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 2016  aprile 08 Venerdì calendario

GRASSI PER SETTE

Negli ultimi 40 anni il peso delle persone è cresciuto di circa 6 chili a testa, per un totale di 44 milioni di tonnellate. Lo dice la rivista The Lancet: dal 1975 al 2014 le persone obese sono passate da 105 milioni a 641 milioni (è obeso chi ha un indice di massa corporea superiore a 30). Gli uomini che si trovano in questa condizione sono più che triplicati, balzando dal 3,2% al 10,8%. Le donne sono raddoppiate: dal 6,4% sono salite al 14,9%. L’indice di massa corporea (il peso in chili diviso per il quadrato dell’altezza espresso in metri) è passato da 21,7 a 24,2 per gli uomini e da 22,1 a 24,4 per le donne. Di questo passo, nel 2025 un individuo su cinque nel mondo sarà obeso. La Cina ha raggiunto gli Stati Uniti nella classifica degli obesi e dei super-obesi (da due milioni e mezzo nel 1975 a circa cento milioni oggi). Anche l’Italia continua ad aumentare di peso. Invece nessun aumento di peso è stato registrato fra le donne francesi, svizzere e olandesi. Le persone sottopeso (indice di massa corporea inferiore a 18,5) si sono ridotte di un terzo, arrivando all’8,8% per gli uomini e al 9,7% per le donne (Dusi, Rep).

In Italia, secondo i dati raccolti dall’Istituto superiore di Sanità, il 32% degli adulti risulta in sovrappeso, l’11% ha un Imc che si avvicina all’obesità, l’1% rientra nei parametri della patologia vera e propria.

In ogni istante almeno uno statunitense adulto su cinque si mette a dieta.


L’obesità, per Cesare Lombroso, era alla base di disturbi comportamentali di tipo criminale.

La parola obesity usata tra i primi dal fisiologo e medico Tobias Venner in un’opera intitolata Via recta ad vitam longam.

La definizione dell’obesità come malattia cronica degenerativa è stata data ufficialmente soltanto il 19 giugno 2013 dall’America Medical Association. In alternativa una parte di ricercatori scientifici riconosce il sovrappeso, e molti casi di obesità, come una possibile variante naturale della dimensione umana. La teoria genetica spiegherebbe l’immensa difficoltà che molti obesi incontrano nel dimagrire: il controllo esercitato dal loro Dna tenderebbe a riportare costantemente il corpo alla forma originale.

Negli ospedali pubblici italiani il 31% degli infermieri preferirebbe non prendersi cura delle persone obese, il 24% riferisce «repulsione», il 12% preferirebbe non toccarle (da uno studio del 2009 del dottor Daniele Di Pauli, docente di Terapia nutrizionale all’Università di Padova).

Nel 1961 Elizabeth Goodman chiese a 600 studenti fra i sei e i dieci anni di mettere in ordine di preferenza sei figure che rappresentavano un bambino normale, uno obeso, uno in sedia a rotelle, uno sfigurato al volto, uno menomato a una mano e uno con una stampella. L’immagine del bambino obeso fu quella che ottenne meno preferenze come amico ideale.

«Ho intestato il mio account Twitter a #ferrarailgrasso, il mio nom de plume è un elefante rosso, in aereo chiedo con voce gentile ma stentorea quella extension della cintura di sicurezza che il personale, animato da ottime intenzione, vorrebbe rifilarmi alla chetichella, senza parere, denuncio il mio peso (140 e passa) come un titolo di nobiltà, suggerisco di tenere conto che era anche quello di san Tommaso d’Aquino (almeno secondo un meraviglioso positivista firmatario di un libro su Grassi, panciuti e obesi e di un altro trattato, che ho rinvenuto in una bancarella tantissimi anni fa, su Nasuti, nasoni e snasati)» (Giuliano Ferrara).

Diego Abatantuono, di proposito in sovrappeso: «Così i registi hanno qualcosa di diverso: grassi siamo rimasti io e Battiston. Sono comunque irresistibile grazie all’umorismo».

«Io sto sempre a dieta. Se uno mangia un piatto di spaghetti vicino a me ingrasso io» (Maurizio Costanzo).

I lottatori di sumo, già predisposti geneticamente al sovrappeso, seguono una dieta per ingrassare: dopo l’allenamento a stomaco vuoto, mangiano il chanko-nabe, uno stufato di carne o pesce, tagliatelle e verdure, arricchito di molto zucchero, accompagnando il piatto con birra e sakè, e garantendosi l’accumulo di adipe con un lungo sonno pomeridiano. In Giappone riscuotono grande successo tra le ragazze, che assistono in delirio ai combattimenti con binocoli rosa (tra i motivi di seduzione: l’epidermide da neonati, dovuta alla superalimentazione).

Le donne grasse fanno più sesso di quelle magre. Lo dimostra una ricerca pubblicata sulla rivista ”Obstetrics & Gynecology” che ha analizzato i comportamenti sessuali di oltre 7 mila donne. Tra le intervistate, il 92% delle donne in sovrappeso, contro l’’87% delle donne in linea, ha dichiarato di avere un rapporto sessuale con un uomo.

«Preferirei morire che essere grassa» (Amelia Summerville, attrice, nel 1916).


Richard Berman, direttore esecutivo del Centro per la Libertà dei Consumatori, ha rivelato che «la statistica che attribuisce all’obesità 300.000 morti ogni anno è ottenuta da uno studio finanziato da almeno venti società farmaceutiche e aziende di prodotti per la perdita del peso».

Malattie correlate a obesità grave in Italia ogni anno: 52.000.

Un sondaggio Gallup del 2011 ha calcolato che, ogni anno, gli americani obesi e sovrappeso stanno a casa in media 450 milioni di giorni lavorativi in più rispetto ai loro colleghi sani, con una perdita di produttività di oltre 153 bilioni di dollari.



L’obesità costa duemila miliardi l’anno, più dell’alcolismo, per dire, più dell’inquinamento, molto di più degli incidenti stradali o della malnutrizione o delle pessime condizioni igienico-sanitarie. L’obesità vale quanto il 2,8 per cento del Pil globale ed è – secondo un’analisi condotta da McKinsey – il terzo fardello sociale del pianeta. Ci costano di più soltanto il fumo (2.100 miliardi) e il mix di armi, guerre e terrorismo. Il peso sulla spesa sanitaria nazionale è in media fra il due e il sette per cento, ma sale al venti per cento se si considerano anche le malattie collegate. L’obesità predispone infatti a ipertensione, malattie cardiovascolari, problemi ortopedici, tumori, diabete (quello di tipo due o metabolico, dovuto all’eccesso di zuccheri ingeriti). Patologie spesso croniche, che necessitano di farmaci, cure costanti e costose. E poi ci sono i costi indiretti dell’obesità: le giornate di lavoro perse per visite mediche e malattie, la minore produttività, gli stipendi mediamente inferiori, la perdita del lavoro e la difficoltà a trovarne un altro (le possibilità scendono in media del 20-30%), oltre ai costi per le diete, l’assicurazione sanitaria, l’alimentazione e la morte prematura.



Secondo il Centro di studio e ricerca sull’obesità dell’università di Milano, diretto dal farmacologo e nutrizionista Michele Carruba, in Italia obesità e sovrappeso costano ogni anno 28,2 miliardi di euro. Di questi, 19 miliardi (il 67%) sono a carico del Servizio sanitario nazionale. Come si arriva a quei 28 miliardi? Una persona in sovrappeso (cioè con un indice di massa corporea fra 25 e 29,9) costa 984 euro l’anno, una obesa (con indice fra 30 e 39,9) ne costa 2.136, una gravemente obesa (con indice superiore a 40) 2.796. «Ma gli italiani in sovrappeso sono tanti, 17 milioni e mezzo, il 35 per cento della popolazione – spiega Carruba – e quindi in totale costano 17,2 miliardi l’anno, di cui 10 in carico al Sistema sanitario. Di fatto la grande massa in sovrappeso costa allo Stato più dell’obeso, che pure, singolarmente preso, costa più del doppio». I 28,2 miliardi di euro sono composti «in gran parte dalle spese per l’ospedalizzazione – spiega Carruba – che coprono il 64 per cento del totale»; poi ci sono quelle per gli esami e la diagnostica (12%), i farmaci (7%), le visite (6%).


I lavoratori con taglia forte a parità di competenze con i normopeso, secondo una recente ricerca svedese, guadagnano il 18% in meno.

Il 93% dei responsabili delle risorse umane ammette di essere influenzato dalla taglia degli aspiranti che vanno a selezionare.



Il dottor Ernst J. Drenick, specialista in obesità, ha constatato che quando i suoi pazienti perdono peso attraverso la chirurgia, la probabilità che il loro stipendio migliori aumenta del 56%.

Canning e Mayer, esaminando le cartelle di valutazione per le prove d’ingresso universitarie di circa 2.500 studenti americani, hanno trovato che gli studenti sovrappeso avevano significativamente meno probabilità di essere accettati al college pur avendo pari referenze dei normopeso. Le ragazze obese sono accettate anche meno frequentemente (31%) dei maschi (42%).


Uno studio sulle opinioni di 115 insegnanti di scuole di vari gradi ha messo in luce il loro giudizio nei confronti degli studenti obesi, globalmente descritti come disordinati, molto emotivi, meno portati al successo nel lavoro. Inoltre il 43% riteneva che i ragazzi obesi non fossero partner desiderabili per i lavori o lo studio di gruppo, il 55% che l’obesità nascesse come una forma di compensazione per la mancanza di amore di attenzione (Neumark-Sztsiner, 1999).

Nel 2004 Herbozo ha analizzato i 25 lungometraggi per bambini considerati più popolari, dai classici Disney a Mary Poppins, trovando che l’obesità è stata identificata con tratti negativi (malvagità, ostilità, crudeltà) nel 64% dei casi. Nel 72% dei film i personaggi esili hanno invece caratteristiche desiderabili, come la gentilezza o la felicità.


L’unico Paese europeo ad aver varato una legge in difesa delle persone sovrappeso è la Spagna, con la norma 17 del 5 luglio 2011.



Il movimento Fat Pride, orgoglio grasso, conosciuto anche come Size acceptance, Fat liberation, Fat Power. Nato in seno alle manifestazioni per le pari opportunità degli anni ’60, Il movimento Fat Pride concentra i propri sforzi nella lotta al pregiudizio e alla discriminazione e sostiene campagne in difesa dei diritti delle persone obese anche in campo legale.

Nel 1979 Carole Shaw coniò il termine Big Beautiful Woman e lanciò una rivista di moda e stile di vita con lo stesso nome. Da allora il termine è divenuto di uso corrente per indicare donne abbondanti, soprattutto negli ambienti dove, per gusti o feticismo, questa caratteristica è particolarmente apprezzata.

Il gaining, ovvero la volontà di aumentare il proprio peso volutamente, e di molto. È un fenomeno di nicchia, e spesso venato di feticismo, all’interno del Fat Pride. La persona che decide di ingrassare può partire generalmente già da una condizione di sovrappeso e può affrontare il percorso da sola o sostenuta da altri, detti encouragers o feeders. I gainers, ragazzi e ragazze spesso molto giovani, riprendono in genere i passaggi della propria evoluzione in video che poi pubblicano online.

Il caso Sellick vs Denny Inc, ovvero l’uomo obeso che ha citato la catena di ristoranti Denny per le sedie troppo piccole utilizzate nelle loro strutture. Il suo ricorso è stato respinto ma la Denny Inc ha cambiato le sedie.

Un passeggero obeso che voglia viaggiare con Air France – Klm, United Airlines o Southwest Airlines deve acquistare due sedili attigui. Le compagnie aeree prevedono normalmente posti a sedere per le persone con sedia a rotelle e per le donne incinta. Non per gli obesi.



L’Osservatorio contro la discriminazione ha certificato che l’obesità è il primo fattore di vittimizzazione in Italia.

Gli americani la definiscono «fatphobia».


Platone che considera la gastrimargia, ovvero la follia del ventre, un crimine contro la Repubblica.

Nel 1926 il medico americano Leonard Williams, autore di un best seller come Obesity, bolla di egoismo le persone troppo grasse perché impongono agli altri lo spettacolo indecente della loro taglia over size.

Lo chef sud africano Albert Buitenhuis che si vide negare il rinnovo del permesso di soggiorno in Nuova Zelanda a causa dei suoi centotrenta chili.
«La sua salute è a rischio e i nostri servizi sanitari non possono farsene carico », disse l’Ufficio immigrazione.

Il 12/4/1987 il ”Corriere della Sera” riportò una notizia Ansa: «La città inglese di Birmingham ha deciso di tassare un tanto al centimetro le fosse scavate nei cimiteri: le bare fino a 60 centimetri di larghezza pagheranno la tariffa standard di 77 sterline. Ma se il morto è troppo grasso scatterà una forte maggiorazione: il corrispettivo di 6 mila lire per ogni centimetro di troppo».

Diverse compagnie aeree hanno adottato una tassa sul peso: un passeggero obeso che voglia viaggiare con Air France – Klm, United Airlines o Southwest Airlines deve acquistare due sedili attigui. Le compagnie aeree prevedono normalmente posti a sedere per le persone con sedia a rotelle e per le donne incinta, non per gli obesi.



Nei secoli passati un certo grado di rotondità delle forme era interpretato come indicatore di benessere personale e familiare. In particolare, se una donna sposata era sottile, suscitava compassione: poteva significare che il marito non era in grado di provvedere a un adeguato sostentamento dei suoi cari. Solo nel XX Secolo il sovrappeso ha perso questo fascino: il collegamento fra obesità e benessere finanziario, però, persiste ancora oggi in alcuni Paesi meno sviluppati.

Nelle nazioni a basso reddito, con un Pil medio di circa 2.500 dollari pro capite, l’obesità è più diffusa in quei gruppi con un livello socio-economico più elevato: la relativa accessibilità a grandi quantità di alimenti e la riduzione del lavoro manuale spigano questa tendenza. Nella maggior parte dei Paesi industrializzati invece l’andamento si è invertito e l’obesità mostra maggiori prevalenza tra i soggetti con redditi più bassi: stipendi minimi o assenti portano insicurezza alimentare, malnutrizione e consumo di cibi economici, più ricchi di calorie.

Lo stress cronico derivante dalla precarietà e dal confronto con chi vive una vita più agiata tende a interferire con l’ormone cortisolo, facendo accumulare depositi di grasso addominale. Ma la reazione dell’organismo alla tensione può spingere anche a mangiare di più, per consolazione, attitudine documentata anche negli studi sui ratti.




I principali effetti della gola, secondo Crisostomo:
• rende ottuso lo spirito, stupido e inetto l’uomo, toglie l’attitudine e la voglia del lavoro;
• cagiona malanni che accorciano la vita, riduce l’uomo sul lastrico;
• spegne le idee nobili e generose, rende l’uomo petulante e rissoso;
• abbrutisce la persona rendendola sciatta e trascurata;
• causa vecchiezza prematura, sensi istupiditi, pensieri languidi e animaleschi.

Nel Canto VI dell’Inferno Dante descrive una pioggia putrida che costringe i golosi a vivere come ombre nel fango, in compagnia di Cerbero latrante, per l’eternità.

Oggi c’è ancora chi vede nel grasso una manifestazione di Satana e propone di curare l’obesità con le preghiere. È il caso delle cosiddette diete cristiane, dei movimenti cristian-dimagranti, come il Weigh Down, fondato da Gwen Shamblin, che conta trentamila centri in tutto il mondo.

Il best seller del pastore americano C.S. Lovett, Help Lord, the Devil wants me fat (Signore aiutami, il diavolo mi vuole grasso), nuova bibbia della liturgia dietetica.

«Non sappiamo bene perché, ma la religiosità sembra associarsi a un elevato livello di obesità; è possibile che il ritrovarsi insieme una volta alla settimana, accostato all’alto tenore di vita che di solito hanno i religiosi, possa portare a comportamenti che tendono a far ingrassare» (da uno studio realizzato dai ricercatori della Northwestern University per un periodo di 18 anni su un campione di oltre 2.400 persone).

La mancanza di terapie risolutive e l’attitudine a trattare il sovrappeso con diete e farmaci che producono una ricaduta del 95% dei soggetti entro cinque anni, porta gli stessi medici ad avere molto spesso un atteggiamento rinunciatario nei confronti delle persone obese. Lo rivela un’indagine di Marlene Schwartz della Yale University.


Ricercatori della Harvard Medical School e dell’Università di San Diego hanno calcolato il tasso di contagio dell’obesità tra persone che si frequentano (più alto se dello stesso sesso): se la persona obesa è un amico il rischio di diventarlo è del 171 per cento, se è una sorella, del 40 per cento (risultati della ricerca pubblicati sul ”New England journal of Medicin”). Secondo il ricercatore Nicholas Christakis il disturbo non è causato né da geni né da condizionamenti ambientali, bensì dallo stretto contatto con persone obese a cui si è affettivamente legati: «Impariamo inconsciamente ad accettare come normale una forma del corpo che normale non è».

Chi gode di una posizione sociale elevata è meno a rischio di diventare obeso. È il risultato di uno studio condotto sui topi da alcuni scienziati dell’università di Parma e pubblicata sulla rivista ”Plos One”. Il ricercatore Alessandro Bartolomucci: «Nei topi cosiddetti dominanti, più aggressivi e con uno status sociale elevato, abbiamo riscontrato una resistenza ai chili di troppo. A parità di cibo ingerito cioè, diventavano obesi gli animali subordinati. Anche se mangiano tanto, i topi dominanti bruciano più energie e sono più attivi dal punto di vista comportamentale. I topi sottomessi invece mangiano di più e si muovono poco, accumulando così massa grassa e presentando la sintomatologia della depressione».


Chi smette di fumare guadagna in media 4,4 chilogrammi se uomo, 5 se donna.

Reality tv che hanno come tema il peso e il dimagrimento: Aiuto stiamo ingrassando, Abito da scuola cercasi XXL, Tesoro salviamo i ragazzi, Adolescenti XXL, Teenager in crisi di peso, Grassi contro magri, Obesi: un anno per rinascere, Obiettivo peso forma, Ex fat, Una famiglia a dieta eccetera.



In America i nuovi vagoni dell’agenzia di trasporti New Jersey Transit hanno comodi posti da 50 centimetri (5,6 in più dei precedenti).

A New York i due nuovi stadi delle squadre locali di baseball - gli Yankee e i New York Mets - hanno seggiolini più ampi di 2 centimetri e mezzo. E i tradizionali scuolabus della Blue Bird hanno dovuto allargare le porte di accesso perché i bimbi più rotondi (il tasso di obesità sotto ai 17 anni negli Usa è del 17 per cento) faticavano a passarci e venivano presi in giro dai compagni.

Secondo i calcoli di Sheldon Jacobson, ingegnere dell’università dell’Illinois, ogni anno le auto private americane consumano 4,3 miliardi di litri di carburante in più a causa dell’aumento di peso di conducenti e passeggeri dal 1960 a oggi.



L’ospedale dell’università dell’Alabama a Birmingham, il quarto più grande degli Stati Uniti. L’intero edificio è stato revisionato per fare posto alle persone di taglia extra. Porte allargate, gabinetti fissati sul pavimento capaci di sopportare 120 chili, sedie a rotelle più larghe e rinforzate.

La ditta americana "Big John" è specializzata in gabinetti extra-large, con piedistalli di rinforzo, cerniere in acciaio e "ammortizzatori" di gomma tra il sedile e la ceramica. Il modello estremo raggiunge i 50 centimetri di larghezza e può reggere il peso di 544 chili.

Pochi anni fa trovare una bilancia che superasse i 130 chili era quasi impossibile. Oggi la Siltec Ws1000 raggiunge i 450 chili e può essere acquistata via Internet.



La bilancia pesapersone, inventata da Santorio Santorio, un medico dell’Università di Padova, che presenta alla comunità scientifica il suo congegno nell’Ars de statica medicina, apparsa nel 1615 e considerata uno dei libri più importanti del secolo. La sua bilancia aveva uno scranno di legno, sospeso ad una fune legata a un gigantesco bilanciere graduato, lungo quanto un’intera stanza. Su quello scranno il medico veneziano ha passato trent’anni della sua vita, senza scendere neanche per dormire. Ci lavorava, studiava, riceveva. E all’ora dei pasti un congegno a braccio mobile gli avvicinava un tavolino a rotelle con pranzo e cena. Non prima di aver pesato tutti i cibi, solidi e liquidi, che componevano la paletta nutrizionale dello scienziato.



Secondo l’Associazione italiana difesa e diritti degli animali, 3 milioni di cani e gatti soffrono di obesità, ma l’Association For Pet Obesity Prevention denuncia che ad accorgersene è solo l’8% dei proprietari. Un cagnolino che mangia un boccone di pane è come un adulto con un Big Mac; un biscotto (27 calorie) dato a un cane di 9 kg è come un Buondì al cioccolato (200 calorie) per una persona; un orecchio di maiale (231 calorie) per un cane da 18 kg equivale a una confezione da sei di Coca Cola per l’uomo (840 calorie).




Due anni fa, in Cina, l’esercito popolare di liberazione scrisse nel suo giornale ufficiale che diversi militari non riuscivano più a entrare nei carri armati. L’occasione fu il controllo fisico a tappeto di circa 20 mila soldati, da cui risultò che il militare cinese medio era due centimetri più alto e cinque centimetri più largo rispetto a 20 anni fa.



Il caso di Barry Austin che volendo diventare l’uomo più grasso di Inghilterra per anni ha ingurgitato intorno alle 29 mila calorie al giorno. La colazione, ad esempio, prevedeva sei salsicce di maiale, tre uova fritte e svariate pancette. Ma il grosso delle calorie era fornito dai 12 litri giornalieri di coca cola (5.040 calorie) e da 40 pinte di Stella Artois (circa 10.240 calorie). L’uomo è riuscito nell’intento e fino al 2004 ha tenuto stretto il suo record, poi ha dovuto cedere la corona. Ora le sue condizioni di salute si sono seriamente aggravate e sta tentando di perdere peso, mantenendo un regine calorico intorno alle 1.500 calorie al giorno.




Manuel Uribe, messicano, alto un metro e novanta, nel 2007, con 570 chili di peso, era entrato nel Guinnes dei primati come l’uomo più grasso del mondo. La sua obesità non era legata a problemi genetici o a metabolismo basso. Uribe aveva trascorso oltre vent’anni rimpinzandosi di fast food e di patatine. Grazie a una dieta iniziata nel 2006 e a piccoli esercizi fisici fatti a letto era riuscito a perdere 230 chili, arrivando a 340. Incapace di muoversi, ha trascorso molti anni a letto. Morto nel maggio 2014 a 48 anni per aritmia cardiaca nell’ospedale di Monterrey, dove era stato trasportato con una gru (come nel giorno del suo matrimonio). Pesava 597 chili.


Charity Pierce, 38enne di Cedar Rapids nello Iowa, con i suoi 350 chili è la donna più grassa del mondo. Però vuole dimagrire per sposare il fidanzato Tony Saur, ventiduenne che pesa un 1/4 rispetto a lei. Perciò si è messa a dieta, passando da diecimila calorie al giorno a 1.200. Prima mangiava in una giornata cereali, due pizze, due panini giganti, cinque ciambelle, due piatti di lasagne, varie barrette di Kit- Kat, e grandi ciotole di popcorn. Ora con l’aiuto dei medici mangia tre yogurt, una banana con burro di arachidi, verdure miste, pollo alla griglia, una pizza di verdure e hummus con i cracker.


Per “Bridget Jones” Renée Zellweger ingrassò con una dieta da 4700 calorie così strutturata: colazione con dolcetti e milk shake; pranzo a base di pizza, burro di noccioline, patatine, frittelle dolci alla crema; merenda con un big Mac e patatine; cena con enorme piatto di spaghetti con sugo di carne seguito da patate e burro. Per seguire questo regime alimentare è stata pagata 21 milioni di euro.

Sandwich preferito di Elvis Presley: il "Fool’s Gold", un filone francese lungo mezzo metro e alto trenta centimetri, imbottito con mezzo chilo di pancetta fritta, un barattolo di burro d’arachidi e uno di marmellata di fragole. Valore in calorie: 42 mila. Calorie ingurgitate giornalmente da un elefante indiano: 50 mila. Presley era anche ghiotto di scoiattoli alla brace e di zampe di gallina fritte.


Nel maggio 2016 l’imprenditrice russa Svetlana Zolotaya aprirà a Mosca una caffetteria per obesi. Si chiamerà “Zhirtrest” (industria lavorazione grassi) e saranno ammessi soltanto uomini e donne con un peso dai cento chili in su. Nel menù solo cibi grassi e ipercalorici.

In mezz’ora, un bulimico ingerisce cibo da 3.000 a 30.000 calorie (l’equivalente di otto colombe pasquali). Negli Usa il 3,5% della popolazione adulta è affetto dal cosiddetto ”Binge eating disorder”: conosciuto in Italia come Disturbo dell’alimentazione incontrollata (Dai), colpisce circa un milione e 300.000 persone ed è in forte aumento, soprattutto tra tardoadolescenti e 30-40enni. Colpisce soprattutto le donne, ma interessa in maniera consistente anche gli uomini.


Il mensile Men’s Health ha stilato la classifica dei 20 piatti con più calorie venduti nei ristoranti Usa. In cima ci sono le patatine ricoperte di formaggio e salsa Ranch della Outback Steakhouse che valgono 2.900 calorie, seguite dalla pizza di Uno Chicago Grill (2.300) e dal panino con doppio hamburger del Carl’s Jr. Double (1.520 calorie). Altre schifezze ipercaloriche: i Macaroni ”n’ Cheese, pasta ricoperta di formaggio e giudicata il peggior cibo per bambini (1.210 calorie), e le pepite di pollo di McDonald’s da 830 calorie per soli 5 pezzi.

Grande successo nel 2004, al Sundance Festival, per il film del newyorkese Morgan Spurlock ”Super Size me, a film of Epic Portions”, ovvero "come diventare pingue e fuori forma com un mese tondo a base d’hamburger, patatine e bollicine". Per trenta giorni Spurlock, alto, magro e atletico, ha fatto colazione, pranzo e cena da McDonald’s (come capita regolarmente a un americano su quattro). Risultato: ha accumulato 12 chili di sovrappeso; dopo sei giorni ha cominciato a vomitare gli hamburger, ad accusare mal di testa e depressione, "mentre la mia libido è scesa drammaticamente sotto lo zero". Finito il mese, i tre medici che hanno accettato di seguire Spurlock durante le riprese, hanno riscontrato alterazioni, soprattutto a livello epatico: "E’ come se il mio fegato si fosse trasformato in un patè, il colesterolo è salito da 165 a 230 e per la prima volta mi sono ritrovato a dover gestire una pancia disgustosa".



Una porzione di cotechino con le lenticchie contiene 532 calorie. Per smaltirla servono 90 minuti di camminata in salita.

Un panettone intero ha 2.800 calorie. Per bruciarle tutte bisognerebbe sollevarlo come fosse un peso per 12 ore di fila.


Sbellicarsi dal ridere per un’ora al giorno fa bruciare circa 100 calorie, l’equivalente di mezz’ora di sollevamento pesi. La neuroscienziata Helen Pilcher: «Un sincero scoppio di risate dà benefici al corpo come un mini-allenamento aerobico. Il cuore batte più in fretta e aumenta il flusso sanguigno in tutto il corpo, i muscoli pettorali si muovono seguendo l’espandersi del torace, mentre gli addominali devono lavorare sodo per tenere il passo, stringendo la pancia. Basta mezz’ora di sitcom al giorno per perdere in un anno almeno 3 chili».

Calorie bruciate in 30 minuti di prestazioni amorose: 350, come in 40 minuti di jogging.


Dove finisce il grasso che perdiamo quando dimagriamo? Prima si credeva che si trasformasse in energia bruciata dal nostro stesso corpo, invece uno studio degli scienziati in biochimica della University of New South Wales di Sidney, Australia, pubblicato sul British Medical Journal, svela che il grasso corporeo diventa aria. Il passaggio si spiega così: il metabolismo dei grassi – i trigliceridi – avviene grazie alla scissione delle loro molecole, formate da idrogeno, ossigeno, carbonio. Queste molecole si ossidano e grazie al respiro si trasformano in ossigeno e anidride carbonica, dall’uomo ingerite ed espulse attraverso il respiro. Nello specifico i calcoli dei ricercatori hanno scoperto che di 10 chilogrammi di grasso corporeo ossidato, 8,4 si trasformano in anidride carbonica e vengono espulsi durante la fase di espirazione, mentre i restanti 1,6 si trasformano in acqua e vengono a loro volta espulsi nei liquidi corporei: sudore, urine, anche lacrime. Per dimagrire comunque, sottolineano i ricercatori australiani, non basta certo solo respirare: l’operazione di espulsione del grasso in eccesso attraverso l’espirazione infatti avviene solo nel momento in cui si immette nel corpo un minor numero di calorie, o queste si consumano grazie all’attività fisica. Lo studio anzi incoraggia a muoversi: con un’ora di ginnastica, corsa o sport si innalza il tasso metabolico di sette volte rispetto a una condizione a riposo.

Quanto tempo ci vuole per eliminare un chilo di grasso? «A riposo respiriamo mediamente 12 volte al minuto emettendo a ogni respiro 9 milligrammi di carbonio. Quel chilogrammo di grasso che vogliamo eliminare contiene 767 grammi di carbonio. Nell’ipotesi, irrealistica, di non mangiare nulla e che non cambi il nostro fabbisogno energetico, il nostro corpo impiegherebbe ben cinque giorni per bruciare quel chilogrammo di grasso». (Dario Bressanini, Le Scienze)

Formula con cui la guru californiana Mary Ascension Saulnier esorcizza le cellule adipose dei suoi clienti, a suo dire star hollywoodiane alla ricerca della forma perduta: «Vade retro grasso, ti ordino di lasciare questo corpo!». La donna sostiene di entrare in contatto con le membrane cellulari e di scacciarle.


«Gli obesi vivono di meno; però mangiano di più» (Stanislaw J. Lec).