Francesco Guerrera, Origami 14/4/2016, 14 aprile 2016
RIVOLUZIONE “BLOCKCHAIN” COSÌ SI RE-INVENTA LA MONETA
Pericolo o opportunità? È questa la domanda di banche, investitori e governi quando guardano alla “fintech”. Quest’industria giovane, che vuole utilizzare la tecnologia per rivoluzionare il mondo della finanza, nasce negli Stati Uniti ma sta esplodendo in Europa, dove la capitale è Londra.
La nuova frontiera per i giovani imprenditori della fintech sono le “e-currencies”, le monete digitali di cui la più famosa, e più discussa, è il bitcoin. Queste nuove “monete” che esistono solo su internet, potrebbero rendere la vita più facile a consumatori e aziende che devono muovere soldi intorno al mondo ma fanno paura alle banche centrali che hanno sempre mantenuto uno strettissimo controllo delle proprie monete.
Il cuore di questa nuova tecnologia si chiama “blockchain”, o catena di blocchi, che permette il trasferimento di informazioni, valori e altri dati in maniera rapidissima. I fan dicono che è molto sicura e sarà il motore di una rivoluzione finanziaria. I critici dicono che è la tecnologia perfetta per terroristi e riciclatori di denaro sporco.
Origami ha intervistato due imprenditori di punta in questo campo.
Hugh Halford-Thompson, 27enne capo della tecnologia di BlockChain Technology, società londinese.
Che cosa hai fatto prima di fondare la società?
«Sia io che mio fratello Guy, che è l’amministratore delegato, abbiamo un background nel software. Ho studiato scienza dei computer all’università di Exeter e poi ho incominciato a lavorare nel campo del bitcoin».
Di bitcoin e della catena dei blocchi si parla molto, ma quali possono essere le applicazioni pratiche?
«Ce ne sono molte. La nostra società ha lanciato un servizio per trasferire denaro velocemente e a poco costo. Si chiama Xapcash. Per il momento, i nostri clienti possono trasferire denaro da Vancouver al Messico ma stiamo per aprire canali che permetteranno di muovere denaro in maniera virtuale alle Filippine e alla Cina».
Perché avete scelto questa area della finanza?
«Perché la blockchain ci permette di fare una cosa completamente nuova: trasferire denaro da punto a punto senza passare per un monopolio centrale [delle banche e dei sistemi di pagamento tradizionale]».
Come funziona Xapcash?
«Ci sono due modi. Il cliente può andare nel nostro ufficio di Vancouver e mandare i soldi direttamente in Messico. Oppure, di solito per le aziende, possono fare direttamente un bonifico dal loro conto corrente».
È complicato?
«Non per il cliente. In realtà, molti non si accorgono nemmeno che i loro soldi “attraversano” la blockchain. All’inizio e alla fine del trasferimento, i soldi passano per la loro banca, come un bonifico normale».
Quali sono i vantaggi?
«È velocissimo e costa molto meno dei servizi bancari. In media, mandiamo soldi dal Canada al Messico in un minuto, ma in molti casi ci vogliono meno di 20 secondi. E costa dal 50% all’80% in meno delle banche».
Questa è un’applicazione abbastanza limitata. È possibile che la blockchain possa essere utilizzata su scala più vasta?
«Le innovazioni tecnologiche iniziano sempre con cose piccole. Ci sono tante iniziative di questo tipo nel campo della fintech e tra un po’ vedrai che una o due cose diventeranno grandi e importanti. In teoria, la tecnologia può essere utilizzata su scala molto grande ma in pratica noi e gli altri dobbiamo continuare a lavorare per essere sicuri che sia robusta e affidabile».
Ma non c’è il pericolo che criminali e terroristi usino questi e altri sistemi fintech per sfuggire all’occhio dei governi?
«Al momento, il denaro contante è un metodo fantastico per riciclare il denaro sporco. Se io fossi un governo che vuole controllare tutti i flussi di capitale, io mi butterei sulla catena dei blocchi. C’è una ricevuta in tempo reale di ogni transazione e tutti i movimenti di denaro sono “registrati” in un contenitore unico, la catena stessa. Oggigiorno se un criminale fa 25 bonifici in banche diverse, ci vogliono mesi prima che gli investigatori riescano a seguire il denaro. Con la blockchain, se a un governo non piace quello che io sto facendo, possono “entrare” nella catena e vedere tutto».
Ma allora perché i critici dicono che la blockchain è pericolosa?
«All’inizio del fenomeno-bitcoin si è diffusa questa idea che la catena dei blocchi fosse “anonima”. Ma era solo perché le autorità che volevano prendere i criminali non sapevano come usarla o dove guardare. Il problema è quello opposto».
In che senso?
«I governi devono chiedersi quanto controllo vogliano, perché il rischio, dal punto di vista delle libertà individuali, è che ne abbiano troppo».
Frank Schuil, 32enne amministratore delegato di Safello, società svedese che aiuta a comprare e vendere bitcoin in 11 paesi.
Qual è il potenziale della blockchain?
«Per me, è più grande di internet. La catena dei blocchi potrebbe portare alla re-invenzione del contante e alla democratizzazione del denaro al di fuori del controllo dei governi».
Ma questo è proprio l’incubo per governi e banche centrali. Non credi che faranno l’impossibile per fermarvi?
«Non è detto. Io penso ad un futuro in cui ci sia più di una moneta in circolazione [in ogni paese]. Ci sarà una cripto-moneta di respiro internazionale che magari rimpiazza l’oro come bene-rifugio. E monete virtuali create da varie banche centrali per i propri paesi, e forse pure monete-internet create da società per rimpiazzare i buoni di fedeltà».
Tutto ciò sarà permesso dai governi, secondo te?
«Dobbiamo cambiare il modo in cui pensiamo alle politiche monetarie. Il sistema finanziario è ormai così complesso che nessun essere umano, da solo, ha le capacità intellettuali per controllarlo. Nonostante ciò, ancora abbiamo banche centrali controllate da esseri umani. È venuto il tempo di pensare a una soluzione matematica ai nostri problemi».