Alessandro Grandesso, La Gazzetta dello Sport 8/4/2016, 8 aprile 2016
GIOCAVA CON ZIDANE, È MORTO DA CLOCHARD
Arrivò in Italia nell’estate 1997, da illustre sconosciuto. Illustre perché in poco tempo si mise in luce in quella che fu battezzata «l’Udinese meraviglia» di Zaccheroni. Era un personaggio fuori dagli schemi, un difensore atipico, che a qualcuno ricordava Desailly ma che ammirava Rijkaard, il suo idolo. Il Milan, però, lo sfiorò solamente: il mensile So Foot ha rivelato che Joachim Fernandez, franco senegalese, viveva per strada, come un barbone e così è morto, lo scorso gennaio in un hangar a Domont, venti chilometri a nord di Parigi,
Non parlava mai del suo passato, Joachim, anche quando girava per le strade di Domont. Eppure avrebbe potuto raccontare di quando con il Bordeaux eliminò proprio il Milan, nei quarti di coppa Uefa. Entrò negli ultimi minuti, in tempo per festeggiare la qualificazione con Zidane, Dugarry, Lizarazu. Sembrava l’inizio di una carriera promettente, dopo un’annata piena al Caen, prima di raggiungere il campionato più importante dell’epoca. Ma in Italia, dopo un inizio incoraggiante, Joachim non sfondò. Da Udine passò a Monza, in B, poi al Milan che lo girò al Tolosa. E infine qualche presenza al Dundee in Scozia prima di chiudere a 29 anni in Indonesia, dopo un infortunio che gli fece saltare il Mondiale 2002.
Una separazione dolorosa, un figlio ventenne che non vedeva più, qualche esperienza lavorativa andata storta, e i soldi spesi senza contare o mandati ai parenti in Senegal hanno cadenzato gli ultimi anni della sua vita. Quelli che Joachim ha vissuto da clochard, senza un tetto e senza speranza, nonostante il patentino di allenatore che sfruttò in un primo tempo a Dakar. Voleva tornare in Francia, Joachim, per non stare lontano dal figlio di cui parlava con orgoglio al bar di Domont. Il 19 gennaio scorso i suoi amici di strada lo hanno trovato senza vita, nel giaciglio improvvisato in un capannone abbandonato, dopo una notte di gelo. Morto per il freddo, a 43 anni, lontano da tutti e dal mondo del calcio che lo aveva da tempo dimenticato.