Sandro Orlando, D, la Repubblica 26/3/2016, 26 marzo 2016
LA VIA DI RABAT
Con l’energia del sole la centrale di Ouarzazate sarà in grado, tra due anni, di rifornire di elettricità oltre un milione di famiglie. Realizzato grazie a capitali europei, l’impianto fotovoltaico nel deserto del Sahara (il più grande al mondo, 580 megawatt di potenza) ridurrà nettamente la dipendenza del Marocco dalle importazioni di energia. Il paese ne ha bisogno, visto che non dispone di riserve fossili e i suoi consumi sono in aumento. Grazie anche al boom che la piccola monarchia sta vivendo: il Pil è cresciuto del 4,7% l’anno scorso e si prevedono tassi del +4% anche nel prossimo triennio.
A fare da traino è la stabilità che il Marocco conosce da qualche anno: dote rara in una nazione musulmana, che ha attratto gli investitori stranieri. Con riforme costituzionali che hanno concesso poteri al Parlamento e l’apertura verso la principale forza islamista, il partito Giustizia e Sviluppo (del premier Abdelilah Benkirane), il re Mohammed VI è riuscito a impedire che l’onda delle Primavere arabe contagiasse il suo paese. Inoltre ha avviato una modernizzazione dell’economia che ha portato alla nascita di un distretto aerospaziale a Nouaceur, vicino Casablanca, dove si sono insediate oltre 100 imprese straniere e i principali player (Boeing, Bombardier, Airbus), dando lavoro a circa 12mila dipendenti. Lo stesso accade nel settore dell’auto, dopo che Renault e Peugeot-Citroën sono state invitate, con sconti fiscali e incentivi, a eleggere il Marocco a porta d’accesso del mercato subsahariano: l’export di vetture già oggi supera quello di beni tradizionali come fertilizzanti e tessuti.
Sotto questa modernizzazione di superficie, visibile anche da grandi opere come il nuovo museo d’arte contemporanea e il teatro di Rabat o la ferrovia ad alta velocità tra Casablanca e Tangeri, persistono però problemi antichi: disoccupazione, arretratezza del sistema scolastico, corruzione. Ikea ha dovuto aspettare mesi per avere il via libera per aprire un punto vendita. Egitto a parte, questo resta pur sempre il primo negozio del continente.