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 2016  aprile 02 Sabato calendario

E QUALCUNO RIMANE IN MUTANDE

Scusi: ma la signora che nel frattempo addentava il bignè, cosa ha detto?
«Siamo stati fortunati: in quel momento non c’era nessuna signora che addentava il bignè». Nel momento in cui, cioè, Enrico Martano, 80 anni benissimo portati, si calava le braghe per mostrare ai presenti nella pregiata Pasticceria Margherita, in via Teodosio a Milano, i suoi mutandoni rossoneri. Succedeva il lunedì seguente al derby vinto dal Milan 3-0 e la scena è stata immortalata sul telefonino da uno dei due titolari del locale, lo stesso che racconta l’episodio, il milanista Paolo. «Perché l’ho fatto? Perché la scena non venga mai dimenticata da quel signore che vede dietro al banco: mio fratello Tiziano, interista». Tanto per dire come, davanti al tifo, non c’è buon nome del locale che tenga e tutti, proprietari e clienti, salgano volentieri sulla stessa barca: quella chiamata sfottò.

LEGGO COME POSSO
Il signor Martano è una delle centinaia di migliaia di persone che ogni giorno leggono la Gazzetta al bar: dal Nord al Sud, da Milano, dove da 120 anni nasce la Rosea, a Portopalo, la punta estrema della Sicilia. Cinquantamila copie del giornale finiscono quotidianamente in altrettanti caffè della Penisola; divorate, o centellinate, da un esercito di clienti diversi per estrazione sociale e cultura ma accomunati da caratteristiche immutate nel tempo, personaggi che sembrano usciti pari pari dal Bar Sport di Stefano Benni e che lo scrittore bolognese potrebbe riassumere nelle figure immaginifiche e quasi mitologiche del Tifoso, del Metodico, dell’Abitudinario.
A tutte e tre le categorie appartengono senz’altro lo juventino e il milanista che ogni mattina alle 10 si presentano nella Pasticceria Margherita – sì, quella del signore in mutande – e si appartano in saletta per leggere e commentare ogni singola pagina di calcio. «Un altro», racconta Paolo, «arriva tutte le mattine in macchina con l’amico: manda quello a “occupare” la Gazzetta, e intanto lui parcheggia l’auto».
Non è facile trovar posto neanche lungo i marciapiedi di via della Moscova, dove svetta il Ted One, bar della Milano bene, ovviamente provvisto di Gazzetta. «Così», spiega Anna, uno dei proprietari, «qualcuno si ferma a sbirciare il giornale dall’esterno, attraverso le vetrate. Quando era direttore, a Candido Cannavò regalammo la foto di un cliente che leggeva il vostro giornale mentre, da fuori, due ragazzini allungavano il collo per cercare di vedere qualcosa delle pagine. Da noi la copia arriva puntuale alle 5.30 e un’ora dopo apriamo: ma c’è un cliente, uno dei primi a entrare, che non prende il caffè se per qualche motivo non trova la Gazzetta sui tavoli». Fino alle 8 al Ted One, come quasi dappertutto, è un passare il giornale di mano in mano: «La parola che ascolto più spesso a quell’ora è: “Posso?”. Ricordo che una volta uno disse a un altro che non metteva giù la Gazzetta: “Se ci fosse l’indice, pure quello leggeresti!”».

DI CHE SEGNO SEI?
I dipendenti del Ted One sono quasi tutti juventini: «I clienti amano cercare soddisfazione da loro e la provocazione più frequente che rivolgono ai miei ragazzi è: “’Sta domenica, la Juve ha rubato oppure no?”». Attenzione, però, qui come altrove ci tengono a chiarire che si rimane sempre su un piano di leggerezza. Vietate le asprezze, nei toni e nei commenti.
Il calcio la fa da padrone, «io invece vorrei tanto leggere di ginnastica artistica», chiude Anna. «Almeno un trafiletto, ma non la trovo quasi mai».
A sorpresa, invece, al Ted One come al Berni di via Lomazzo va di moda l’oroscopo curato per la Gazzetta in maniera assai originale da Antonio Capitani, con tanto di voti stile pagelle della domenica, assegnati a ciascun segno zodiacale. Sono soprattutto le donne, anche in gruppo, a leggere le previsioni dell’astrologo, prendendo il suo giudizio tanto sul serio da programmare ad alta voce la giornata in base al voto ricevuto. Anche dal Berni il titolare non si sottrae alle regole del tifo, anzi. «Io sono interista», spiega Andrea. «Se la mia squadra ha perso e il Milan ha vinto, al lunedì la Rosea la nascondo; viceversa, la metto in bella mostra, aggiungendovi la copia della domenica. Al cliente rossonero dico di leggere il giornale del giorno prima, così non si spaventa. Seriamente: di solito nel mio locale di Gazzetta ne circolano un paio al giorno; una è quella che prendo io, l’altra la lascia un cliente che se la porta dietro e la legge mentre fa colazione. Ormai i clienti-lettori si conoscono tra di loro e rispettano una specie di fila non codificata: si sa chi è il primo a leggere, chi il secondo, e così via. E, se non di calcio, si parla di atletica. Io stesso sono un maratoneta e, specie se l’Inter non mi ha dato soddisfazione, avvio una discussione alternativa coi clienti».

FANTACALCIO
Al Magenta di via Carducci, storico ed elegante bar meneghino, se non è calcio è basket: «Da noi si vedono spesso giocatori e tecnici dell’Olimpia», chiarisce Paolo Marchesi, il titolare. «Ma è inutile girarci intorno: il 75 per cento delle discussioni si concentrano su fatti e personaggi di calcio. Molti ragazzi si siedono in gruppo a un tavolino col giornale aperto davanti e buttano giù le formazioni del Fantacalcio. Perché, almeno da me, l’età di quelli che leggono la Rosea è compresa in una fascia che va dai 16 agli 80 anni. E, posso dirlo?, c’è un abisso tra la quantità di gente che sfoglia la Gazzetta e quella che prende in mano il Corriere della Sera. Qualcuno storcerà il naso davanti a questa evidenza, ma io non mi scandalizzo: primo, perché sono tifoso anch’io; secondo, perché, per stile, importanza e tradizione, la Gazzetta si intona alla perfezione a un locale come il mio». Grazie per i complimenti. Ci aiuteranno a dimenticare la voce, forte e chiara, che dal fondo scandisce, giornale alla mano: “Ma chi cazzo ha scritto ’sta roba?”.