Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  marzo 25 Venerdì calendario

KANNYWOOD STUDIOS IL 30% DEI FILM DI NOLLYWOOD VENGONO DA KANO. SEGUENDO LE REGOLE DELL’ISLAM

Il “re” di Kannywood fa sul serio: a 42 anni, ha deciso di lasciare il set per qualche mese per andare a fare un corso di “Produzione e cinema” alla University of Southern California School of Cinematic Arts. Ali Nuhu, (foto), s’è reso conto che il “movimento” di cui è la prima stella, è qualcosa di grande, ormai. E va sfruttato – e gestito – con competenza e consapevolezza. Perché in effetti, il cinema del Nord della Nigeria sta crescendo a vista d’occhio. Nel Paese sub-sahariano più popoloso dell’intera Africa (184 milioni di abitanti), come si sa, c’è ormai un’industria cinematografica che rivaleggia, per numero di film e giro d’affari, con Hollywood e la sua “gemella” indiana (di Mumbai, l’ex Bombay) Bollywood. Assai poco noto, finora, è il fatto che il 30% (secondo i dati del locale National Film and Video Censors Board) dell’intero fenomeno africano nasca intorno alla città di Kano (4 milioni di abitanti), nella parte settentrionale – e, soprattutto, la più musulmana – della Nigeria (i terroristi islamici di Boko Haram continuano a fare stragi non troppo lontano da qui, verso Nord-Ovest). Ed è proprio l’islam, la chiave di Kannywood: nei suoi studios, e per le strade, si girano infatti pellicole in idioma Hausa – la lingua franca della regione – in cui vengono rispettate le regole di vita indicate dal Corano. Nulla di integralista, però: anche se attrici e attori devono rimanere a dovuta distanza pur interpretando coppie sposate, le trame di queste storie raccontano spesso relazioni d’amore, che culminano appunto nel lieto fine del matrimonio. Ciò non vuol dire che non trattino anche tematiche forti, forse perché Kannywood, quando è nata, ha raccolto l’eredità culturale dei film che andavano per la maggiore nella zona, quelli importati da Bollywood: così ecco che nelle storie si parla di violenza sulle donne (in Ladiba la protagonista riesce a ottenere la condanna dello stupratore ed omicida della figlia, benché rampollo di una famiglia potente) o di diritto allo studio delle ragazze (in un altro film, un padre preferisce iscrivere a scuola la figlia piuttosto che darla in moglie a un ricco anziano). Certo, il fatto che i titoli di coda finiscano sempre con la frase “Sia Gloria a Dio” è significativo. Ma è altrettanto importante che le sceneggiature s’ispirino ai romanzi soyayya (che significa amore), scritti e letti per lo più da un pubblico femminile. Donne sono, in gran parte, anche le spettatrici dei film, che vanno in onda pure sul canale tv satellitare Africa Magic Hausa. Uno strumento di “soft power” della religione islamica? O piuttosto, una strada inedita di emancipazione femminile? Un’ulteriore informazione può essere utile: le attrici, autentiche star, non sono stigmatizzate ma supportate dalla famiglia. Una volta sposate, però, non continuano mai la loro carriera.