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 2016  aprile 08 Venerdì calendario

IL SUO STILE ERA DA RE (E CON LE PAROLE NON FACEVA PRIGIONERI)


Quando morì, nel 1980, si disse che, piuttosto che alle porte del Paradiso, lo sguardo di Cecil Beaton sarebbe rimasto rivolto per sempre al mondo fascinoso della moda. Leggendario fotografo e costumista, il più snob dei dandy inglesi del Novecento, era famoso per il suo spirito pungente, a tratti spietato.
Marilyn Monroe? «Cammina come un basilisco». Liz Taylor? «Ha il seno grosso e pendente di una contadina peruviana». Mick Jagger? «È brutto e bello allo stesso tempo, spudoratamente sexy eppure senza sesso. Una Monna Lisa vestita di pelle». Tra le poche a salvarsi c’era Greta Garbo, con cui intrecciò un’improbabile love story, e la regina Elisabetta, «serena e magnetica», di cui era fotografo ufficiale.
Oltre alla lingua velenosa, di Cecil Beaton sono noti gli scatti, gli scritti e le fortunate collaborazioni col cinema (vinse un Oscar per Gigi e due per My Fair Lady, costumi e scene). E nonostante nel 1970 fosse entrato a far parte con Gianni Agnelli e Hubert de Givenchy dell’International Best Dressed List, della sua personale eleganza si è sempre parlato poco.
A studiare il guardaroba di colui che è stato definito «il padre del vintage», per la disinvoltura con cui sapeva indossare capi di epoche e Paesi diversi, c’è ora il libro di Benjamin Wild A Life in Fashion. The Wardrobe of Cecil Beaton (Thames and Hudson, pp. 144, dollari 50). Partendo dal 1922, quando da perfetto pansy (definizione inglese per i ragazzi effemminati e snob) fece il suo ingresso all’Università di Cambridge in giacca da sera e scarpe fiammanti, l’autore ricostruisce il guardaroba di Beaton decennio per decennio. Un viaggio nello stile dove si scopre che era un frequentatore di Savile Row, che si faceva fare le scarpe su misura da John Lobb e che a New York ordinava le camicie da Excello. Ma che poi nei suoi diari scriveva: «Se solo la gente sapesse! Spendo relativamente poco per l’abbigliamento. Un buon vestito di tanto in tanto, perché poi la maggior parte li faccio fare a Hong Kong o a Gillingham nel Dorset. Non ho un paio di guanti che siano puliti e le mie camicie sono quasi tutte sfilacciate». Più snob di così.