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 2016  aprile 11 Lunedì calendario

TREDICI

«Ma non ci sono più numeri liberi qua al Milan! Mi piaceva il 6 ma è quello del grande capitano, poi il 3 ed è di un altro capitano... Scherzo, Nesta è Nesta, da sempre la mia fonte d’ispirazione, il 13 era il numero perfetto» (Alessio Romagnoli, difensore del Milan, a proposito del suo numero di maglia, il 13).

PERSONALITA’ «Non sono omologato come il resto dei piloti. Valentino ha creato un modello, irripetibile. La maggior parte del paddock lo imita, perché non ha personalità: i fumetti sul casco, la ricerca della battuta a tutti i costi, quel tono aggressivo ma finto scanzonato. No, non fa per me» (Andrea Dovizioso, pilota della Ducati).

OBIETTIVI «Il titolo? Il nostro primo obiettivo era la salvezza. Poi l’Europa League. Poi ancora la qualificazione in Champions» (Claudio Ranieri, allenatore del Leicester, capolista in Premier League).

SPOT «Ranieri fu la prima persona a cui dissi che avrei smesso di giocare - racconta -. Per noi italiani quello che sta facendo è un grande spot» (Vincenzo Montella, allenatore della Sampdoria).

CENTRO «Qui in Spagna al centro di tutto c’è il calcio, lo sport, il gioco. In Italia queste cose sono passate in secondo piano. Si parla per giorni delle designazioni arbitrali e il risultato è vissuto come un dramma, cosa che condiziona pesantemente la maniera di giocare, e persino quella di prepararsi» (Daniela Bonera, difensore del Villareal).

EROI «Da bambino, papà mi portava a San Siro. I miei eroi diventarono Altobelli e Beccalossi, poi i campioni di Spagna» (Gianni Infantino, presidente italo-svizzero della Fifa).

BENZINA «Io non ho mai pensato di poter vincere sempre, anche quando mi accadeva spesso e ho sempre guardato a quello che mi attendeva il giorno dopo, non la settimana dopo. Certo, può sembrare banale, ma vincere ti dà la benzina per vincere ancora, e meglio» (Rafa Nadal, tennista spagnolo).

PIACERE «Ho fatto tutto per il piacere. Ho giocato per piacere, ho cantato per piacere. I miei genitori hanno sempre sottolineato il mio privilegio: fai la cosa che ami, cosa c’è di più bello? Così a 31 anni ho smesso di giocare e ho iniziato a cantare. Sì, ho avuto successo. Ma per riuscire bisogna dedicarsi. Ci ho messo dieci anni per imparare a giocare a tennis a altri dieci per apprendere a stare sul palco» (Yannick Noah, 56 anni, ex tennista francese).