  aprile 15 Venerdì calendario

E LE DONNE DANNO UNO SCHIAFFO AL MASCHILISMO


È una guerra che sembra non fermarsi. Donne contro uomini e quindi uomini contro donne. Per sport. E soprattutto per soldi. Dopo Djokovic, tocca alle star del soccer Usa alzare la voce per chiedere par condicio: almeno nel portafoglio. Guidate dalle capitane Carli Lloyd e Becky Sauerbrunn, cinque superstar della nazionale donne di calcio Usa hanno infatti fatto causa alla Federazione calcistica per discriminazione salariale. Una levata di scudi che fa il paio con l’iniziativa del numero del tennis mondiale, Novak Djokovic, che non più tardi di una settimana fa aveva fatto clamore con un’uscita poco fair: “Io sono per il potere alle donne, ma è giusto che noi uomini guadagniamo di più, perché siamo più seguiti”. E ancora: “Le donne nel tennis vivono alle spalle degli uomini”.

Quasi per una legge del contrappasso, ecco che dagli Stati Uniti parte la controffensiva rosa: la Lloyd, insieme alle Sauerbrunn, Alex Morgan, Megan Rapinoe e Hope Solo hanno portato la loro azione legale davanti alla Equal Employment Opportunity Commission affermando di esser state pagate quasi quattro volte meno dei loro colleghi maschi. “I numeri parlano da soli”, ha dichiarato la Solo: “Siamo le migliori del globo, abbiamo vinto tre Coppe del Mondo e quattro Olimpiadi, invece la nazionale maschile viene pagata quattro volte più di noi solo per presentarsi in campo”. La causa arriva in giorni in cui il sindacato che rappresenta le atlete è impegnato in un braccio di ferro con la federazione che vorrebbe far valere i termini del contratto collettivo di lavoro fino a dopo i Giochi di Rio. A nome delle campionesse, il sindacato sostiene invece che il contratto può essere rotto in qualsiasi momento. Le superstar del calcio femminile americano sono “lavoratrici salariate”, pagate da US Soccer circa 72 mila dollari all’anno per 20 partite, a differenza dei calciatori che vengono retribuiti solo se scendono in campo. Le donne sostengono tuttavia che la struttura dei bonus e dei premi partita fa sì che il loro salario complessivo sia molto inferiore alla nazionale maschile.

Gli atleti incassano infatti 5 mila dollari per partita persa e fino a 18.000 per ogni vittoria: per le calciatrici il “premio” è di 1.350 dollari per ogni successo, nulla però in caso di sconfitta o di pareggio. Per le atlete, “questo è profondamente ingiusto. Siamo state il motore del calcio negli Usa, negli ultimi 30 anni se il nostro sport è decollato lo si deve a noi”, si legge in un comunicato abbastanza piccato. Come la risposta che la numero 1 del tennis mondiale femminile. Serena Williams, aveva spedito indirettamente al suo collega serbo: “Non credo che nessuna donna, non solo le tenniste, dovrebbe inginocchiarsi mai ai piedi di un uomo per ringraziarlo. Quanto al tennis credo che, anch’io e mia sorella, abbiamo fatto alzare molto le cifre di questo sport”. Su questo nessuno può darle torto. Ma il problema è sempre lo stesso: il mercato.
Forse invece di pensare all’equiparazione di genere bisognerebbe pensare a un sistema di retribuzione che dipende dal mercato: chi muove un giro d’affari più ampio, guadagna di più.