Mario Frongia, La Gazzetta dello Sport 6/4/2016, 6 aprile 2016
ZOLA: «CHAMPIONS COL CHELSEA? CONTE PUO’ FARCELA» –
«Conte al Chelsea? L’uomo giusto al posto giusto». Il baronetto tra i 30 gradi di Doha, bibite alle frutta, filo telefonico diretto con Londra: «Mia moglie? Mi sopporta, è una santa!». Gianfranco Zola dalla terra del petrolio e delle Lamborghini in dotazione ai vigili urbani: «Qui con la Ferrari puoi non essere nessuno». Mezza risata. Ma dura poco. Immalinconito per la sconfitta di sabato del suo Al Arabi con l’Umm Salal («Hanno fatto mezzo tiro in porta, ho perso Paulinho per infortunio. Potevamo balzare al quinto posto»), tenuto in considerazione dallo sceicco e patron Faisal bin Mubarak Al-Thani, vive tra lavoro e ossessione per i dettagli. «In Qatar sto vivendo un’ottima esperienza. Strutture e organizzazione di prima fascia, pubblico pochino: mille spettatori a partita quando va bene». Onesto, pignolo, determinato. Il solito Zola. Ken Russell sul comodino, Elton John e i Tazenda per sottofondo, saudade per la sua Sardegna: «Abbiamo altre due partite di campionato, poi giochiamo l’Emir Cup. Tra un mese sono a casa». Si riparte. Dal triennale di Conte al miracolo di Ranieri fino al duello Juve-Napoli. «Antonio è un grande allenatore, ha fatto molto bene anche in nazionale. Le sue squadre hanno imprinting e carattere. Al Chelsea può fare grandi cose».
Qual è la chiave per la Premier?
«Conte deve far sposare le sue idee di calcio in un campionato, una cultura e una nazione diversa. Ma non avrà problemi: prima di chiamarlo avranno vivisezionato quel che ha fatto a Torino e con l’Italia. Ha un pedigree di rilievo, anche con la nazionale si vede la sua mano e la sua idea di team».
I media: quanto incidono in Inghilterra?
«I giornali inglesi sono pressanti ed esigenti. Conte deve costruire, ma non sarà lasciato solo dal club. Antonio non si farà cogliere impreparato anche su un altro fronte delicato: la lingua. Prima e meglio la impara, meglio potrà muoversi. I traduttori non bastano».
Squadra di senatori miliardari: qual è l’abc?
«Non avrà problemi, ha lavorato con campioni e talenti da svezzare. Con i giocatori deve imbastire rapporti diretti, la comunicazione deve essere chiara. Se dice che devono mangiare l’erba, la risposta deve essere perfetta da subito».
Tatticamente dovrà adattare il suo credo. Sarà complicato?
«No, anche se ha avuto grandi successi con il 3-5-2, ha conoscenze tattiche flessibili. Il Chelsea ha usato il 4-2-3-1. Ma andrà valutata la rosa. E troverà la quadra. Senza scordare che sono e saranno sempre i giocatori di qualità a fare la differenza e a vincere le partite».
Abramovich gli chiede la Champions. Tre anni bastano?
«Intanto ci deve provare. È da un po’ che non sento il patron. Ma una cosa è certa: il Chelsea per il presidente è da sempre un pezzo di cuore. La scelta di Conte è motivata. Sì, campionato e Champions sono il bersaglio. Ha tempo e uomini utili all’obiettivo».
Intanto in Premier si brinda a Ranieri. Sensazioni?
«Un successo speciale. Sono felice per Claudio e per la società. Per il titolo è fatta, a questo punto possono perderlo solo loro e non accadrà. Il Leicester è la sorpresa della stagione: umiltà e determinazione, organizzazione e velocità. Ho incontrato Vardy e Morgan quando ero al Watford: avevano bei guizzi, ma adesso giocano per la squadra».
Boom Leicester e capitombolo dei Manchester. O no?
«Sì, United e City hanno deluso. Specie i primi, dopo l’esperienza Van Gaal pensavo potessero fare molto bene. Mentre mi è piaciuto, almeno a tratti, il Tottenham di Pochettino».
Torniamo in Italia. La sfida Juve-Napoli come finisce?
«Vedo che hanno dato quattro giornate di squalifica a Higuain. Per il Napoli è un colpo pesante ma per lo scudetto il discorso è aperto. I tifosi devono essere felici: hanno una squadra competitiva che con Sarri ha ritrovato identità e personalità. Un passo falso come a Udine, con un Udinese messa bene da De Canio, può starci. Ma, ripeto, non è finita».
Zola, qual è la differenza tra Juve e Napoli?
«Se ad Allegri mancano Dybala e Morata, schiera Mandzukic e Zaza. Il Napoli non ha una rosa di livello intercambiabile. A maggior ragione squadra e club, per gioco e convinzione, meritano un applauso».
Totti, Toni e Di Natale: come si affronta il ritiro?
«Scelta difficile. Parliamo di grandi campioni, dai quali la piazza si aspetta giocate uniche. Si deve capire quando la prestazione che si può offrire è all’altezza del proprio passato. Dare la massima disponibilità spesso non basta: bisogna mettersi in discussione un giorno dopo l’altro».
Passiamo in B. Sta seguendo il Cagliari?
«Ho visto qualche spezzone di partita e i gol. Rastelli conosce il campionato e lavora bene. La squadra ha patito assenze lunghe e pesanti, da Dessena a Ceppitelli e Melchiorri. La serie A è roba loro».