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 2016  marzo 27 Domenica calendario

SOFFITTE E FACEBOOK QUI CRESCE IL SOUND DI BENJI

& FEDE [Intervista a Benji e Fede] –
Su Facebook venerdì 25 marzo avevano 513 mila «mi piace» (con un ritmo di crescita di mille al giorno). I loro video superano i tre milioni di visualizzazioni su YouTube e su Instagram, dove i profili sono separati: 600 mila seguaci a testa. Il loro primo album, uscito a ottobre, in tre settimane era disco d’oro (25 mila copie), in quattro mesi disco di platino (50 mila). Sono Benji & Fede, band chitarra (Benji) e voce (Fede) formata da due ragazzi modenesi poco più che ventenni. La sera dell’11 febbraio, quando sono saliti sul palco del Festival di Sanremo come ospiti di Alessio Bernabei — ex concorrente di Amici, ex cantante dei Dear Jack, ora solista — l’hashtag #BenjieFedeASanremo era tra i trending topic di Twitter: merito dei #dreamers , i loro fan.
Il 31 marzo in libreria arriva il loro (primo) libro, Vietato smettere di sognare (Rizzoli), che ripercorre le date più importanti di un inizio di carriera. Benjamin Mascolo e Federico Rossi sono cresciuti a Modena senza mai incontrarsi («Frequentavamo giri diversi»). Fino al 10 dicembre 2010.
Che cosa successe quel giorno?
Fede: «Erano le 20.05. A quell’ora ho inviato il mio primo messaggio a Benji su Facebook. Gli chiedevo se voleva fare una band insieme».
Benji era già abbastanza noto in città, giocava a calcio, faceva video in cui suonava e aveva creato delle magliette con il disegno di un pinguino. 20:05 è diventato il titolo del loro album ed entrambi se lo sono tatuati sul braccio.
Benji: «All’inizio non l’ho preso troppo sul serio. Non lo conoscevo e online non c’era nulla di suo. E poi avevo la testa da un’altra parte: dovevo partire per l’Australia dove ho fatto gli ultimi due anni di scuola. Prima di partire ci siamo incontrati per caso nel bagno di una discoteca. Solo lì ho realizzato che esisteva davvero. Poi ha iniziato a postare dei video in cui cantava... e non era niente male».
Fede: «Il nostro sodalizio musicale è iniziato così, su Facebook e Skype».
Benji: «Mentre ero in Australia, scrivevo, mandavo a Fede le bozze per mail, poi ci sentivamo su Skype e provavamo a comporre a distanza. Quando sono tornato per le vacanze abbiamo preso una di quelle canzoni scritte via web e l’abbiamo registrata nella soffitta di un amico. Abbiamo girato un video con la macchina fotografia e caricato su YouTube».
In quanti l’hanno visto?
Fede: «In pochi».
Benji: «Duecento like e tremila view. Poi ne abbiamo fatti altri, cercando di migliorare. Ma i risultati sono arrivati molto gradualmente».
A distanza è nato anche il brano che avete inciso per il terremoto in Emilia.
Benji: «Dall’Australia volevo fare qualcosa e ho iniziato a scrivere una canzone, Dare di più. Da un mio appello su YouTube è nato il progetto Giovani Artisti per l’Emilia. Fede ha seguito tutto dall’Italia ».
Non avete partecipato a un talent. La vostra palestra è stata il web.
Benji: «Abbiamo imparato da soli, dai nostri errori. Quando sbagliavamo o facevamo le cose di fretta si capiva subito, perché i clic calavano».
Nel libro raccontate l’attenzione per i dettagli: la scelta della canzone, il video, il momento in cui pubblicarlo, cosa dire all’inizio.
Benji: «Il web ti dà una possibilità fantastica ma è difficile emergere tra la quantità infinita di video. Devi avere “qualcosa” e devi lavorare molto»
E in che cosa vi siete distinti?
Benji: «Abbiamo iniziato scrivendo cose nostre. Poi abbiamo fatto anche cover, ma siamo partiti dalla nostra musica».
Fede: «È stato anche per il rapporto che abbiamo instaurato con le persone che ci seguono: diretto, quasi di amicizia. Dobbiamo tutto a loro».
Benji ci interrompe: «Scusate, devo postare al volo una cosa». Sposta la sedia verso il portatile. Deve caricare su Facebook le date delle presentazioni in librerie e centri commerciali.
Continuate a gestire i vostri account social da soli?
Fede: «Pensiamo che sia bello per chi ci segue sapere che dietro allo schermo ci siamo sempre noi».
Benji (dal computer): «Ok, non c’è un contatto diretto, ma tutto quello che scriviamo siamo noi a scriverlo».
Non solo «video dalla cameretta» ma anche tanti concerti: dall’aprile 2013, quando avete aperto il tour italiano di Conor Maynard, fino a Sanremo.
Fede: «È stato da subito un connubio tra le due cose: caricavamo i contenuti online e poi davamo appuntamenti per piccoli live».
Benji: «Su internet ci siamo fatti notare. Ma siamo stati scoperti dalla Warner Music nell’estate del 2014 mentre eravamo in tour con una radio locale. Abbiamo fatto un provino, siamo piaciuti, hanno visto che sul web avevamo già un discreto seguito e ci hanno proposto un contratto ».
Ma in mezzo c’è stata l’esclusione da Sanremo Giovani lo scorso anno.
Benji: «Ci siamo rimasti malissimo ma poi è scattata la scintilla: dovevamo crescere e impegnarci di più».
E quindi arriviamo al 9 ottobre 2015.
Fede: «Il 9 ottobre?».
Benji: «Dai!!! Il giorno più importante della nostra vita!».
Fede: «Ah sì, l’uscita dell’album».
Benji: «La notte prima l’ho tenuto sotto il cuscino. E quando ci hanno detto che eravamo primi in classifica non volevamo crederci... era un sogno!».
In «Tutta d’un fiato», il singolo che ha anticipato l’album, dite: «Noi non cambiamo mai».
Benji: «Purtroppo! Ci piace ripetere questa frase. Siamo ancora i ragazzi che fanno le cover in camera, ragazzi come gli altri. Per il resto speriamo di migliorare».
Fede: «Siamo solo all’inizio».