varie, 1 aprile 2016
SCHEDONE PER OGGI SULL’ISIS – Se l’Isis andasse al governo in Italia... • Come previsto dalla struttura centrale dello Stato Islamico, il Califfo al Baghdadi o chi da lui incaricato di governare l’Italia, è affiancato da un esecutivo, suddiviso in otto dipartimenti, che amministra gli affari interni ed esteri
SCHEDONE PER OGGI SULL’ISIS – Se l’Isis andasse al governo in Italia... • Come previsto dalla struttura centrale dello Stato Islamico, il Califfo al Baghdadi o chi da lui incaricato di governare l’Italia, è affiancato da un esecutivo, suddiviso in otto dipartimenti, che amministra gli affari interni ed esteri. Nello specifico ci sono i dicasteri per la finanza, gli armamenti, le operazioni militari, le questioni locali, l’imposizione della sharia, il reclutamento di nuove leve, la comunicazione [Dario Fabbri, Pagina99 6/9/2014]. • Come avviene a Raqqa, la maggiore città del Califfato in Siria, le scuole dell’obbligo durano 9 anni, divise in 5 di elementari e 4 di superiori. Dopo avviene la «selezione per college e atenei». Gli insegnanti devono aver seguito «un corso preparatorio di 10 mesi» che include «60 giorni di lezioni sulla Sharia» e la firma di un documento finale di «pentimento» per quanto fatto in passato contravvenendo alle norme dell’Islam. Nasce per questo un comitato per l’«insegnamento del Nobile Corano» che prevede che ogni insegnante frequenti un corso a due livelli, memorizzando prima «5 parti» e poi «3 parti» dimostrando una «corretta recitazione del testo». Per frequentare bisogna avere fra 18 e 40 anni, senza assentarsi «se non quando la Sharia prevede» [Maurizio Molinari, La Stampa 28/6/2015]. • Nasce un comitato morale che si occuperà come prima cosa di chiudere la facoltà di Belle Arti e di educazione fisica, e deciderà l’abbattimento di tutte le statue di scrittori, poeti e artisti (come accaduto a Mosul, in Iraq, nell’estate 2014). • L’Isis pubblicherà poi un documento ufficiale contenente le linee guida su quali vestiti indossare e come comportarsi in pubblico. In particolare per le donne sarà obbligatorio l’uso del velo integrale, e comunque abiti che non fascino in nessun modo il corpo, pena una severa punizione. Le mani e i piedi devono essere sempre coperti, con l’obbligo dei guanti (come imposto dopo la conquista della città irachena di Mosul nel luglio 2014). • Più nello specifico, la fatwa numero 40 del Califfato prevede che «mogli, figlie e donne dei credenti devono indossare all’esterno abiti che non le facciano riconoscere o violentare». Per questo «le donne devono coprire i loro volti sin da sopra la testa, mostrando solo l’occhio sinistro» [Maurizio Molinari, La Stampa 28/6/2015]. • Per gli uomini è d’obbligo l’utilizzo del deshdasheh – indumento lungo sino alle caviglie tradizionale del mondo musulmano – della giusta lunghezza. • Il profumo è vietato (come imposto dopo la conquista della città irachena di Mosul nel luglio 2014). • È vietato radersi la barba. • Seguendo le indicazioni del documento “Le donne dello Stato Islamico” – circolato a inizio 2015 e realizzato probabilmente dalla brigata al Khanssaa, un gruppo di combattenti donne dell’Isis – alle donne è consigliato di essere pronte al matrimonio verso i 9 anni, di smettere di studiare a 15 anni e di passare la propria vita preferibilmente in casa. • «Dai sette ai nove anni, le donne dovranno studiare tre cose: le leggi islamiche (fiqh) e la religione, l’arabo del Corano (scritto e orale) e la scienza (cioè l’aritmetica e le scienze naturali). Dai dieci ai dodici anni ci sarà più spazio per gli studi religiosi: e in particolare la fiqh riguardo le donne e le leggi del matrimonio e del divorzio (in aggiunta alle precedenti due materie). Saranno anche insegnati la pratica del cucito e della cucina base. Dai tredici ai quindici anni dovranno concentrarsi sulla Shariah e sulle arti manuali (specialmente quelle relative all’educazione dei bambini), meno sulla scienza. In aggiunta sarà necessaria un po’ di storia dell’islam» (dal manifesto “Le donne dello Stato Islamico”). • È permessa la poligamia. • Da Sottomissione di Michel Houellebecq (Bompiani 2015): «In un regime islamico, le donne – o meglio, le donne abbastanza graziose da suscitare il desiderio di uno sposo ricco – avevano in fondo la possibilità di restare bambine praticamente per tutta la vita. Poco dopo essere uscite dall’infanzia diventavano a propria volta madri e ripiombavano nell’universo infantile. I loro figli crescevano, poi diventavano nonne, e la loro vita passava così. C’era solo una manciata d’anni in cui comperavano biancheria sexy, barattando i giochi infantili per i giochi sessuali – gli uni e gli altri essendo pressoché la stessa cosa». • Ricalcando, in parte, lo sviluppo economico di uno stato islamico come lo presenta Houellebecq in Sottomissione, visto che le donne escono dal mercato del lavoro, la curva della disoccupazione si inverte. La previdenza sociale è sostituita dalla solidarietà familiare. Lo Stato smette di aiutare l’industria a vantaggio dell’artigianato e della piccola impresa individuale. In Sottomissione arrivano ricchi finanziamenti dal Qatar e dagli stati del Golfo, nel caso dello Stato Islamico i finanziamenti arrivano dalle riserve di petrolio del Califfato. • Le donne non possono alzare la voce per strada né camminare da sole dopo il tramonto, se non accompagnate da un «tutore di sesso maschile». In ogni caso le donne sono invitate a rimanere in casa e uscire solo in caso di necessità (dalle imposizioni dell’Isis alla cittadinanza di Raqqa, nel gennaio 2014, dove si dice che «ogni sorella che continua a violare la Sharia, dopo un avviso di tre giorni sarà punito insieme al suo tutore»). • Le donne sotto i 50 anni non possono uscire dai confini italiani senza permessi e documenti di transito emessi dalla polizia islamica, è poi proibito recarsi «nelle terre degli infedeli eccetto assolute urgenze mediche» [Maurizio Molinari, La Stampa 28/6/2015]. • Le donne possono salire e scendere dagli autobus solo nei garage delle apposite fermate [Maurizio Molinari, La Stampa 28/6/2015]. • I membri maschili delle famiglie sono costretti a firmare documenti con cui accettano di essere sottoposti a punizioni in caso di violazioni compiute dalle donne della famiglia (così come già accade in molte città siriane, con testimonianze in particolare a Tel Abyad). • I negozi non possono esporre manichini femminili e comunque mai con i volti (maschili o femminili) scoperti. • I parchi e i giardini pubblici sono chiusi [Dario Fabbri, Pagina99 6/9/2014]. • Il fumo è vietato, perché considerato un «lento suicidio». Tutte le sigarette e il tabacco saranno bruciati tre giorni dopo l’editto e i tabaccai che non rispetteranno il divieto saranno puniti in base alla sharia (nelle imposizioni dell’Isis alla cittadinanza di Raqqa, nel gennaio 2014, si dice inoltre che «i saggi non fumano [...] per non parlare dei suoi danni finanziari e di salute [...] Ogni fumatore deve essere consapevole che con ogni sigaretta che fuma in uno stato di trance e vanità è disobbedire a Dio»). • La vendita e il consumo di alcolici è vietato, come è di norma per la cultura musulmana (dalle 16 note del “Contratto con la città” rivolte ai civili di Nineve, in Iraq). • Essere trovati a bere il vino è punito con 80 frustate, secondo le disposizioni della Sharia. • Sempre Secondo le disposizioni della Sharia, la pena per chi ruba è l’amputazione della mano in pubblico (il versetto del Corano Al-Mâ’idah: 33 dice che i criminali possono essere uccisi o crocifissi). • Per chi uccide la pena è la crocifissione o la decapitazione in piazza, con la testa infilzata sulla punta delle cancellate. • L’adulterio è punito con la lapidazione. • L’omosessualità è punita con la morte «sia dell’attivo sia del passivo». • Come avviene già in molte città siriane e irachene sotto il controllo dell’Isis, altra forma di punizione è la chiusura dei colpevoli in gabbie poste all’ingresso della città • È messa al bando «musica e canzoni in macchina, alle feste, in negozi e in pubblico, così come fotografie di persone nelle vetrine dei negozi» (dalle imposizioni dell’Isis alla cittadinanza di Raqqa, nel gennaio 2014). • Se fosse replicata anche in Italia la disposizione del Califfo a Raqqa, «nell’interesse pubblico di proteggere le anime dei credenti» e «combattere i crociati» verrebbe decretato il «bando di ogni dispositivo elettronico con il gps» a cominciare da «telefoni, tablet e computer di Apple» capaci di «creare gravi rischi a tutti» [Maurizio Molinari, La Stampa 28/6/2015]. • Chi mantiene un negozio aperto dopo il richiamo alla preghiera –cinque volte al giorno – rischia una punizione molto severa. Inoltre «ogni uomo che è presente in strada deve andare alla moschea per adempiere al dovere religioso di pregare. Essi non devono essere in ritardo, né è tollerato parlare per le strade, mentre i musulmani sono nelle moschee (dalle imposizioni dell’Isis alla cittadinanza di Raqqa, nel gennaio 2014). • I cristiani che intendono rimanere nell’Italia sotto il controllo dell’Isis hanno tre opzioni: convertirsi all’islam, pagare l”imposta religiosa oppure affrontare la morte («Offriamo tre scelte: l’islam, la dhimma, che include il pagamento della jizya, se rifiutano ciò non avranno nient’altro che la spada», così (dalle 16 note del “Contratto con la città” rivolte ai civili di Nineve, in Iraq). • Chiese e santuari sono distrutti (dalle 16 note del “Contratto con la città” rivolte ai civili di Nineve, in Iraq). • È vietato «pescare durante la riproduzione dei pesci» perché «distruggere le uova significa nuocere alla futura abbondanza di pesce» (così le indicazioni nella provincia siriana di al-Kheir). • Gli avvertimenti dell’Isis sono letti nelle moschee.