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 2016  marzo 30 Mercoledì calendario

Questa sera (ore 21) il volume di Pino Allievi verrà presentato a Bareggio (Milano), in un evento organizzato dalla Scuderia Ferrari Club di San Martino di Bareggio

Questa sera (ore 21) il volume di Pino Allievi verrà presentato a Bareggio (Milano), in un evento organizzato dalla Scuderia Ferrari Club di San Martino di Bareggio. Ecco un estratto di alcuni incontri (27) con altrettanti personaggi che compongono «Vite di Corsa». GIANNI AGNELLI Quello strano consiglio Ricordo quando, nel Principato di Monaco, un giornalista con l’hobby della Borsa gli chiese che cosa dovesse farne di tante azioni Fiat che aveva acquistato, il cui prezzo continuava a scendere: «Le tenga, le tenga». «Ma Avvocato, sono preoccupato». E lui: «Pensi quanto lo sono io che credo di averne qualcuna più di lei!». GIOVANNINO AGNELLI Il signor Rossi Giovannino mi racconta di quando — aveva solo 19 anni — andò a fare l’operaio alla Comau di Grugliasco, dove si costruivano i robot per le catene di montaggio. Mesi indimenticabili sotto le mentite spoglie di Giovanni Rossi: «Ho un ricordo bellissimo di un ragazzo con quale entrai in confidenza ed al quale non potevo dire proprio tutto. Quando mi scoprirono, fui imbarazzato». JEAN ALESI Il sentimento di un attimo Vederlo combattere alla pari con Senna al debutto della sua prima stagione piena con la Tyrrell, a Phoenix, è stato uno show da cineteca. «Hanno raccontato — dice Jean — che ho odiato Ayrton perché a un certo punto voleva portarmi via il posto alla Ferrari. Sì, sarà stato il sentimento di un attimo e l’avrò anche detto, ma lottare con lui era esaltante». FLAVIO BRIATORE L’ex signor Nessuno Un italiano su tre, nella fascia tra 25 e 45 anni, vorrebbe essere Flavio Briatore. «Posso capirlo. Non ho avuto un Gianni Agnelli che mi proteggeva le spalle. Sono orgoglioso di avere dato lavoro e qualche gioia a tanta gente partendo da Verzuolo che nessuno sa dov’è...». BERNIE ECCLESTONE L’altro volto del boss L’Ecclestone privato è un’altra cosa rispetto all’uomo cinico di cui parla chi non lo conosce a fondo. Ed è sincero se lo si tocca negli affetti: «Non so se sono stato un buon padre, ma con le mie figlie ho insistito affinché assimilassero il rispetto per la gente, povera o ricca che sia. Rispetto e lealtà sono sentimenti che alla fine ripagano più di un contratto di lavoro». ENZO FERRARI Quella morte per sbaglio «Lei mi ha chiamato perché voleva sapere se ero morto, abbia il coraggio di dire la verità! Sappia che sto magnificamente e mentre le parlo mi sto toccando. Lo dica a tutti che sono vivo e riferisca che chi mi vuole male dovrà aspettare...». MAURO FORGHIERI Il conto esoso Una ricevuta gonfiata? Neanche per sogno: «Signora, mi deve scrivere una cifra pari a un terzo di quello che ho speso». Uscimmo dal ristorante e mi permisi di chiedere a Mauro il perché: «Se Enzo Ferrari, che guarda le note spese, vede che a Montecarlo sono andato in un ristorante così caro mi pianta un casino. Preferisco rimetterci». Quella era la Ferrari di Forghieri. LEWIS HAMILTON Ci vediamo tra 9 anni Si parlò di come fosse riuscito a entrare nel mondo della McLaren: «Era il 1995, avevo dieci anni ed ero stato invitato alla festa del settimanale Autosport. C’era anche Ron Dennis, lo avvicinai e gli chiesi come sarei potuto diventare un pilota McLaren. Lui prese un pezzo di carta e scrisse qualcosa, aggiungendo: “Ti ho dato il mio numero di telefono: chiamami fra 9 anni”. Ed eccomi qui». JAMES HUNT Il sacro fuoco Un giorno gli chiesi se c’era un motivo nascosto dietro il suo ritiro prematuro dalle scene: «Non ce la facevo più. In F.1 il rischio è lo stesso che tu stia davanti o nelle retrovie. Ho smesso senza rimpianti». NIKI LAUDA Cogli l’attimo «Le mie decisioni sono sempre state prese al momento. Mi fanno spavento quelli che il primo gennaio sanno già che cosa faranno il 22 settembre. Quando non sarò più con Mercedes farò altro. E sarà così sino alla fine dei miei giorni». DIEGO MARADONA Che intervista E’ un ragazzino con una enorme chioma di riccioli neri. Ha la faccia pulita: «Non sono abituato a parlare con uno sconosciuto. Perché non hai preso appuntamento con il mio manager?». Rispondo che è stato proprio lui a cacciarmi in un sacco di guai. Diego si distende. E l’intervista, la prima a tutto campo con un giornalista italiano, ha finalmente inizio. SERGIO MARCHIONNE Passione rossa Possiede più di una Ferrari. Compresa la 599 GTB con la quale ebbe un incidente di cui parlarono molto i giornali. «Quella è stata la quarta Ferrari che ho posseduto. La prima? Una 430, ce l’ho ancora. Adesso mi diverto a guidare tutte quelle nuove prima che escano. Lo faccio a Fiorano e lascio che a condurre sia il collaudatore Dario Benuzzi. Il quale, quando passo io al volante facendo disastri con le marce, non dice niente per non imbarazzarmi». ALESSANDRO O. Passione nascosta Parlando in francese con qualche parola di italiano, spiega che si è innamorato di Ponza, che le corse sono la sua passione. Alessandro, si fa chiamare così, ci racconta che sta a Parigi ma è greco. Rimango di stucco quando il 24 gennaio 1973 vedo la sua foto, grande, sul Corriere della Sera. Titolo: «Il giovane Onassis è morto». CLAY REGAZZONI Guida nella nebbia Tornava in piena notte da una cena, guidando una Bmw bianca con i comandi al volante perché non muoveva più le gambe. Questo non gli impediva di viaggiare a 180 km/h con una nebbia fittissima, ma lui commentò: «Vado forte perché nella nebbia meno ci stai meglio è». MICHAEL SCHUMACHER Ritiro poco convinto «Adesso che cosa farai?», gli avevo chiesto a San Paolo del Brasile, qualche istante dopo che era finita la conferenza stampa in cui aveva spiegato il ritiro dalla F.1. Era il 19 ottobre 2006. Lui sorrideva, ma era un sorriso mesto. A parole sembrava convinto della scelta, il viso diceva diversamente. AYRTON SENNA Essere un simbolo «Chi è in Formula 1 deve essere consapevole di rappresentare un esempio per chi sta dall’altra parte della rete, del televisore. Io voglio trasmettere qualcosa che non sia solo la curva fatta bene. Ci provo. Non so se poi ci riesco...». SEBASTIAN VETTEL Quel volume in regalo Decisi che il mio “Piloti che gente” in tedesco l’avrei regalato proprio a lui. Restò sorpreso, perché non avevo mai avuto un rapporto stretto: «Pensa che da giorni cercavo su e-bay questo libro. Sto acquistando tutto quello che c’è sulla Ferrari di una volta...». E da una borsa tirò fuori una rivista tedesca degli anni Cinquanta con un’intervista a Enzo Ferrari, più altre pubblicazioni datate sul Cavallino. I VILLENEUVE Il peso di un nome Piero Ferrari gli chiese quanto gli fosse pesato, nella sua carriera, la popolarità del cognome. E Jacques: «Tanto. Tutti sempre a chiedermi se lo facevo per proseguire l’opera di Gilles. E lì ho cominciato a non rispondere. Solo dopo aver conquistato il Mondiale sono diventato Villeneuve».