Alessandro Penna, Oggi 30/3/2016, 30 marzo 2016
INTERVISTA TRIPLA A PIERACCIONI, PANARIELLO E CONTI
Milano, marzo
Pieraccioni: «Ragazzi, guardate che questo qui l’è inquietante: gira le pagine come la Leosini».
Panariello (prendendomi il blocco degli appunti, ndr): «Ma soprattutto, ragazzi, c’ha cinque pagine di domande: qui ’un si finisce più».
Conti: «Scusi eh: ma in quante dispense uscirà l’intervista? O ne fa direttamente un libro?».
Il prossimo 5 settembre, all’Arena di Verona, Giorgio Panariello, Carlo Conti e Leonardo Pieraccioni si rimetteranno i panni comici del trio che 20 anni fa fece furore nei teatri toscani (e l’assaggino dell’Ariston promette meraviglie). A incontrarli di persona, però, si viene risucchiati in un’atmosfera ancora più vintage. Si torna a quando Giorgio faceva l’elettricista navale a Viareggio e Carlo, bancario tutto azzimato («E con in faccia un tono di marrone che oggi è fuori commercio»), passava a prendere il 17enne Leonardo a casa sua, a Firenze, per portarlo a esibirsi nelle discoteche. «E la Carla», spiega Conti, «la su’ mamma, gli diceva sempre: o perché ’un ti vesti anche tu così?».
Panariello: «Ci teniamo molto, a che venga bene. E abbiamo usato strategie di marketing raffinatissime. Si è andati dalla Rai, a gennaio, e gli si è chiesto: “Che glielo fate condurre il Festival a Carlo?”. Così, per lanciare il nostro show. Ci sono cascati».
E sono cascati bene. Sanremo è stato un successo clamoroso.
Pieraccioni: «E diglielo, a Carlo. Sono andato a trovarlo, dopo che ha fatto l’85 per cento di share, e gli ho chiesto (si accalora, abbraccia e scuote Conti, quasi urla, ndr): “Oh, allora com’è andata?”. E lui, di rimando (mogio, a mezza voce, imitando quella di Conti, ndr): “Mah, mi sembra bene. Bene, dai”».
Conti: «Sono fatto così: non mi esalto quando le cose vanno bene, non mi abbatto quando vanno male».
Non c’era un titolo meno “telefonato” di Lo Show?
Conti: «C’era, ed era Fratelli d’Italia, il nome del nostro trio e degli spettacoli che facevamo 20 anni fa. Ma nel frattempo è diventato un partito politico».
Pieraccioni: «La Meloni, per tenerci buoni, ha promesso che il su’ figliolo lo chiamerà Carlo Giorgio Leonardo».
Quando avete deciso di riunirvi?
Pieraccioni: «Un paio di anni fa, durante le prove per una serata che facemmo in occasione del compleanno di Francesco Nuti».
Conti: «Eravamo a San Gimignano: l’odore del teatrino di paese fece scattare la nostalgia delle nostre origini, della gavetta».
Panariello: «Di quei tempi in cui una sera ti esibivi davanti a sette persone e quella dopo davanti a 7 mila».
Conti: «Sette perché lo spettacolo era a pagamento, 7 mila quando era gratis».
Panariello: «Solo che dovevamo aspettare di essere tutti e tre liberi. Carlo siamo dovuti andarlo a prendere dentro il televisore».
Conti: «E comunque, si chiama Lo Show perché è uno spettacolo».
Panariello: «Un varietà».
Lo state scrivendo in questi giorni: avete un metodo?
Panariello: «È questo: io e Leonardo scriviamo delle robe, poi arriva Carlo e ce le distrugge».
Pieraccioni (a Panariello, ndr): «Fagli vedere come fa».
Panariello (storcendo il naso, imitando la voce di Conti, ndr): «“Mmm… Ma siete sicuri che fa ridere?”. Abbiamo punti di vista diversi: Leonardo ha l’occhio del cabaret e del cinema, io ho la visione teatrale, Carlo quella televisiva. Dobbiamo riuscire a ottenere un passo unico».
Carlo: «E qui, o ci viene una cosa notevole oppure… ».
Leonardo: «Una bischerata pazzesca».
Ci saranno degli ospiti?
Conti: «Macché, non vuole venire nessuno».
Panariello: «Noi saremo la base. Poi occasionalmente, laddove c’è un motivo preciso...».
Pieraccioni: «Mina sta insistendo molto. (Squilla il cellulare, ndr). Ecco, vedi, è lei».
Come vi siete conosciuti?
Conti: «Leonardo lo incrociai nel 1982, a uno spettacolino che si chiamava Un ciak per artisti domani».
Pieraccioni: «Avevo 17 anni, lui mi disse: “Hai un minuto di tempo per farci ridere”».
Conti: «Me lo rinfaccia sempre. Capii subito che era un fuoriclasse, faceva un Antognoni (ex capitano della Fiorentina, ndr) e un Grillo straordinari».
Panariello: «Io e Carlo ci conoscemmo qualche anno dopo, a Vibo Valentia. Lui presentava, io facevo le imitazioni».
Conti: «Ci scambiammo subito i telefoni. Quelli fissi, ovviamente: era il 1986. Partimmo con Succo d’arance su Teleregione Toscana e ora eccoci qui».
La prima cosa che avete pensato l’uno dell’altro?
Panariello (emozionato, quasi commosso, ndr): «Carlo mi ha dato subito l’impressione di un padre».
Conti: «Padre Ralph».
Panariello: «Sta bono, non te l’ho mai detta, questa cosa. Io ero partito come imitatore, ma, in quella categoria lì, non ero tra i migliori. C’era la parte di Renato Zero che mi distingueva dalla massa, ma le altre cose erano nella media. Con lui mi sono aperto, gli ho confidato di avere dei personaggi, chiusi nel cassetto, e di non sapere se fossero buoni o no. Glieli feci e lui mi ordinò: “Tirali fuori!”. Mario il bagnino è nato allora».
Conti: «Io sono figlio unico e ho avuto la percezione immediata di aver trovato dei fratelli. A Sanremo la cosa che mi ha emozionato di più, molto di più dello share, è stata quando loro sono saliti sul palco».
E lei, Pieraccioni?
Pieraccioni: «Carlo l’ho conosciuto assieme ai miei genitori. Lui veniva a prendermi con la Renault 5 a casa, in via della Mattonaia 27. I miei si affacciavano alla finestra: si andava a far le serate in discoteca, volevano sapere chi fosse. La nostra è nata proprio come un’amicizia: poi, d’inciampo, si è fatto delle cose di lavoro insieme».
Panariello: «Per questo non c’è invidia. Quando fece quell’incasso con Il Ciclone, io non ci volevo credere che era lui. Mi dicevo: “Quel Leonardo? Il mio?”».
Pieraccioni: «Tra noi, ’un c’è alcun tipo di paturnia se non il fatto, che Giorgio soffre più di Carlo, che io sia il più bello dei tre. Io sono quel che è Riccardo Fogli per i Pooh. Soffrono la mia fisicità».
A quei tempi, chi cuccava di più?
Pieraccioni: «Carlo, perché dava più sicurezza».
Conti (mostrando la fede, ndr): «Non tiratemi in mezzo che sono sposato».
Panariello: «Che poi, diciamolo: questo mestiere lo abbiamo scelto per quello...».
Conti: «Per imbroccare. Io cominciai come disc-jockey per stare su una pedana, in evidenza, con vista privilegiata sulle fanciulle».
Mi raccontate un aneddoto imbarazzante degli inizi?
Conti: «A Certaldo vincemmo una gara tra comici. Io entrai in scena per presentare l’assessore che doveva premiarci, loro due restarono dietro le quinte. Arriva questo signore e dice…».
Pieraccioni (in un falsetto esasperato, ndr): ”Buonasera a tutti”. Sembrava gonfiato a elio, l’assessore».
Conti: «E loro a ridergli in faccia, come matti».
Panariello: «Un’altra volta, a Ponte a Elsa».
Conti e Pieraccioni: «Era Ponte a Egola!».
Panariello: «Facemmo una serata con 7 mila paganti. Il giorno dopo andammo a Grosseto»...
Pieraccioni: «...Che per noi era quasi l’estero...».
Conti: «...E i paganti furono 30. In più, i vigili misero le multe alle nostre macchine: andammo in rosso».
Che lavoro facevate, all’epoca?
Panariello: «Io l’elettricista navale. Teoricamente, è quel signore che dalla stiva porta su i cavi, piano piano, nelle cabine e poi ancora più in alto, fino al ponte di comando dove ci sono i bottoni. Questo teoricamente».
Pieraccioni: «Perché tu mettevi un cavo esterno e via, dalla stiva al timone. Io facevo il magazziniere alla Siette, un’azienda che produceva fibre ottiche. Quando dissi che mi prendevo sei mesi di aspettativa, festeggiarono per un giorno e una notte di fila».
Voi che lo conoscete da quando era ragazzo: l’avete mai visto “bianco”, Conti?
Pieraccioni: e Panariello: «Mai!».
Conti: «Da ragazzo ero più scuro ancora. Ricordo che un’estate si faceva Aria Fresca alla Bussola, in Versilia. Una domenica di settembre io e Giorgio andammo in spiaggia. Arrivò un vu cumprà, mi guardò e disse: “Sei più nero tu di me!”».
Panariello: «Giuro! Ma voglio sfatare un mito: non è che Carlo faccia molte lampade. Lui è come una lente fotocromatica, sai quegli occhiali che appena li metti al sole si scuriscono?».
Non avete mai litigato?
Panariello: «Qualche screzio».
Conti: «Sì, ma stupidaggini».
Pieraccioni: «Bischerate»
Panariello: «Una volta mi incazzai di brutto con il nostro agente: facevamo lo spettacolo in tre e sui manifesti scrivevano solo “Pieraccioni & c”».
Conti: «E lui disse: io non vengo, non sono “& c.”, non sono uno starnuto».
Avete mai condiviso una ragazza?
Panariello: «Può essere successo, ma non lo sappiamo».
Pieraccioni: «Io ’un lo posso dire: la mi’ figliola è precoce, sa già leggere. E temo molto il suo giudizio».
Cosa avete imparato l’uno dall’altro?
Panariello: «Da Leonardo, a moderarmi. Io piombavo sul suo set dopo una stagione di teatro, con l’esuberanza da palcoscenico addosso, e lui toglieva, toglieva… Da Carlo, questo mantra: “La massima resa con il minimo sforzo”».
Conti: «Io, da loro, a fare la spalla».
Pieraccioni: «Di Giorgio, artisticamente, ammiro la voglia di lavorare, che io non ho. Ma l’uomo è ancora meglio dell’artista. Io sono nato nella bambagia, figlio unico e amatissimo. Lui ha avuto un percorso difficile (Panariello è cresciuto coi nonni, ha perso un fratello, ndr), ne è venuto fuori grazie a una grande forza d’animo. Carlo, invece, è il mio fratello maggiore. Da ragazzo ho sempre avuto un tribolo sentimentale che Beautiful, in confronto, ’un l’era nulla. Quando finiva una storia, lo chiamavo tutto agitato e lui (imita Conti, assume un tono tra il prete e lo psicologo, ndr): “Stai calmo, stai bono, ’un l’ammazzare, e ’un si butta dalla finestra la fidanzata”».
Conti: «Ho sventato decine di crimini passionali. E dico sul serio».
Sporchiamo un po’ l’agiografia “contiana”: mi dite un difetto di Carlo?
Pieraccioni: «Non l’ho mai visto con un sentimento addosso, né di arrabbiatura né di gioia».
Panariello: «Con lui e con Leonardo, non si può fissare nulla, nemmeno una cena al ristorante. Io “fisso” per tre, poi, alle otto - non alle cinque, eh, alle otto - mi dicono: “Mah, noi si è stanchi, ’un ci si ha voglia”. Carlo almeno recupera d’estate, mettendo a disposizione il suo villaggio vacanze»
Conti: «Credo alluda alla mia casa di Castiglioncello».
Panariello: «C’è anche la piscina, Leonardo viene con la ’su figliola, io con le mie fidanzate».
Pieraccioni: «Che hanno l’età della ’mi figliola».
Panariello: «Sono compagne di classe».
Pieraccioni: «Vedessi belline. Vengono con il panierino, il grembiulino».
Conti, ma lo sa, Renzi, che Berlusconi nel 2003 l’ha nominata Cavaliere del lavoro?
Conti: «È stato Ciampi».
Panariello: «Oh che tu sei Cavaliere del lavoro?».
Conti: «Sì. Però puoi continuare a darmi del tu».
Panariello: «Vedi, ecco un altro difetto di Carlo: non gli scuci n-i-e-n-t-e».
Pieraccioni: «Lui potrebbe avere in casa per un mese e mezzo Bin Laden, e tu, suo migliore amico, non lo sai».
Conti: «Dicono così perché, quando non ero sposato, di certe fidanzatine non ho mai detto nulla. L’hanno saputo poi da loro, dalle ragazze, che si era stati insieme».
Pieraccioni: «Che di solito le donne non parlano, capito?».
Panariello: «Ma di sicuro parlano più di Carlo».
Il vostro amico Ceccherini ha detto che, quando Renzi era ragazzo e voi già ometti, gli facevate i gavettoni. Una volta l’avete pure frustato con le ortiche.
Conti e Panariello: «Non è vero».
Pieraccioni: «Io ci aggiungerei un avverbio. Purtroppo non è vero».
Pieraccioni, ma se sua figlia Martina, da grande, con il piccolo Matteo Conti…
Pieraccioni: «No, no, ’un la finire neanche quella frase».
Conti: «Matteo aveva poche ore, Leonardo l’ha preso in braccio, l’ha guardato negli occhi e gli ha detto: “Ricordati che Martina è tua cugina e che quel detto toscano, che dice che ’un c’è cosa più divina, ecc. ecc. è una bischerata”».
Pieraccioni: «Non tanto per il bimbo, che è bellino: è per il consuocero...».
Conti, ci sono tre single famose in Italia: la Boschi, Belén e Barbara d’Urso. Chi “assegnerebbe” ai suoi due amici?
«Io direi che la Boschi è perfetta per Leonardo…».
Pieraccioni: «No, no! Anche perché il su’ babbo, come suocero, ’un dev’essere il massimo… (Pier Luigi Boschi è indagato per il crac di Banca Etruria, ndr)».
Panariello: «La Boschi la prendo io».
Lei, Panariello, nel 2008 ebbe un flirt con Elisa Isoardi.
Pieraccioni: «Ma davvero?».
Panariello si gratta la testa, “ammette” con un mezzo sorriso.
Conti: «E ’un ce l’hai mai detto!».
Pieraccioni: «Vedi come t’incazzi se non ti dicono le cose?».
Ora la Isoardi sta con Matteo Salvini. Chiedo a voi, Conti e Pieraccioni: Elisa ci ha guadagnato o perso, nel cambio?
All’unisono: «C’ha straperso».
Conti, Francesca (Vaccaro, moglie del presentatore dal giugno del 2012, ndr) cos’ha di diverso da tutte le fidanzatine in incognito che ha avuto in passato?
Conti (Quasi in estasi, ndr): «È speciale, è unica. È la mamma di Matteo».
Pieraccioni: «Ti dico una cosa che ho detto al suo matrimonio e poi, come le zie anziane, mi sono pure messo a piangere davanti a tutti. Francesca è stata la più grande fortuna di Carlo. Come una delle mie più grandi fortune sai chi è?».
No.
«Laura (Torrisi, ex compagna del comico e madre della loro figlia Martina, cinque anni, ndr)! Ti dirò di più: lui ha avuto la fortuna di trovare una moglie fantastica, io di inciampare in un’ex compagna meravigliosa. Fortuna sotto tutti i punti di vista: sia perché Martina è un capolavoro; sia perché il rapporto tra me e lei è molto più bello ora rispetto a quando si stava insieme».
E cosa è mancato, a Laura, per diventare Francesca, e cioè una moglie?
Pieraccioni: «Ma sai, il matrimonio è una… »
Non dica una «maratona»...
«E la dico, invece, perché è così. Il matrimonio è una maratona di 47 chilometri: c’è chi ci riesce e chi fa fatica. Io faccio molta fatica. Per i miei 50 anni, mi sono fatto un regalo: ho riunito tutti gli amici e ho detto finalmente una grande verità, che di solito le dico sempre a mezzo, le verità».
E cosa ha detto, di preciso?
«Ho detto: “Io per il matrimonio e per i 47 chilometri, ’un ci sono trombato”».
Conti: «Vuol dire “tagliato”. C’è questa parola, “condivisione”, che fatica a pronunciare».
Panariello: «Guardami, Leonardo: c-o-n-d-i-v-i-s-i-o-n-e».
Pieraccioni: «Sta zitto, te, Giorgio, che ‘un sai nemmeno dove si fanno, le maratone».
Tutti ridono. A me resta un dubbio. Ma se Leonardo lo sapesse, che le maratone sono lunghe 42 chilometri e non 47, la sua vita sentimentale sarebbe un po’ più bella, un po’ meno Beautiful?