Andrea Montanari, MilanoFinanza 9/4/2016, 9 aprile 2016
LA RISCOSSA EUROPEA
I grandi broadcaster (21st Century Fox, Discovery, Viacom, Comcast, Disney, Discovery) arrivano tutti da Oltreoceano. Le major cinematografiche (Warner Bros, Mgm, Paramount, ancora la 21st Century Fox, Universal Studio e Columbia Pictures) sono a stelle e strisce. Il web è di dominio Usa (Google-Alphabet, Amazon, Facebook) eccezion fatta per Alibaba (Cina).
Gli over-the-top, su tutti Netflix, sempre da lì arrivano. Mentre se si allarga l’orizzonte all’hardware, ossia personal computer, smartphone e televisori, i player di riferimento si chiamano Samsung, Lenovo, Huawei, Lg, Asus e sono domiciliati tutti nel Far East. Mentre gli Stati Uniti si difendono, nel campo dei pc, con Hp e Dell. E ovviamente dominano la scena digitale con Apple, la società più capitalizzata al mondo (602,7 miliardi di dollari). Trasversalmente, partendo dal business del software e arrivando ai telefonini, si muove il colosso Microsoft di Bill Gates, l’uomo più ricco del mondo con un patrimonio di 75 miliardi di dollari.
In tale scenario globale l’Europa è terra di conquista. Anche perché solo Nokia , o quel che resta del fu grande gruppo finlandese, proverà a tornare all’antico amore, rilanciando gli smartphone. E se si esclude il colosso mondiale della telefonia, la Vodafone domiciliata in Uk e guidata dall’italiano Vittorio Colao, o al massimo la spagnola Telefonica che è molto forte in Sudamerica, non ci sono competitor di spessore nell’ambito media-tlc.
O meglio, non c’erano fino adesso. Il cambio di passo, in questo senso, è rappresentato dall’accordo definito venerdì 8 da Vivendi e Mediaset . I due gruppi hanno deciso di unire le forze per dare vita alla prima major company europea per capitalizzazione. Un nuovo e solido nemico per l’inglese, ma a controllo americano (21st Century Fox), Sky plc di Rupert Murdoch, leader continentale nel campo della pay-tv satellitare con più di 21 milioni di clienti nel Regno Unito, Germania, Austria e Italia, che fino a novembre ha provato a comprare Premium. E anche per Netflix, la piattaforma di streaming online che ha stravolto le regole del gioco televisivo negli States e ora sta provando a fare la stessa cosa in mezza Europa, buon ultima l’Italia.
L’asse Vivendi -Mediaset prevede lo sviluppo di un progetto su scala internazionale per la produzione di contenuti (serie tv e film) da distribuire in Italia, Francia e Spagna; una piattaforma di streaming di contenuti online con le properties dei due gruppi e il passaggio del 100% di Mediaset Premium (641 milioni di ricavi e 84 milioni di perdite nel 2015, con un bouquet diritti di 1,677 miliardi).
A valle di tutto ciò, visto che Vivendi non pagherà un euro, si definirà uno scambio azionario di titoli già in portafoglio delle due aziende. Ciò permetterà al gruppo di Vincent Bolloré (14,35%) di rilevare il 3,5% di Mediaset (controvalore di 144,7 milioni) concambiando il 3,5% della società transalpina (valore di 882 milioni). Quote vincolate da un lock-up triennale. Di fatto Premium, che al momento dell’ingresso di Telefonica (11%) fu valorizzata 900 milioni, con questo deal vale all’incirca 750 milioni. Contestualmente Vivendi , che torna in Italia dopo l’avventura Tele+ (confluita nella Stream di Murdoch e poi in Sky) e la Fininvest dei Berlusconi (tentarono l’avventura francese con La Cinq, aperta nel 1986 e chiusa nel 1992) hanno siglato un patto che vincolerà i francesi a non elevare oltre il 5% la propria partecipazione nel Biscione nell’arco del prossimo triennio. Poi, invece, Vivendi , primo socio di Telecom (24,9%), avrà carta bianca. E non è da escludere che possa salire significativamente nel capitale del network di Cologno Monzese.
Anche perché nel frattempo l’abile tessitore di relazioni Bolloré (socio forte di Mediobanca con l’8%) potrebbe definire un’alleanza in Spagna con Telefonica (Vivendi ha già una partecipazione inferiore all’1%) che controlla la prima piattaforma tv a pagamento del Paese, Digital+/Moviestar. In tal progetto potrebbero rientrare anche i business in Italia e Francia di Tarak Ben Ammar, consigliere di Vivendi e Telecom Italia e attivo in questo merger, definito da Bolloré e soprattutto Pier Silvio Berlusconi. Ovviamente né Sky né Discovery, proprietaria di Eurosport, staranno a guardare. La pay di Murdoch ha già lanciato la sua offerta anti-Neflix, Now Tv, e il progetto sui contenuti Sky Q. In Italia poi ha rilevato il canale 8 e non è detto che non provi a comprare La7 da Urbano Cairo, lanciatosi nell’ops su Rcs . Mentre nel Far East ha investito 45 milioni di dollari in iFlix, la start up anti-Netflix. Mentre Discovery in Italia ha comprato il canale 9 e lanciato il suo servizio over-the-top (Dplay). In Uk, poi, ha stretto un accordo con la Bbc per le Olimpiadi e in Spagna con Kiss Media per diventare content provider di un nuovo canale free. (riproduzione riservata)