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 2016  aprile 15 Venerdì calendario

APPUNTI SU DAVIDE CASALEGGIO PER IL FOGLIO ROSA


JACOPO IACOBONI, LA STAMPA 15/5 –
In uno strano funerale, dove commozione vera, di militanti o simpatizzanti, si mescolava a mal dissimulate ambizioni, il momento più toccante è stato sicuramente quello in cui il figlio di Gianroberto Casaleggio, Davide, ha ricordato il padre. «Nessuno poteva dire di conoscerlo davvero», ha detto. Era «audace perché aveva l’audacia di vedere il futuro prima degli altri e di crederci». «Era riservato», esattamente come Davide: il teorico dello streaming ha dato disposizioni molto precise, post mortem, sul «divieto dell’uso di cellulari e di fare foto o riprese, anche per uso personale», ha avvisato il sacerdote, don Marco Salvioli. Casaleggio non voleva che il suo funerale diventasse uno show, meno che mai uno streaming. C’è solo parzialmente riuscito; metafora di una parabola contraddittoria che ci vorrà ancora tempo per decifrare in maniera soddisfacente.
Di certo ieri Davide ha parlato come fosse un leader. Non è stato soltanto un ricordo toccante, come pure inevitabilmente era. È stato il discorso di una figura consapevole del ruolo che sta per assumere, anche nel giorno del dolore. Ha creato una narrazione, molto più di quanto abbia mai saputo fare Di Maio. Le parole sono importanti: e allora, «oggi volevo raccontarvi una storia». Certo, Gianroberto Casaleggio che aveva «profonde intuizioni», che «non si arrendeva mai». Ma è stato soprattutto un discorso «motivazionale» in senso tecnico, una pratica assai cara alla Casaleggio associati: è come se Davide non si fosse limitato a ricordare il padre, ma si fosse caricato un po’ sulle spalle la comunità del movimento. Da questo punto di vista i giudizi su un Davide poco politico ieri sono parsi fuori focus. Il racconto del palloncino ha svolto in questa celebrazione un po’ lo stesso compito che ha il discorso di Al Pacino in Ogni maledetta domenica: una programmazione psicologica collettiva, una terapia di gruppo in cui era palese che lui è un capo, e prova a serrare le file di una litigiosità latente che obiettivamente c’è, nel movimento cinque stelle: «Un gruppo di 50 persone stava seguendo un seminario, quando l’oratore si fermò e decise di dare un palloncino a ognuno di loro e di fargli scrivere il proprio nome sopra. Poi tutti i palloncini furono raccolti e messi in una stanza. Poi disse loro di entrare e trovare in cinque minuti il palloncino con il proprio nome sopra. La scena fu questa: tutti erano freneticamente alla ricerca del palloncino col proprio nome, ognuno si scontrava con l’altro, spinte, gomitate….nella stanza regnava il caos totale. Nessuno trovò il suo palloncino. Vista la prova fallimentare fu chiesto a ognuno di prendere un palloncino a caso e di darlo alla persona a cui apparteneva». «Questo è quello che sta accadendo nella nostra vita - ha narrato Davide. Tutti siamo alla ricerca tremenda della felicità, giriamo come delle trottole ma non riusciamo a trovarla. La nostra felicità sta in quella delle altre persone, rendete loro felici e avrete la vostra. Mio padre non ha mai tenuto per sé palloncini. Li ha sempre donati agli altri con il sogno di cambiare il Paese. Chi ha ricevuto un palloncino da mio padre lo conservi con cura. Chi condivide il suo sogno lo persegua senza mollare». La traduzione per i capi del direttorio la farà più tardi: state uniti. Non vi fate la guerra tra voi.
Insomma, Davide parla da leader. Non si nasconde. Più tardi arriverà persino a brindare - lui ostile a uscire a cena coi colleghi - con un sorriso malinconico, al bar Magenta, sia pure senza intrattenersi molto con nessuno. Notevole invece che Luigi Di Maio si sia fermato a parlare a tu per tu, in quel bar, con Luca Eleuteri, il socio di Gianroberto. Ennesima testimonianza di alcune cose. Uno, che Di Maio è strutturale all’azienda più di chiunque altro. Due, che il problema di Davide sarà, a breve, far accettare agli altri il patto D-D; distribuendo magari un po’ di potere anche a qualcun altro.
Esistono poi altri due punti che apparivano chiarissimi, ieri. Il primo è che il know how dell’azienda in questo momento è difficilmente (eufemismo) trasferibile, in breve tempo, e ha un costo. Il secondo, che o il gruppo parlamentare tenta la strada (assai difficoltosa) di sganciare l’azienda attraverso un lauto contratto di consulenza, o sarà ancora l’azienda il tribunale di ultima istanza delle tante questioni e controversie dentro il Movimento. Davide ha una carta fondamentale; ieri ha dato l’impressione di saperla anche retoricamente usare.

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JACOPO IACOBONI, LA STAMPA 14/5 –
La prima conseguenza politica della scomparsa di Gianroberto Casaleggio è che si va verso uno «spoils system» (un cambio di staff) nella comunicazione del M5S. Ora si rifaranno sotto i tanti nemici di Ilaria Loquenzi, forse anche a breve, e di Rocco Casalino, l’ex del Grande Fratello.
La seconda conseguenza è che Beppe Grillo garantirà la continuità tra padre e figlio: il fondatore del Movimento ha un rapporto affettuoso e quasi da zio con Davide; le occasioni a tre - Grillo, Casaleggio e figlio - sono state tantissime. In più, particolare non secondario, l’associazione giuridica «Movimento cinque stelle» è intestata a quattro persone, e in caso di morte di Gianroberto era già previsto che subentrasse il figlio. L’ultima novità è che nasceranno, accanto al direttorio, tanti mini-direttori regionali; in sostanza i parlamentari deciderebbero candidature e sorti del Movimento nelle aree di competenza. Una strutturazione da partito che è il primo tradimento, dopo la morte, della volontà di Casaleggio, che aveva dettato questa regola: «I parlamentari non si occupino dei territori, altrimenti diventiamo un partito di cordate locali». Di Maio e Di Battista invece, all’unisono, dicono «ora tutti in prima linea».
Una delle prime cose che Davide e Di Maio gestiranno è la questione dei parlamentari contro la comunicazione. Fino a oggi Loquenzi e Casalino erano stati protetti dal cofondatore, che non ha mai voluto concedere al gruppo parlamentare la testa di nessuno dei due anche solo per ribadire il suo potere di scelta, che gli spettava da regolamento del M5S (per la verità il gruppo è andato moto vicino a prendersi quella della Loquenzi, le votò contro ma Casaleggio - come La Stampa anticipò - fece annullare il voto e rivotare finché la fiducia non le venne riconfermata). Sennonché i due, forti di questa copertura, hanno accentuato atteggiamenti invisi alla grande maggioranza dei parlamentari; Loquenzi andando in giro a dire che tanto sfiduciarla era impossibile, perché Casaleggio l’avrebbe rimessa al suo posto; e Casalino spintosi a definire - non solo in alcune chat private del movimento, che abbiamo potuto leggere - che i senatori erano degli «incapaci». Ora inesorabilmente questi nodi verranno al pettine. E vengono al pettine perché anche Luigi Di Maio s’è persuaso che bisogna cambiare.
In occasione della prima, tentata spallata a Loquenzi, il direttorio aveva tenuto una posizione ambigua, inizialmente assecondando l’assemblea, e poi allineandosi allo stop imposto da Casaleggio. Adesso anche Di Maio si sarebbe convinto del tutto di sostituire Loquenzi - ovviamente una volta ottenuto il benestare di Davide Casaleggio, che non ha nessuna inclinazione particolare in difesa di chicchessia. Davide lascerà che queste dinamiche seguano il loro corso normale, senza intervenire su questi punti. Il primo tangibile risultato del patto DD (Davide-Di Maio).
È assai improbabile che Di Maio possa voler nominare la fidanzata Silvia Virgulti a capo della comunicazione. Quanto a Casalino, basti dire quello che narra un senatore: «Senza Casaleggio lui non terrà più». In precedenza ogni volta che questo delicato equilibrio tra Roma e Milano veniva contestato si faceva sentire il tribunale di ultima istanza rappresentato dal cofondatore. Ora questo tribunale non c’è più e la dinamica mostra tutta la sua fragilità. E poi: che faranno i non pochi scontenti della guida Di Maio?
Lui vuole gestire in proprio il rapporto con Davide, senza nessuna interposizione, e ha dunque bisogno alla comunicazione di una persona di sua fiducia. Ma Davide, protetto da Grillo, si terrà un’ultima parola, perché sa che staccare Roma da Milano significa staccarla dall’azienda di famiglia: il che è anche giuridicamente impossibile, al momento. Di certo i due hanno qualcosa in comune: anche la compagna di Davide appartiene a quell’universo «motivazionale» - è tra l’altro campionessa di bike estrema - che tanto ha cementato la cellula fondativa della Casaleggio associati, compresi quelli che poi hanno preso la strada di Roma.

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JACOPO IACOBONI, LA STAMPA 13/4 –
Ora tutto si gioca nella dinamica tra Davide, il figlio di Gianroberto Casaleggio, e Luigi Di Maio, il leader del direttorio dei Cinque Stelle. I due per ora hanno un patto.
Che è riassunto simbolicamente in un incontro cruciale avvenuto ieri. Il giovane di Pomigliano d’Arco, salito tutto solo a Milano per recare visita in ospedale, s’è però intrattenuto - particolare decisivo - nel primo pomeriggio alla Casaleggio, a salutare Davide. Da soli. Nessun altro. Il perché proviamo a spiegarlo.
Gianroberto Casaleggio era stato di fatto scalato mentre era ancora in vita (in ospedale si era fatto registrare con un nomen omen: Gianni Isolato). Aveva in parte provato a gestire e in parte subìto, complice la malattia e la crescente stanchezza, l’idea stessa di un direttorio nel Movimento cinque stelle. Aveva certamente subìto - per debolezza e affievolimento delle forze - la metamorfosi di quei parlamentari che aveva creato, così in breve romanizzati e assimilati dal sistema, soprattutto su due punti cruciali delle regole che lui aveva dettato: non si va in tv, «una tv morta e di sistema», si prendono solo 2500 euro al mese e si restituisce tutto il resto; regole che di fatto non esistono più da tempo: oggi le webstar del Movimento ricevono quasi sempre sui dodicimila o tredicimila euro al mese tra indennità e rimborsi, e sono in tv dalla mattina alla sera. Nulla di male, tanto meno di illegale, ma Gianroberto Casaleggio non voleva questo, e Grillo aveva promesso il contrario. Se ciò è avvenuto è perché Casaleggio aveva già perso ancor prima di morire: la politica romana l’aveva già sconfitto, inglobando e blandendo i ragazzi che lui - sia pure sotto il velo dell’«uno vale uno» - riteneva di controllare anche usando espulsioni, o il peso della sua autorevolezza, o semplicemente la paura che sapeva incutere.
Aveva dovuto mollare da tempo il controllo sui testi del blog - che ormai vengono composti spessissimo direttamente a Roma, da personaggi culturalmente elementari e rudimentali rispetto a lui. Si era tenuto però due cose cruciali: la struttura dei server - cioè le chiavi materiali del blog, l’unico vero strumento politico unificante di quel magma che altrimenti sarebbe stato ed era il Movimento; e il sistema aziendale dei clic e dei siti satellite (con annessa pubblicità). Guarda caso, due prerogative aziendali che, alla Casaleggio, si devono - da quel che ci risulta - a Davide, il figlio avuto dalla prima moglie inglese. Gianroberto era l’uomo delle visioni, ma Davide era il braccio; da tempo e sempre di più.
Davide però non è un politico - anche il padre non lo era, nel senso della politica capace di mediare, di cambiare posizioni, la politica come una forma, anche nobile, di intelligenza relazionale, ma era un appassionato di politica e di visioni (spesso distopiche e apocalittiche). Mentre Davide è sostanzialmente un manager, capace e freddo come manager, molto preparato, uscito dalla Bocconi, più abile del padre sul fronte dei soldi, ma non dotato dell’interesse politico comunque fortissimo che aveva il genitore. La tenaglia che si delinea per quel partito-azienda che è il Movimento cinque stelle è, dunque, tutta qui: pensati come separati, il Movimento e l’azienda si sono fatalmente sovrapposti non fosse altro che per una ragione: sui server dell’azienda avvengono le tanto sbandierate elezioni online, credibili o meno che le giudichiate. L’azienda detiene il blog di Grillo. Incassa sui video delle webstar parlamentari. Può rinunciare il Movimento alla retorica delle elezioni on line? O alla finzione che, dietro il blog, ci siano Grillo e Casaleggio e non, poniamo, Di Maio, la fidanzata Silvia Virgulti (o ancor meno l’ex del grande fratello Casalino)?
La partita si giocherà qui, è inesorabile. Il direttorio deve mettere le mani anche formalmente su quei server, quel sito - e in prospettiva anche sull’associazione giuridica «MoVimento cinque stelle», al momento intestata a Beppe Grillo, Enrico Grillo, Enrico Maria Nadasi e Gianroberto Casaleggio. Oppure deve tenersi ben caro l’appeasement con Davide, che da tempo fa tutto alla Casaleggio, e chiarissimamente è stato investito di una successione che abbiamo già raccontato: da tempo Gianroberto smistava tutto e tutti, anche delicate scelte politiche, al figlio, che le faceva pervenire a Di Maio. Il patto tra i due, Davide e Di Maio, è stato per ora rinnovato. Di certo però alla Casaleggio hanno sempre visto Di Maio e Di Battista come «i nostri ragazzi»; fungibili. E Davide li considerava fino a ieri come sottoposti al duo decisionale dell’azienda. Loro, dotati di enorme ambizione anche se non di carisma, lo accettavano a stento da Gianroberto, ma lo accetteranno dal figlio? E d’altra parte, Davide saprà diventare un po’ «politico» per non finire scalato in breve tempo? Se l’hanno fatto col padre, parrebbe ancor più possibile con lui. Ma proprio un freddo - a differenza dell’emotivo Gianroberto - potrebbe rivelarsi un osso più duro per i due capipopolo napoletano e romano.

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MARCO IMARISIO, CORRIERE DELLA SERA 15/4 –
Anche a questo servono i funerali. A rendere ufficiale una successione. «Chi condivideva il suo sogno lo persegua sino alla fine, senza mollare mai. Ciao papà».
La voce di Davide Casaleggio si incrina solo all’ultimo, al momento del saluto. Quando sale sull’altare, il suo discorso rappresenta il più doloroso dei debutti. Gli occhi di tutti sono su di lui, e non stanno guardando un figlio che ha perso il padre, ma l’uomo che ne ha raccolto l’eredità politica e aziendale, in un intreccio familiare dove risulta difficile capire chi ha lasciato l’impronta maggiore sull’altro. Gianroberto aveva puntato forte fin da subito su Davide, portandolo in azienda appena laureato. Ma il figlio aveva insegnato al padre come si costruisce un movimento attraverso il web, gli aveva aperto le porte di una conoscenza molto più pratica e terrena di quelle che per inclinazione frequentava il cofondatore di M5S. Nel 2004, quando Casaleggio senior comincia a dare forma all’utopia di Beppe Grillo, applica i dettami contenuti in un libro scritto in tempi non sospetti da Davide. Il titolo è I modelli dell’e-business , e dice molto meno del sottotitolo, che invece rivela appieno la natura dell’opera: manuale pratico per un’efficace strategia di presenza online. L’anno di pubblicazione è il 2002, Davide lo ha scritto a 26 anni, appena uscito dalla Bocconi, il Movimento è ancora lontano dal nascere, ma l’embrione è già contenuto in quelle pagine.
Il sodalizio
Padre e figlio sono sempre stati una cosa sola. La prova è nel ricordo di Davide, che quando comincia a parlare dal pulpito della chiesa di Santa Maria alle Grazie per consegnare un ricordo che deve per forza anche essere testamento e bilancio politico non dedica una parola alle teorie che in vita sono valse a Gianroberto Casaleggio dileggi e sfottò. Quello era il suo giardino segreto. «La sua migliore caratteristica è sempre stata quella di essere un gran lavoratore, un uomo tenace e audace. Da bambino non faceva i capricci per avere il suo giornalino preferito, lui si stendeva direttamente sopra le rotaie del tram». La riservatezza è un tratto di famiglia, rivendicato da Davide. «Non lo conoscevano davvero, non sapevano davvero chi era, e io ne sono orgoglioso». La cerimonia breve, quasi austera, ne è una ulteriore prova. La famiglia aveva chiesto di non sventolare bandiere, e in effetti sul piazzale ce ne sono poche, come pochi sono i mazzi di fiori e le corone. In chiesa c’è Umberto Bossi, una sorpresa, che rimarcherà «l’affinità» tra M5S e la sua Lega Nord. A messa già cominciata arriva la delegazione del Pd, il vicesegretario Lorenzo Guerini, il deputato Emanuele Fiano e il segretario cittadino Pietro Bussolati. La loro presenza è un atto forse dovuto, comunque un gesto di rispetto, che viene accolto con sentimenti diversi. Quando appare nella piazza, il terzetto Pd riceve sparuti applausi. Al momento dell’ingresso in chiesa parte una bordata di fischi e improperi. Poca cosa, comunque.
Il coro
Beppe Grillo, mai visto così provato, arriva invece in anticipo, al seguito dei cinque del Direttorio, ripetendo lo stesso ordine di marcia fatto ieri per la visita alla camera ardente. Siedono tutti sulla prima panca, e dietro di loro l’ampia rappresentanza dei parlamentari pentastellati, compresi i candidati alle prossime amministrative. C’è anche, e viene accolto bene, Federico Pizzarotti, il sindaco di Parma in odor di eresia. Non era giornata di divisioni, non è questo quel che chiede la folla radunata fuori dalla chiesa, che più volte, soprattutto all’uscita del feretro scandirà il coro «Onestà, onestà», il mantra dei Cinque stelle. Quando lo sentono, i parlamentari e i cinque membri del Direttorio applaudono, salutano, appaiono rinfrancati dalla manifestazione di affetto nei loro confronti.
L’alleanza
Ma se ai funerali «politici» e non solo quelli si va soprattutto per scrutare le reazioni di chi resta, per leggere dei segnali di quel che sarà, non resteranno che due immagini. La prima è l’abbraccio enfatico, ripetuto, dei due giovani dioscuri. Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista non sono mai sembrati così uniti, e la loro intesa cordiale è continuata anche al bar Magenta, per l’ultimo brindisi in onore di Casaleggio. La seconda, più importante, è la deferenza con la quale Davide viene abbracciato dai maggiorenti pentastellati. «Sta nascendo un capo» dice un militante che assiste alla scena. Alla vigilia del funerale ha lasciato ben presto la camera ardente per tornare in ufficio, prendere subito possesso del suo nuovo ruolo gli sembrava il modo migliore per onorare il padre. L’aneddoto sui cinquanta seminaristi chiamati a scrivere il proprio nome sopra un palloncino non è inedito, ma lo ritiene il più adatto a spiegare una figura complessa come quella di suo padre. «Tutti erano alla ricerca del palloncino, tutti siamo alla ricerca della felicità, che consiste nel darla alle altre persone. Mio padre non ha mai tenuto alcun palloncino per sé, li ha sempre donati con il sogno di cambiare questo Paese». Alla fine Davide si commuove. L’ultimo saluto a chi non c’è più è sempre una questione privata. A volte lo sono anche i passaggi di consegne.

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EMANUELE BUZZI E MARCO IMARISIO, CORRIERE DELLA SERA 13/4 –
«Presto non avrete più bisogno di parlare con me...», Gianroberto Casaleggio si rese subito conto che quella battuta poteva prestarsi anche a interpretazioni non politiche. Appena uscito dal solito bar in via Morone, camminava a fatica, sottobraccio al fedele Pietro Dettori, storico impiegato della sua azienda. «Scusate, oggi proprio non ce la faccio».
Era il primo pomeriggio di venerdì 11 marzo, e molto se non tutto era stato appena deciso, in una riunione mattutina alla quale erano presenti i cinque del direttorio, Beppe Grillo che a Milano stava trattando le nuove date del suo spettacolo, lui e suo figlio Davide. Nessun altro. Quel giorno si parlò di ciò che sarebbe accaduto nel Movimento Cinque Stelle. Casaleggio verrà ricordato soprattutto per la sua teoria del web come arma di liberazione politica. Ma nella vita quotidiana della sua creatura hanno sempre inciso di più le doti di pianificatore, il pragmatismo quadrato. Mai avrebbe consentito che la sua scomparsa potesse coincidere con l’anno zero. E quella riunione serviva a lasciare linee guida chiare, almeno nella loro enunciazione.
La prima, e la più importante, riguarda la ricerca di un nuovo leader, dotato di quei poteri riservati finora ai due cofondatori. A farla breve, il candidato premier alle prossime elezioni politiche, giudicate imminenti. La scelta avverrà entro il prossimo giugno, naturalmente online, su questo Casaleggio non ha mai voluto sentire discussioni, nonostante i recenti pasticci. Piaccia o non piaccia, all’interno del Movimento a molti non piace, ma ogni indizio porta all’incoronazione di Luigi Di Maio, non a caso etichettato da Grillo come un «Casaleggio senza capelli». Più di una battuta.
Il Casaleggio originale sapeva bene che il successo ottenuto alle elezioni politiche del 2013 aveva chiuso in modo definitivo la fase pioneristica del Movimento Cinque Stelle. Il direttorio non gli venne imposto ma fu una sua scelta, necessaria per colmare il vuoto lasciato da Grillo, che dopo le Europee del 2014 aveva mollato la presa. Anche se la malattia non l’avesse vinto in così poco tempo, era già stato deciso di assegnare maggior potere decisionale al gruppo dei cinque parlamentari che avranno voce in capitolo anche su selezione dei candidati ed espulsioni. Il baricentro si sposterà sempre più a Roma.
Ma il cosidetto movimento-azienda non finisce certo con la morte del titolare della Casaleggio e associati. Suo figlio Davide diventerà il titolare del sistema operativo che consente l’accesso al blog. I codici del Movimento Cinque Stelle restano così in famiglia, e non si tratta certo di una promozione. Erano mesi ormai che Casaleggio junior faceva le veci del padre, spesso impossibilitato a svolgere il proprio lavoro. La famosa scomunica di Federico Pizzarotti e degli altri sindaci 5 Stelle «in cerca di visibilità» apparsa sul sacro blog era firmata dal padre ma concepita e scritta dal figlio, così come la recente intemerata nei confronti di un giornalista della Stampa «reo» di aver parlato delle reali condizioni di salute del cofondatore milanese. La successione dinastica avverrà anche sul piano legale e amministrativo. Gianroberto Casaleggio era infatti uno dei quattro membri dell’associazione a cui fa capo il Movimento Cinque Stelle, titolare della proprietà del simbolo e del conseguente potere di revoca. La sua quota verrà rilevata da Davide. A volerlo è stato soprattutto Grillo.
La scomparsa del suo alter ego avrà conseguenze anche per lui. Casaleggio aveva assecondato il passo indietro dell’amico, senza mai condividerlo fino in fondo. Era consapevole del fatto che al momento non è dato un M5S senza Grillo. Le dichiarazioni pubbliche non andavano in tal senso, ma era una delle sue maggiori preoccupazioni. L’ex comico, momentaneamente tornato a essere tale, ha promesso di rimettersi in gioco, non da subito.
Nei prossimi mesi la sua presenza si sentirà soprattutto sul blog. Quando verranno nuove elezioni politiche, l’impegno cambierà. Grillo sarebbe pronto eventualmente a sobbarcarsi anche un altro «Tsunami tour», come nel fatidico 2013.
Casaleggio se n’è andato con la consapevolezza di lasciare dietro di sé equilibri incerti. Ma non era un uomo tenero. La vocazione autoritaria di M5S veniva da lui. L’ultimo lascito è una stretta sulle regole, con l’introduzione di un antico pallino, un ricorso maggiore alla pratica del «recall», ovvero l’avvio della procedura di espulsione di un eletto nel caso quest’ultimo riceva la sfiducia di almeno 500 iscritti del territorio di provenienza. L’adesione alle regole non ha mai previsto deroghe , meno che mai adesso. Con la sua scomparsa ci saranno possibili riposizionamenti interni, e altrettanti mal di pancia. La risposta sarà sempre la stessa.

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ANNALISA CUZZOCREA E MATTEO PUCCIARELLI
Un voto on line per scegliere il candidato premier. Già a fine giugno, dopo le elezioni amministrative. È a questo che punta l’ala “pragmatica” del Movimento 5 stelle, quella che fa capo a Luigi Di Maio e che vuole che il suo ruolo venga ufficializzato una volta per tutte. Gli “ortodossi” però frenano e ora hanno un nuovo punto di riferimento: quel Davide Casaleggio che raccoglie l’eredità del padre, le chiavi del blog, e che non è disposto ad accelerazioni di sorta. E con lui Roberto Fico. Un inedito asse che segna una svolta nei rapporti interni al Movimento.
Ieri Beppe Grillo e i cinque del direttorio sono stati insieme tutto il giorno. A metà mattinata arrivano alla camera ardente dell’istituto auxologico italiano. Subito fuori dalla sala, dietro a un cordone di polizia che fa passare solo parenti e amici, c’è la senatrice Barbara Lezzi con in braccio un bambino di pochi mesi che cerca di afferrarle i capelli. Dentro, la bara è aperta. Il corpo del fondatore è al centro della stanza. I fiori sono pochissimi. La stanza è austera come i volti di chi la presidia. Gianroberto Casaleggio ha l’immancabile cappellino grigio. «Sembra sereno», dicono tra loro i parlamentari che più gli sono stati vicini, quasi a farsi coraggio. Appaiono turbati. Tutti. Il figlio Davide scambia poche parole cortesi con chi arriva a fargli le condoglianze.
I parlamentari del Movimento entrano ed escono. Siedono con la testa bassa, come in preghiera. Arrivano alla spicciolata Riccardo Nuti, Dalila Nesci, Federica Dieni, Vito Petrocelli, Laura Castelli, Federico D’Incà, Andrea Cioffi, Vito Crimi, Paola Taverna, Danilo Toninelli. A chi gli chiede del futuro, quest’ultimo risponde solo che «il futuro è oggi, ma adesso è il momento di pensare al dolore». I cittadini e i semplici simpatizzanti che decidono di passare a rendere omaggio sono pochissimi. Non ci sono attivisti, non ci sono bandiere. Al mattino presto, senza riuscire a parlare neanche con Davide, era passato Carlo Freccero: «Un anno fa, prima che io venissi nominato consigliere Rai grazie ai loro voti — racconta — andai da Casaleggio a fare un video per il blog, ma lo avvisai: “Siamo diversi, io sono novecentesco, per me la destra e la sinistra esistono”. “Ma no, dai, ti devo spiegare”, mi rispose lui. Peccato aver sempre rimandato quell’incontro».
«Tutti in prima linea. Non si molla di un millimetro», scrivono sulle loro pagine Facebook Ales- sandro Di Battista e Luigi Di Maio. È una citazione delle ultime parole scritte dal fondatore sul blog («Io non mollo»). Ma anche un invito a compattarsi e andare avanti. Di come, i parlamentari ne parleranno in una riunione congiunta martedì prossimo.
Secondo gli ortodossi, in contrasto con la cordata che ormai tutti chiamano i “dimaiani”, adesso bisogna pensare alle amministrative e a far funzionare bene “Rousseau”, il nuovo sistema operativo lanciato mezz’ora dopo la morte del guru. Qualsiasi consultazione interna a breve sarebbe una «sgrammaticatura temporale» che l’ala più affezionata al «non ci sono capi» — quella incarnata dai militanti delle origini come Fico — non intende avallare. Se ne discuterà quando ci sarà una data per le politiche, non prima.
L’ipotesi più probabile, allora, è che nei prossimi mesi Beppe Grillo, suo malgrado, tornerà a ricoprire un ruolo centrale: glielo chiedono quasi tutti gli attori in gioco. E potrebbe diventare, di nuovo, la figura centrale delle prossime amministrative. Mettendo la faccia nelle città considerate contendibili. Il voto di giugno sarà infatti il test fondamentale per capire se l’M5S possa davvero sfidare il Pd. E se, stavolta, sia pronto a fare il salto di qualità. Roma e Torino sono considerate competizioni aperte; Napoli, Bologna e Milano no.
Nel capoluogo lombardo c’è addirittura il rischio di andare sotto al 10 per cento. Con Dario Fo — ascoltatissimo vecchio saggio di Casaleggio e Grillo, oggi parlerà anche al funerale — che potrebbe “tradire” l’M5S per appoggiare il suo antico compagno della allora lista Fo (erano esattamente dieci anni fa) Basilio Rizzo, presidente del Consiglio comunale e candidato sindaco della sinistra radicale. «Le elezioni a Milano per i Cinque Stelle saranno un disastro: ci sono stati degli errori…», è la cupa profezia del premio Nobel.

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ANNALISA CUZZOCREA MATTEO PUCCIARELLI, LA REPUBBLICA 13/4 –
La paura è il caos. Il timore, all’interno del direttorio e nel girone più vicino ai prescelti da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, è che la morte del cofondatore del Movimento - dopo i giorni del commiato e del dolore - lasci in eredità una guerra per bande impossibile da gestire per chi rimane. «Beppe deve tornare al suo posto, almeno per un po’», dice una delle parlamentari più vicine ai vertici. Sottovoce, facendo attenzione che nessuno la ascolti. La direttiva impartita dall’ufficio di comunicazione - da quel Rocco Casalino il cui posto ora è pesantemente in bilico - è non parlare, non dare interviste. «Non c’è alternativa - racconta lei - Davide Casaleggio può avere un ruolo tecnico, ma non è come il padre. E certo, Di Maio potrebbe essere la guida politica o far parte di un triumvirato insieme a Roberto Fico e Alessandro Di Battista, ma tutto questo deve passare da un voto. Gianroberto li aveva scelti come coordinatori, la rete li aveva ratificati, ora ci dev’essere un nuovo passaggio per dare autorevolezza a quei nomi ».
A turno, si invocano il ruolo della rete o il ritorno a pieno ritmo del garante. Perché - come ha detto Dario Fo nel suo commiato sul blog - la scomparsa di Casaleggio «è una perdita gigantesca per il Movimento e non so immaginare quali conseguenze possano verificarsi». Nessuno sa quel che potrà accadere, perché in campo ci sono almeno quattro schieramenti. Il figlio Davide che lavora col padre dal 2009 e che negli ultimi due anni è stato coinvolto in tutte le decisioni importanti - può contare sulla fedeltà della struttura. Il fantomatico staff dell’azienda. Coloro che hanno le chiavi del server, le password per farlo funzionare e nelle cui mani sono le votazioni on line e tutta l’organizzazione mediatica dei 5 stelle (non ce n’è un’altra, quella sul territorio è stata chiesta invano da un sindaco come Federico Pizzarotti le cui istanze sono sempre state fatte cadere nel vuoto). E per questo viene temuto. Chi lo conosce, lo racconta come uno «duro», molto più del genitore. Un trentanovenne laureato alla Bocconi, esperto di web marketing e teoria delle reti. Sempre accanto al padre negli ultimi anni - era lui a sostenerlo nei primi passi della marcia Perugia-Assisi per il reddito di cittadinanza, la primavera scorsa, senza mai dire una parola - incarna la linea ortodossa cui fanno riferimento parlamentari rimasti in ombra negli ultimi mesi come Vito Crimi e Roberta Lombardi. Dall’altra parte c’è un carattere opposto: il pragmatico Luigi Di Maio, il primo ad arrivare ieri in ospedale a Milano. Quando i suoi colleghi a Montecitorio ancora singhiozzavano attoniti, lui era già sul treno. Luigi e Davide. Ci sono stati solo loro, per ore. Prima dell’arrivo di Roberto Fico insieme a Beppe Grillo. Ben prima di Alessandro Di Battista. Proprio quest’ultimo è uno degli uomini ormai schierati con Di Maio. Che lo ha aiutato nell’ascesa della sua favorita a Roma, Virginia Raggi, contro il candidato preferito dalla Lombardi, Marcello De Vito. Così come con Di Maio sono i “lealisti” Danilo Toninelli e Alfonso Bonafede, capifila della cordata che nei 5 stelle la maggior parte considera vincente. Contro di lui, c’è quell’”asse del nord” che - bloccato da Casaleggio - aveva tentato di cacciare la responsabile della comunicazione alla Camera Ilaria Loquenzi. E che considera lo spazio dato all’”enfant prodige” eccessivo in un Movimento in cui doveva vigere la regola “uno vale uno”. Sono Giorgio Sorial, Laura Castelli, Federico D’Incà, Silvia Benedetti. Che spesso hanno unito i loro sfoghi a quelli di altri deputati scontenti come Federica Daga e Patrizia Terzoni, ma senza mai organizzare il dissenso . Impossibile, finché c’era Casaleggio a imporre la sua volontà. Ma ora? Cosa accadrà adesso che nessuno potrà più dire «Decide Gianroberto», com’è stato per la sostituzione di Patrizia Bedori a Milano o per la scelta di non correre in città con meet up litigiosi come Ravenna, Salerno, Latina. Per non parlare della decisione - promossa in realtà da Di Maio, ma coperta dal fondatore di non votare il supercanguro al Senato sulle unioni civili affossando la stepchild adoption, l’adozione del figlio del partner nella coppia omosessuale. Tra gli scontenti dell’ascesa di Di Maio, ci sono poi alcuni senatori: Nicola Morra, Mario Giarrusso, tutti coloro che avrebbero aspirato a ruoli maggiori. Con l’avvento del sistema operativo Rousseau (per prendere ogni decisione interna), varato ieri un’ora dopo la morte del guru come una specie di eredità, Morra, Paola Taverna, Nunzia Catalfo, avranno - insieme ad altri - dei ruoli di raccordo sulle leggi da scrivere e le informazioni da condividere, ma è poca cosa rispetto al “triumvirato”. E insomma, anche il loro scontento potrebbe tornare a farsi sentire.
Resta in disparte Roberto Fico, sempre attento a non tradire le origini che ancora pochi giorni fa Casaleggio ricordava sul blog dicendo «io non mollo». Quel «non ci sono capi» che vale oggi come testamento (in attesa che si sappia se ce n’è davvero uno reale, che magari lascia disposizioni precise sulla proprietà del blog e su quella del simbolo). «Quello di oggi è un dispiacere immenso per un amico prima di tutto e poi per una persona che non accettava lo stato delle cose e voleva cambiarle - dice Fico dopo il suo arrivo a Milano - non si è mai arreso e non lo farà ora».
C’è un ulteriore schieramento ed è quello di chi - come il sindaco di Parma Federico Pizzarotti (seguito al Senato da Elisa Bulgarelli e in Europa da Marco Affronte) chiede un congresso in cui si discutano ruoli e obiettivi. E una struttura che dia loro forma. Anche loro - davanti a un vuoto di potere - torneranno a farsi sentire con più forza. Negli ultimi mesi il “samurai” (soprannome del fondatore) stava lavorando a un nuovo modello di struttura dove «più che il potere, venissero distribuite le responsabilità», spiega un consigliere che con il guru parlava spesso. «Il marchio del M5S probabilmente verrà donato a tutto il Movimento e la Casaleggio Associati tornerà a fare ciò che faceva con Antonio Di Pietro: un servizio di consulenza, regolato da un contratto». Questo però è solo quello che sperano gli eletti. E non da ieri.

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STEFANIA PIRAS, IL MESSAGGERO 13/4 -
Chi lo chiama già garante, chi lo cita per nome per accreditarsi già nel nuovo corso del Movimento. È a Davide Federico Dante Casaleggio, primogenito del fondatore del M5S Gianroberto Casaleggio, che oggi sono puntati gli occhi del popolo Cinque Stelle. E ora Davide Casaleggio è possibile che entri formalmente a far parte dell’associazione M5S, presieduta ancora da Beppe Grillo e dove Gianroberto Casaleggio era un pilastro.
Davide è descritto come schivo, ancora più del padre, ma non ha il sacro fuoco della politica, glaciale e attentissimo alla Casaleggio Associati, azienda fondata insieme al guru dei Cinque Stelle nel 2004. Ha 39 anni, è esperto di commercio elettronico e di social network. È figlio del primo matrimonio di Gianroberto Casaleggio con la linguista inglese Elizabeth Birks, ed è cresciuto folgorato, come il padre, dalle possibilità che offre la Rete. Anche a livello politico, e nel mondo pentastellato aveva già compiuto incursioni significative. Fu Davide nel 2014 ad accompagnare Beppe Grillo nella visita a Nigel Farage per decidere le alleanze politiche degli eurodeputati e fu Davide a comparire a Cernobbio a fianco del padre al forum Ambrosetti.
Ma è stato sempre Casaleggio junior a mettere a punto la piattaforma web Rousseau, il sistema operativo per attivare la democrazia diretta e partecipata del Movimento in rete, inaugurata ieri con un forte intento simbolico per trasmettere al popolo del Cinque Stelle l’ultimo desiderio del loro leader visionario.
Appassionato di immersioni, Davide, possiede il 30% delle quote della Casaleggio Associati, la stessa quota del padre. È laureato in Economia Aziendale alla Bocconi, con una tesi su “L’impatto strategico di Internet nel settore dei corrieri espresso”. Ha scritto due libri “I modelli dell’e-business” (Tecniche Nuove) e “Tu sei Rete” (Casaleggio Associati) con la prefazione dell’attore Alessandro Bergonzoni che gliela firmò dopo essere stato contattato via mail. Ha anche pubblicato articoli per la rivista Harward Business Review sulle strategie applicate ai dispositivi mobili e sull’internet delle cose. Fin dal 2009 dirige i meetup, le cellule movimentiste grilline da cui poi sono emersi i candidati al Parlamento e ai comuni.
Anche lui dovrà confrontarsi con il testamento politico scritto che ha lasciato suo padre. E infatti, i parlamentari M5S si aspettano che Davide diventi il nuovo garante. Insieme a Beppe, però, che ieri sul treno Napoli-Milano ai passeggeri che gli chiedevano un pensiero rispondeva: «È una grave perdita umana e politica. Per come ha vissuto ora non posso tirarmi indietro». Ed è così anche per Casaleggio jr che su facebook nell’ultimo periodo cercava di restituire le stesse visioni ecumeniche e le metafore sulla felicità care al padre. Un mese fa, all’ultima riunione tra Gianroberto e il direttorio a Milano, c’era anche lui, Davide, che si è sempre occupato di amministrare i siti satellite del Movimento: da “lafucina.it” a “Tzetze.it”. Ha seguito in prima persona la certificazione delle liste per le amministrative controllando requisiti e fedina penale. Ed è ancora Davide che si occupa di tenere i rapporti con gli avvocati.
Più complicato, ora, gestire le correnti interne che con la morte del fondatore del M5S, usciranno allo scoperto. La prima divisione è tra quelli che hanno conosciuto Gianroberto e chi no. Il filtro tra il guru e gli eletti era lo staff, ovvero la squadra di esperti web capitanata proprio da Davide Casaleggio, figura speculare e distante da Luigi Di Maio che è arrivato nella clinica dove era ricoverato il leader M5S accompagnato proprio da un membro dello staff della Casaleggio Associati. E ora, tra Luigi e Davide c’è «un rapporto tutto da costruire», specificano all’interno del M5S. Tra i due non c’è mai stato il feeling che legava il guru milanese e il delfino campano, piuttosto una relazione formale. Il mondo degli attivisti però, e qui sta la differenza con Di Maio, conoscono Davide Casaleggio solo per nome e ogni volta che compariva come possibile erede politico avevano espresso la preoccupazione di trasformarsi in un partito dinastico. In queste ore c’è chi ricorda un aforisma di Roosevelt caro a Gianroberto Casaleggio: «Tieni gli occhi sulle stelle, ma i piedi in terra». Ma tra le 5 stelle del Movimento e la terra, c’è di mezzo il web, e l’azienda futurista ora in mano a Casaleggio jr.

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STEFANIA PIRAS, IL MESSAGGERO 14/4 – 
L’azienda, prima di tutto. Davide Casaleggio rimarrà un manager a metà tra la politica e il web marketing. Sarà questo il modo per onorare il progetto politico del padre. Si rimetterà al lavoro per creare nuove strategie di rete, più aggiornate, più competitive, quelle stesse strategie di web marketing che hanno fatto entrare nei social, una volta si sarebbe detto nelle case, degli italiani le facce dei parlamentari grillini.
Ieri la Casaleggio Associati, nonostante il grave lutto, è rimasta aperta e non ha annullato l’evento più importante dell’anno, programmato alla Camera di Commercio di Milano: la consueta presentazione del Rapporto “E-commerce Italia/Europa 2016” al quale erano invitati manager del colosso cinese di e-commerce Alibaba (2 miliardi di consumatori nel mondo) o di Zalando per citarne solo due. A fare gli onori di casa era sempre stato Davide Casaleggio. Ieri, invece si è presentato Maurizio Benzi che è l’immagine perfetta del matrimonio tra politica e web celebrato dall’ideologo M5S. É tra i fondatori del primo Meetup a Milano e candidato, non eletto, alle politiche del 2013 con il M5S. È stato collaboratore dell’azienda di via Morone dal 2004 fino a diventare socio di Casaleggio Associati ed entrare nel consiglio di amministrazione l’anno scorso.
È uno di quelli che possiede le chiavi del server e del mondo editoriale targato Casaleggio Associati: ci sono i libri Adagio, etichetta della holding nata nel 2013 che si definisce «un’opportunità intrigante per le case editrici tradizionali che hanno necessità di rilanciare e promuovere il loro titoli in Rete».
Ma alla Casaleggio associati appartengono anche le piattaforme Tze Tze e Lafucina.it, La Cosa e Psyco Mappe, tutti siti tranne l’ultimo che è un libro che proponeva nel 2013 quando è stato lanciato «una mappa di Milano alternativa a quella topografica». Veri macinatori di clic dove vengono canalizzati i lettori del blog Beppegrillo.it attraverso collegamenti ipertestuali civetta, quelli che hanno titoli suggestivi e promettono contenuti esplosivi. Click baiting è la parola magica che conoscono gli esperti di strategie web: più clicchi e più guadagni ed è quello che succede anche con gli spot sul blog.
Lo sa bene Casaleggio jr. Proprio 12 anni fa, mentre nasceva l’azienda che ha portato ai blocchi di partenza virtuali, e a Roma poi, 36 senatori e 91 deputati, Davide Casaleggio scriveva un libro profetico in cui analizzava le elezioni europee del 2004 e i partiti in rete. E scopriva che si muovevano ancora incerti. Aveva individuato una nicchia di mercato politico profonda e ancora non sfruttata. Tra gli obiettivi di quel libro si legge: «Convincere gli indecisi, comunicare senza intermediazioni, ricevere finanziamenti direttamente, tramite iscrizioni al partito o acquisto di merchandising, costruire programmi politici assieme agli elettori». Obiettivi che sono parte integrante del progetto politico M5S che sarebbe nato solo 5 anni dopo. Ecco perché Davide Casaleggio sarà fondamentale per scrivere questo nuovo capitolo del M5S dove sempre di più si punterà a traghettare il know how aziendale dentro il movimento.
La piattaforma Rousseau è stata studiata e messa a punto ed è nata per questo: per predisporre, tanti, innumerevoli pulsanti elettronici e far decidere gli iscritti al movimento. Ha distratto anche energie all’azienda, per la verità.
Nell’ultimo bilancio disponibile, quello del 2014, c’è una perdita d’esercizio di 152mila euro. Mentre nei primi anni la società fruttava dividendi significativi per 1,7 milioni, i ricavi, dopo l’ingresso del Movimento in Parlamento sono passati da poco da 2,1 milioni a 1,5. A pesare sugli affari dell’azienda c’è stata anche la fine del contratto per il blog cadoinpiedi.it di Chiarelettere.

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FRANCESCO OGGIANO, VANITYFAIR.IT 13/4 –
Dal padre ha ereditato la «R» moscia e la riservatezza. E ora che lui non c’è più, Davide Casaleggio si prepara alla prova più dura della sua vita: seppellire un genitore e risollevare un Movimento. Sarà lui la terza figura chiave del futuro del Movimento 5 Stelle nei prossimi mesi.
Se Luigi Di Maio sarà il politico più esposto nel palazzo, e se Beppe Grillo tornerà a essere il volto più presente sul palco, Davide Casaleggio sarà secondo molti la mente e il braccio che terrà insieme struttura e metodo del Movimento che verrà. Sarà lui a raccogliere e portare avanti l’eredità «tecnica» del padre.
Che, in un partito nato in Rete e strutturato attorno alla Casaleggio Associati srl, coincide con quella politica e comunicativa. La sua azienda di famiglia certifica le liste, decide le modalità di voto, nomina gli staff della Comunicazione. Fa, la politica del Movimento.
Naturale che Davide avrà il suo bel da fare a tenere a bada quella parte di parlamentari che da tempo chiedevano una maggiore autonomia e indipendenza, e che nella scomparsa di Gianroberto cercheranno il varco per spezzare definitivamente quel cordone ombellicale che li teneva legati a Milano. Ce la farà? Difficile dirlo. Di sicuro, Davide rappresenta la continuità con il padre.
Classe 1976, è il primogenito nato dall’unione tra l’ex manager Olivetti e la prima moglie Elisabeth Clare Birks, unione presto finita con un conseguente ritorno di lei in Gran Bretagna.
«È cresciuto con il padre ma senza la madre», racconta chi l’ha conosciuto. Per questo aveva un rapporto di profondo rispetto e stima quasi reverenziale verso di lui.
Chiuso, riservato, non ha mai concesso un’intervista, e come il padre nutre una mal celata diffidenza verso i giornalisti italiani. «Leggo articoli fantascientifici», ha detto una volta a proposito delle voci sul suo conto. «Mi sembra che i giornalisti siano davvero poco informati».
Poi il consiglio rivolto in seconda persona, unico strappo concesso alla proverbiale riservatezza di famiglia: «Scrivete quello che vedete con i vostri occhi».
A differenza del padre, Davide ha un curriculum più accademico. Laureato alla Bocconi in E-Business, si è dedicato a docenze e collaborazioni con società di consulenze internet e alla pubblicazione di libri dedicati al web.
Se però Gianroberto era un lettore onnivoro, lui è uno sportivo infaticabile. Già all’età di 12 anni era nella top 5 degli scacchisti italiani. Oggi pratica immersione, vela, kayak e si cimenta in grare estreme di triathlon.
Ma Davide è anche un uomo d’azienda, mossosi sempre a fianco del padre, prima come consulente all’interno della Webegg, poi come socio interno alla Casaleggio Associati srl. Dal 2004 ha detenuto il 30% della società, che sommato al 30% di Gianroberto tratteneva in casa Casaleggio la maggioranza assoluta. Probabile che sarà proprio lui a rilevare la quota del padre e tenersi il controllo.
Davide ha seguito il Movimento dall’inizio. Alcuni attribuiscono a lui la scelta di fondare i Meetup a 5 Stelle, comunità locali online che si riveleranno l’architrave di quello che sarà il Movimento. Sempre presente, sempre discreto, sempre preparato, negli uffici di via Morone, sede della società, lavora nell’open space assieme agli altri dipendenti.
Salvo non abbia in giornata incontri con clienti esterni, al lavoro Casaleggio jr opta per jeans e felpa. Niente formalità. Con tutti condivide informazioni, riflessioni e analisi, ma mai una birra.
E’ lui che supervisiona tutti gli strumenti del blog di Grillo: i siti satelli del blog, le inserzioni pubblicitari. Per il Movimento segue la certificazione delle liste, verificando i documenti degli aspiranti candidati e la loro fedina penale.
Come Gianroberto, Davide odia le intermediazioni, preferisce la politica dal basso. Efficacissimo l’esempio che una voltà citò per spiegare l’importanza e la bellezza dell’autorganizzazione dal basso.
Tutto parte dalla Ola degli stadi: «Se una sola persona dovesse ordinare a uno stadio intero di alzarsi ed abbassarsi, per formare un effetto onda, gli ordini da impartire sarebbero troppi. Tuttavia, gli spettatori riescono a creare un tale effetto, senza che nessuno li guidi.
È sufficiente che qualche decina di tifosi dia il via, perché si formi un’onda umana che gira in senso orario, ad una velocità di 12 metri al secondo. Lo straordinario effetto si crea con una semplice regola, applicata a livello del singolo spettatore: quando il vicino si alza ci si deve alzare, quando si abbassa bisogna rimettersi seduti». Adesso, tocca a lui alzarsi.

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JACOPO IACOBONI, LA STAMPA 7/4 – 
Qualche giorno fa un parlamentare molto importante del Movimento cinque stelle è salito a Milano alla Casaleggio associati per una riunione con Gianroberto Casaleggio. In un’ora e mezzo il cofondatore del movimento ha subito (almeno) cinque o sei pesanti cali dell’attenzione, faticando a mantenere la concentrazione per un arco di tempo consecutivo neanche troppo lungo. Il parlamentare è tornato a Roma e ha riferito: «Gianroberto ormai ha mollato, non ce la fa più a star dietro al Movimento. Decide ormai quasi tutto il figlio». Non si può dire che la notizia sia stata accolta col dispiacere umano che ci si aspetterebbe, specialmente nel direttorio dei cinque stelle; personaggi creati proprio da Casaleggio, ma pronti a scalarlo con la brutalità della più classica politica. C’è un direttore del direttorio; e non è Gianroberto (tanto meno Beppe Grillo, che fa promozione al suo tour da comico e mostra di avere ormai le tasche piene del suo antico giocattolo), ma il figlio. Nel Movimento a questo punto si delinea una guerra sorda, perché è chiaro che le tante scalpitanti webstar elette, accecate dalla tv e dalla vita romana, accettavano già a stento Gianroberto, l’intellettuale carismatico a cui dovevano tutto; figurarsi un giovane che è loro coetaneo. Già, perché il Riccardo III del Movimento, stanco e tradito, li sta giocando e ha preparato una classica successione dinastica alla coreana.
Una stagione finisce. Ma com’è nello stile dei regimi familiari, il tramonto è segnato da tradimenti, opportunismi, viltà e ingratitudine degli ex cortigiani. Dopo un periodo in cui la salute del Riccardo III era parsa in un qualche miglioramento, forti sono di nuovo i segni di affaticamento. Se Casaleggio molla la presa, siamo in grado di rivelare che dell’azienda si occupa ormai integralmente Davide, che è anche colui che, apparentemente assieme al direttorio, in realtà da solo, tiene le chiavi del blog di Beppe Grillo, cioè dell’unica vera macchina del consenso e della gestione del gruppo parlamentare. Ma chi è, Davide?
Se Gianroberto è sempre stata la mente, Davide era il braccio, ma senza la stessa passione politica. Lui rendeva operative le decisioni prese durante le riunioni, coordinava le attività tecniche e organizzava gli «slot» dei dipendenti, cioè quanto ciascuno dovesse lavorare su un progetto. Sempre lui traduceva in tattiche, strategia e azioni pratiche, le visioni di Gianroberto, dopo averle analizzate dal punto di vista tecnico, spesso dopo lunghe riunioni a porte chiuse nell’ufficio del padre. È Davide ormai, prima di Gianroberto, che dà l’ok alle comunicazioni che partono dallo «staff di Beppe Grillo»; Davide tiene i contatti con i consulenti esterni (in particolare lo studio legale Montefusco). In realtà è da sempre dentro la macchina, fin dal 2009 si occupava dei meetup, era lui che conduceva allora gli incontri formativi dei candidati, anche prendendo decisioni politiche importanti. Gli esempi sono diversi, come questo: «Durante le elezioni su indicazione di Davide Casaleggio i candidati del meetup Europa decisero di estromettere x, y e z dal sito dei candidati, perché avevano spedito dei volantini con le sole loro facce in tutta Europa...». È Davide, e solo in un secondo momento i parlamentari che fanno capo a lui, che ha in mano e coordina il processo di «certificazione» delle liste, le espulsioni, e quindi verosimilmente ha in mano le chiavi del server.
In azienda già da tempo era a tutti gli effetti il vice. Non è per nulla simpatico, anche agli altri soci, con cui spesso ci sono scontri; ma è il figlio del capo e lo fa valere. Campione di scacchi da bambino, molto riservato, abitudinario (a colazione non cambia mai: brioches e succo di pera), qualcuno lo definisce «arrogante e autoritario, ma per niente autorevole». Non esita a usare i dipendenti dell’azienda come pedine per regolare i conti con i partner. Sportivo, patito di immersioni, con la doppia cittadinanza, è capitato che cercasse di coinvolgere i collaboratori nelle sue attività private, soprattutto quelle sportive, anche sfruttandone le capacità tecniche (come quando chiese a un dipendente di seguirlo in un weekend di immersioni per effettuare riprese con la telecamera). È Davide che ha inventato il sistema dei clic e dei siti-satellite, è lui che ha trasformato il blog in una macchina pubblicitaria, che fa guadagni.
Nelle discussioni, ci raccontano, più che il confronto rincorre l’obiettivo di indurre in errore l’interlocutore, anziché sostenere le proprie tesi, come descritto in uno dei libri che cita più spesso, «Getting to yes», di Roger Fisher e William Ury. Sul lavoro, e in politica, la frase ricorrente è «conta l’obiettivo», poco gli importa di come ci si arrivi. Stima Di Maio, ma lo considera un suo dipendente. «I parlamentari facciano i parlamentari, non devono occuparsi del loro collegio elettorale non siamo un partito», diceva anni fa Gianroberto Casaleggio, il Riccardo III del movimento. La nuova generazione, qualunque cosa succeda, ha già preso un’altra via.
Jacopo Iacoboni, La Stampa 7/4/2016

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SALVATORE MERLO, IL FOGLIO 21/2/2016 –

[...] La Casaleggio Associati. Diecimila euro di capitale originariamente versato e diviso tra Casaleggio e suo figlio Davide (2950 euro ciascuno), Mario Bucchich e Luca Eleuteri (con 1900 euro di quote), e, prima che lasciasse in fortissima polemica (“Grillo è un megafono che ripropone delle elaborazioni che non necessariamente gli appartengono”) Enrico Sassoon. Più di recente si sono aggiunti due ex dipendenti, Maurizio Benzi e Marco Maiocchi. [...]

[...] Anche Davide Casaleggio, il numero due dell’azienda, non sembra figlio di suo padre, nessuno sguardo remoto da bonzo tibetano e niente capelloni. Ma alto e slanciato, con un bel sorriso sui denti bianchissimi, Davide ha piuttosto l’aria del bravo ragazzo uscito da una università americana, malgrado sia proprio lui l’addetto alla procedura delle “disattivazioni” sul blog: il meccanismo con il quale – raccontano i militanti – viene soppresso il dissenso nel corso delle frequenti votazioni web alle quali sono chiamati gli attivisti dell’M5s. [...]

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FRANCESCO MAESANO, LA STAMPA 28/12/2014 –
Nel Movimento si comanda in due. È così dall’inizio, da prima ancora che quell’intuizione iniziale condivisa da Grillo e Casaleggio prendesse il nome di M5S: in fondo la soluzione ideale per una forza politica che ha il complesso del vertice. E ora che le due figure apicali, i due diarchi, sembrano destinate, per ragioni diverse, ad allontanarsi dal centro della scena, avanzano i nuovi protagonisti: Luigi Di Maio e Davide Casaleggio.
Del vicepresidente della Camera si sa già moltissimo. Stimato nel gruppo e anche fuori, figura preminente del direttorio politico installato a Roma da Grillo che d’ora in avanti sarà proiettato sul tour internazionale, sul tentativo di esportare il format Cinque stelle fuori dal paese. Meno si sa di Casaleggio jr. Classe 1976, madre inglese, la linguista Elizabeth Birks sposata a vent’anni da Gianroberto, bocconiano, già startupper sul web nel 2001, proprietario del 30 per cento delle azioni dell’azienda di famiglia, stessa quota del padre, uomo marketing, scacchista, appassionato di sport estremi come la compagna Paola.
Oggi è il vero all rounder della Casaleggio Associati. Era a Bruxelles per incontrare Farage insieme a Beppe Grillo all’indomani delle Europee. Era a Roma a settembre per implementare il nuovo sistema informatico. La sua ultima fatica è quel regolamento del M5S tirato fuori appena prima dello scadere, quattro giorni a ridosso dei limiti di legge. Un testo nel quale, tra le altre cose, si istituzionalizza la figura del gestore del blog: lui, appunto.
Insieme, Di Maio e Casaleggio jr costituiscono la nuova diarchia, l’asse portante della politica del M5S per il 2015.

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EMANUELE BUZZI, CORRIERE DELLA SERA 1/12/2014 –
Che a segnare la svolta, a dettare la nuova linea del Movimento sia stato anche lui non è certo un mistero. Davide Casaleggio, primogenito dello stratega del Movimento, socio fondatore insieme al padre della società che gestisce il blog di Beppe Grillo, è da tempo indicato come una stella in ascesa nell’universo pentastellato. Un punto di riferimento con sempre più poteri. Da questa primavera, complici anche i problemi di salute di Gianroberto, è salito alla ribalta della cronaca: ha tessuto i rapporti con gli alleati in Europa, si è presentato di persona a Roma per gestire l’affaire del presunto portale-clone, ha presenziato alle riunioni più spinose (come quella agostana dove sono affiorati i problemi relativi ai rapporti tra eurodeputati e staff di comunicazione).
Da sempre è stato lui il custode del blog, depositario (tecnico e non solo) del lato informatico della Casaleggio associati. Ora indiscrezioni lo vogliono al timone come artefice del cambio repentino: non a caso i nuovi membri del direttorio segnerebbero anche una «rivoluzione giovane» dei Cinque Stelle. Il prevalere della linea verde per un progetto di maggior respiro temporale. Si parla dell’idea di un restyling del logo dei Cinque Stelle (forse eliminando l’indirizzo del blog), dai parlamentari filtrano voci di un suo «più stretto avvicinamento» a Roma. Contatti con deputati e senatori e, forse, in un futuro nemmeno troppo lontano, visite frequenti in Parlamento.
Bocconiano, classe 1976, i ben informati dicono che Davide abbia ereditato dal padre «lo spirito e l’approccio risoluto davanti ai problemi». Anche lui schivo, sempre defilato quando si tratta di apparizioni pubbliche, di poche parole, anche nelle ultime occasioni, come alla kermesse del Circo Massimo. Il nuovo stratega è un esperto della Rete, vanta diversi progetti online, docenze e collaborazioni con società di consulenze internet. Ed è patito di tecnologia. «Tutti gli oggetti possono acquisire un ruolo attivo grazie al collegamento alla Rete», ha scritto in un articolo pubblicato nel 2012 sulla Harvard Business Review. Oltre al web l’altra sua grande passione è lo sport, una passione che condivide con la compagna Paola Gianotti. Non solo vela o immersioni, ma in passato ha partecipato anche a una gara estrema di triathlon (nuovo, bici, corsa), classificandosi al sesto posto assoluto. Lui – caparbio, determinato, sfuggente – forse rappresenta meglio di chiunque altro l’orizzonte dei Cinque Stelle.

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TOMMASO CERNO E FEDERICA FANTOZZI, L’ESPRESSO 19/9/2014 –
Il tweet-anatema contro i grillini accusati di difendere Pizzarotti? «L’ha scritto Davide». Il nuovo blog dell’Europarlamento? «Lo fa Davide». E il viaggio a Bruxelles da Farage? «L’ha organizzato Davide». Davide. Davide. Sempre Davide. Davide Casaleggio, 38 anni, esperto di sub quanto di Web, figlio di primo letto del guru Gianroberto (e socio in azienda dalla fondazione nel 2004), è sempre più potente in casa Cinque Stelle. È rientrato dall’estero in tempo per stare al fianco di papà a Cernobbio, dove Casaleggio senior è apparso stanco, dopo l’intervento di qualche mese fa, mentre quello junior più in forma del 2013. E così ormai è lui la stella rampante. In azienda la sua stanza è sempre più affollata. A Montecitorio il suo ruolo è sempre più temuto. Lì, dove pochissimi l’hanno conosciuto di persona, ma quasi tutti ripetono che è l’uomo della successione. In stile berlusconiano: «Marina è arrivata prima da noi che da loro», è il tormentone dei pentastellati. Tanto che non si parla più di Casaleggio Associati, bensì di Casaleggio&Son.
FANTASMA TELEMATICO
Davide, primogenito di Gianroberto e della linguista inglese Elizabeth Birks, è schivo come papà. Pochissime foto. Pochissimi incontri pubblici. Un fantasma. Sempre presente, ma invisibile. Ne sa qualcosa Alessandro Bergonzoni, che anni fa ricevette la mail di un accanito fan che diceva di non essersi perso un suo spettacolo e gli chiedeva di scrivere la prefazione a un e-book. Titolo: “Tu sei rete”. Autore: Davide Casaleggio. Il comico accetta, il libro esce nel 2008 per la “Casaleggio Associati”, ma di Davide in carne e ossa nemmeno l’ombra: «Non l’ho conosciuto nemmeno dopo», racconta Bergonzoni.
Sei anni più tardi, l’incorporeità di Casaleggio junior, se possibile, si è acuita. L’erede del guru grillino è per moltissimi, nel Movimento 5 stelle, puro spirito. Perfino ai corsi di comunicazione, negli studi milanesi, frequentati da fedelissimi, a fine lezione non si concedeva neanche per una birra. Idem a Roma. Al di là di una ristretta cerchia - tra cui l’ex capogruppo al Senato Vito Crimi, la deputata Laura Castelli, il capo della comunicazione a Bruxelles Claudio Messora - e al netto di un paio di strette di mano, nessuno lo conosce davvero. Addirittura Federico Pizzarotti, sindaco di Parma, prima amatissimo dal capo e poi caduto in disgrazia per eccesso di autonomia, non l’ha mai incontrato. Sul sito della Casaleggio appare una delle poche foto che circolano. Lo ritrae in giacca e cravatta, nonostante «prediliga jeans e felpa se non deve incontrare un cliente», racconta un collega di studio. Negli uffici milanesi al secondo piano di via Morone 6 - un centinaio di metri quadri con pareti bianche, arredamento essenziale, pochi quadri di pop art e molti ritagli di giornale incorniciati - divide la stanza con altri, accanto all’open space e allo studio di papà. Ma da quel tavolo è lui che gestisce tutti gli strumenti del blog di Beppe Grillo, è lui l’amministratore del sito di notizie “lafucina.it”, che insieme a “Tzetze.it” fa da moltiplicatore dei clic e delle inserzioni pubblicitarie. È lui che coordina la squadra di giovanissimi esperti di Rete, scelti in base a criteri di assoluta fiducia. Ed è sempre lui che si occupa di strategie web, e-commerce e marketing on line. Per il Movimento 5 stelle, segue invece la certificazione delle liste, verifica i documenti e la conformità dei requisiti, compresa la fedina penale dei candidati.
Ogni anno cura la presentazione di una relazione sul business on-line. Evento che, con il crescere del suo ruolo politico, è diventato sempre meno aperto a curiosi e giornalisti: «Si accede solo su invito», è la scelta fatta per l’edizione 2014, anno in cui Davide è più presente fra Parlamento e affari a 5 stelle. Già, perché il ruolo politico - sebbene non dichiarato, né certificato da alcun organigramma - aleggia ogni giorno. Fra i deputati grillini la sensazione è ben presente: «Siamo preoccupati», ammette una deputata che chiede di restare anonima. «Gianroberto è una figura di rilievo e dovrà prendere del tempo per sé, anche se non si rassegna al riposo che il corpo gli chiede. Davide, invece, è cresciuto nel suo mito ed è alle prese con un’eredità che è soprattutto di sangue». Parole che trovano conferma anche fra gli epurati del M5s, i primi ad aver denunciato lo strapotere della Casaleggio in campo politico: «Il Movimento è in mano a una persona, Beppe Grillo, e a una società, la Casaleggio», sintetizza il senatore Luis Orellana. E così, dopo il risultato deludente delle Europee, molto è cambiato sia dentro che fuori la società milanese. Il leader ha passato l’estate al mare, Casaleggio padre è rimasto lontano dalla capitale, mentre Davide ha sbrigato più di qualche faccenda di casa. «Quando siamo andati via noi, a febbraio scorso, il suo ruolo era molto più defilato di adesso».
ALCATRAZ, YOGA E BICICLETTA
Ma chi è Davide Casaleggio? Classe 1976, da ragazzino era un campione di scacchi. Poi gli studi, la laurea alla Bocconi (a differenza di papà che lasciò la facoltà di Fisica dopo pochi esami), la vita in provincia con la compagna Paola Gianotti, 32 anni. Vivono nella storica Villa Garda, vicino a Ivrea, un vero castello ottocentesco fortunato lascito della famiglia di lei. Dividono una passione: lo sport. Insieme sfidano le montagne e il mare, appassionati di alpinismo e immersioni subacquee. La coppia ama i viaggi spartani: scalare il Kilimangiaro, pagaiare tra i fiordi groenlandesi, a meno trenta gradi sull’Aconcagua. Davide poi è patito di uno sport da action movie: la fuga da Alcatraz. Una versione estrema del triathlon dove devi nuotare nel mare, scappare in bici e poi a piedi. Nelle classifiche di “Escape from Alcatraz California” si piazza al sesto posto assoluto. Con tempi di tutto rispetto: 3 ore e 27 minuti. Lei, invece, si divide fra Thai boxe e bicicletta, sfidando il Guinness. E anche se ha interrotto il giro del mondo per un incidente in Arizona, dove è stata investita da un’auto, i supporter del sito Keep Brave sanno che Paola non mollerà.
La bici ha un ruolo anche nella vita di lui. Ancora più importante nella “Weltanschauung” della Casaleggio &Son. Uno dei soci, colleghi e amici di Davide è Marco Bucchich, uomo forte dell’azienda. «Marco pratica lo yoga e ha la passione delle biciclette. Recupera pezzi usati, le rimette a nuovo, poi le porta in studio. Così molti di noi girano in bici», raccontano alla Casaleggio. Una specie di team building su due ruote, nel segno dell’Ashtanga, la pratica trascendentale indiana: «Si pedala con lo scatto fisso, che diventa una forma di meditazione. E si frena all’indietro», continua un collega: «Anche se Davide è fedele alle sue mountain bike, con cui percorre terreni accidentati». Come l’agenda d’autunno dei 5 stelle. Molti i fronti aperti: legge elettorale e riforme, lavoro, economia. E così i parlamentari sono spaesati, forse non orfani ma in crisi di identità. Attendono la grande kermesse del Circo Massimo, dal 10 al 12 ottobre. E sebbene la presenza di Davide non sia confermata, è già certo che l’organizzazione dell’evento più importante della stagione grillina è stata affidata proprio a Bucchich, braccio destro di papà e figlio.
Perché Davide lavora così, nell’ombra. Tanto che a Montecitorio, o in quell’ufficio comunicazione che a detta di molti è la stanza dei bottoni, si è fatto vedere una sola volta. A luglio, per risolvere il pasticcio che aveva coinvolto il deputato toscano Massimo Artini, incaricato di mettere a punto una piattaforma informatica. Un lavoro delicato, da realizzare d’intesa con la Casaleggio e finito invece nella bufera, con l’accusa di aver creato un sistema parallelo a Grillo. Morale, la vicenda sembra sopita, nessuno ne parla più, ma in realtà manca ancora la parola “fine”. «La metterà Davide», ripetono tutti. Quando e come non si sa.
CHI CONTROLLA IL MEET UP
Pure dei “Meet Up”, la versione on line delle vecchie sezioni di partito, Davide è il maggior teorico. Scrive Gioia Salvatori nel suo libro “Gianroberto Casaleggio”: «Se un Meet Up viene sciolto poco male. Il corto circuito non brucerà i centri vicini, che continuano a moltiplicare il messaggio». Perché c’è una zona grigia fra la gestione dei server della Casaleggio Associati e le strategie del Movimento 5 stelle. Esiste, cioè, un potere politico nelle competenze tecniche di chi, materialmente, anima la rete dagli uffici di Gianroberto &Son. Se anche a parole, ripetono tutti che «no», che «sono due canali diversi», che «si tratta solo di un supporto tecnico», dal Nord-est arrivano indizi in senso opposto.Tutto comincia alcuni anni fa a Udine. Prima del boom elettorale del M5s, il Meet Up più importante della zona si chiamava “Friuli in movimento”. Era guidato dall’organizer, Michelangelo Giumanini, 47 anni, docente alle scuole medie: «Era diventato il decimo in Italia come numero di iscritti, linkato sul Blog di Grillo e considerato fra i più attivi», dice. Tutto cambia nel 2012, quando con il successo del M5s parte la guerra per cacciare i vecchi. Una guerra che, racconta l’ex grillino, passa per la Casaleggio: «Improvvisamente viene creato dal nulla un nuovo Meet Up in Friuli. E come organizer arriva un ex dipendente di Casaleggio». Subito dopo «il mio vecchio gruppo sparisce dal Blog ufficiale sostituito dalla nuova sigla», continua Giumanini: «Allo stesso modo, il mio nome scompare dalle “parlamentarie” esattamente alla mezzanotte, quando si dava il via alla votazione. Difficile pensare a una coincidenza». Così la storia finisce in rete. E Giumanini mette in vendita il Meet Up su Ebay. Già. Sul celebre portale di aste online compare la dicitura “Organizer Meet Up”. Condizioni dell’oggetto: usato. Offerte: 12. Offerta più alta: 51 euro. Rottamato, insomma, ma sul Web. Se i dirigenti friulani nicchiano, parlando di «vecchie ruggini», l’ex dipendente della Casaleggio, raggiunto al telefono da “l’Espresso” chiede l’anonimato e, sui controlli diretti della società sui Meet Up, rivela: «Funziona così: i dipendenti più fidati seguono le vicende del M5s. La catena di comando prevede che le segnalazioni vadano fatte a loro o, per fatti gravi o questioni rilevanti, ai vertici. Io parlavo con Gianroberto in persona. E risolsi la situazione».
NON CHIAMATEMI L’EREDE
Una successione solo tecnica, dunque? O anche politica? Se il delfinato dei Casaleggios in azienda è ormai dato per certo, le eventuali ripercussioni sul M5s infiammano il dibattito. Da quel 28 maggio, quando Grillo volò a Bruxelles per incontrare il leader dell’Ukip, Nigel Farage. C’era chi insinuava che Davide fosse in rapporti «molto stretti» con il mondo anglo-americano, evocando servizi segreti e spie, e chi invece giurava che il rampollo Casaleggio stesse con Grillo solo in veste di interprete. Eppure in parlamento quella presenza scosse gli equilibri: «Un gruppo di noi», racconta un deputato, «si chiese se stessimo per fare la fine di Forza Italia», in aria di passare per via ereditaria alla primogenita dell’ex Cav, Marina. Da quel giorno teorie e retroscena si sono accumulati. Cominciarono a serpeggiare nomignoli come “Pier Davide” o “la Marina B. dei grillini”. E arrivarono pure le battute dei colleghi. Come il capogruppo leghista alla Camera, Massimiliano Fedriga, che sorridendo butta lì: «Ve lo garantiamo noi: con i “Trota” non si va lontano».