Adelaide Pierucci, Il Messaggero 27/3/2016, 27 marzo 2016
BABY SQUILLO, NEL 2013 LO SCANDALO AI PARIOLI
ROMA Quasi tre anni fa scoppia lo scandalo delle baby squillo. È la mamma di una delle ragazzine che si prostituisce a presentare la denuncia. È disperata, perché la figlia è aggressiva e incontenibile. Ha quindici anni, frequenta il liceo, ma rincasa sempre più tardi, con il viso pieno di trucco e l’abbigliamento eccessivo per la sua età: «Se non stai zitta ti mando i miei amici cocainomani a sgozzarti», le urla, e lei ormai annichilita decide che è arrivato il momento di denunciare tutto.
Ancora una volta a dare una mano all’inchiesta è l’iPhone della ragazzina. Nella rubrica due voci: amici e clienti. «Cliente Vittorio, cliente Bambus, cliente Augusto...». Era l’agosto 2013. E tra un week end a Ponza e i pomeriggi in un seminterrato ai Parioli, nel frattempo, la ragazzina e un’amica di 14 anni, si toglievano gli sfizi (griffe, coca e uscite solo in taxi) lavorando, se necessario anche a domicilio, in coppia e non. Lo scandalo scoppia a ottobre con una serie di arresti per sfruttamento della prostituzione minorile. Una nuova retata arriva a marzo 2014. Alla fine si conteranno una decina di arresti e cinquanta iscrizioni nel registro degli indagati. Molti dei quali già processati e condannati. Come il marito della ex parlamentare Alessandra Mussolini, l’ex ufficiale della finanza Mauro Floriani, che di recente ha patteggiato una condanna a un anno di reclusione.
Tra le prime a finire in carcere la madre della 14enne (che a differenza della denunciante aveva bisogno di soldi e spediva al "lavoro" la figlia anche quando non stava bene), un commercialista-cliente, Riccardo Sbarra (che scriveva "Adoro le lolitine"); un sottufficiale dell’Esercito-sfruttatore, Nunzio Pizzacalla, e Mirko Ieni, personaggio chiave, un ex autista Ncc che aveva affittato l’appartamento ammobiliato ai Parioli dove i clienti trovavano le ragazzine e consumavano le prestazioni (concordate con lui).