Maurizio Maggiani, Origami 14/4/2016, 14 aprile 2016
MA CHI METTE LA FACCIA SU QUESTI SOLDI ELETTRICI?
Un mesetto fa ho ritirato 250 euro dal bancomat in piazza, quello che non dice mai di no, e ne ho ancora ventidue in saccoccia. E bravo, solo che nel frattempo ne ho spesi altri duemila. Ma sono di quelli che si danno via con il clic, con la chiavetta, con la card, con la pay, non sono soldi spesi seriamente, non è roba che ti porti via dal portafoglio, che conti per bene e metti sul bancone. Magari non sono neanche soldi miei, vallo a sapere, capace che la banca mi fa credito a mia insaputa. Io schifo il denaro ma ho un grande rispetto per i soldi. Il mio primo stipendio me lo sono fatto dare in fogli da mille; erano un rotolo grosso così, era un piacere sentire come ci suonava sopra l’elastico, te lo credo che il lavoro rende liberi. Allora spendevo bene, un foglio alla volta, concentrato, quando finivano voleva dire che erano finiti e basta, e bisognava tornare a lavorare per mettersene in tasca degli altri. Contava molto che al tempo dei soldi ci fosse la Repubblica in persona a metterci la faccia; allora la Repubblica era qualcosa quando diceva; su questo pezzo di ferro, su questo foglietto di carta, ci metto la mano sul fuoco. Non è poi per questo che quando muore un re sono tutti lì all’istante che giubilano è morto il re viva il re? Se non c’è un re in gran forma a metterci la faccia sul doblone e sulla svanzica, quanto durerebbe mai la gente a credere che quella roba vale proprio quello che c’è scritto sopra? Chi ce la mette la mano sul fuoco per questi soldi elettrici? Intanto non si vede la faccia di nessuno, e così me li spendo come se non venisse il domani perché può essere che domani ci trovo quella di Paperon de Paperoni che mi fa queeck, queeck. E secondo me è proprio per questo che li hanno inventati, per togliere al denaro il valore che avevano le monete, quel po’ di serietà delle repubbliche e dei regni che le battevano.