Massimo Numa, Origami 14/4/2016, 14 aprile 2016
“ZECCA” L’ULTIMO DEI FALSARI ANDATO IN PENSIONE
Povero «Zecca». Adesso che si può pagare anche un caffè con il denaro elettronico, rischia davvero di restare senza lavoro. Banconote e monete servono e serviranno sempre meno. E così le ragioni di falsificare monete e banconote. Giovanni Sassoni, ultra-sessantenne, una vita criminale segnata da unico e solo reato, quello dei falsari, per sopravvivere dovrà cambiare settore. Negli ultimi anni, abbandonata l’idea di dedicarsi alle banconote, molto più difficili da replicare con sistemi artigianali, si era dedicato alle monete. Preferibilmente europee, dalle sterline alle pesetas, e poi le care vecchie lire. L’introduzione dell’euro gli aveva fatto scattare in testa idee meravigliose. Lui operava solo nel Canavese (Torino) che è considerata una delle capitali nazionali dei falsari. Merito dell’infinito numero di piccole «boite» (officine) munite di presse e degli attrezzi necessari. Lo «Zecca» è uno specialista della cosiddetta matrice all’Italienne. Nel 2003 lui e i suoi quattro complici (un operaio disoccupato, un pregiudicato e una coppia di commercianti in difficoltà economiche) erano riusciti a produrre in pochi giorni qualcosa come 300 mila euro in monete da 1, utilizzando una tecnica semplicissima; si prende un frammento d’acciaio, si porta a temperature elevate, si mette sopra una moneta originale e si ricava così un negativo perfetto.
Sassoni, quando fu arrestato, non era riuscito a nascondere un certo orgoglio. Disse allora al capo della mobile, Marco Martino: «Un solo campione mi è stato sufficiente a stampare migliaia e migliaia di pezzi. Ho fatto due cliché, per gli euro italiani e francesi». C’era qualche errore non visibile però se non dopo un accurato esame: i muscoli di Vitruvio erano un po’ deformi, le zigrinature irregolari, una certa porosità nella zona laterale, l’incastro con il cerchio d’ottone esterno non proprio regolare, si sentiva un impercettibile scalino al tatto, la sonorità non era quella naturale. Comunque un piccolo capolavoro.
In Europa circolano tuttora un numero impressionante di monete false. L’indicatore è dato dalla continua scoperta di cloni. Solo i distributori automatici di ticket o di gettoni sono in grado di determinare, attraverso un sensore che accerta le caratteristiche delle leghe metalliche degli originali, se una moneta è un falso o no. Nei piccoli negozi o anche nella rete commerciale, le creature del «Zecca» e dei suoi epigoni, vanno alla grande. Sconfitti solo dalla marea avanzante delle carte di credito, dalle app per pagare con gli smartphone e da altre diavoleria tecnologiche in arrivo.