Antonio Spampinato, Libero 27/3/2016, 27 marzo 2016
L’EMBARGO ALLA RUSSIA CI È COSTATO 3,6 MILIARDI
Ci sono tre miliardi di motivi per mandare a casa questa Europa. Matteo Salvini li identifica, anzi li sovrappone, con il conto salatissimo che le nostre imprese stanno pagando per l’embargo deciso da «questa Europa» nei confronti della Russia. Con un tweet il leader della Lega Nord ha voluto commentare così il dato diffuso ieri dalla Cgia di Mestre che quantifica in oltre 3 miliardi di mancato export la perdita per i prodotti made in Italy: «Nei numeri la follia delle sanzioni», ha sottolineato.
Le imprese di Lombardia, Emilia Romagna e Veneto sono quelle che hanno subito il colpo più duro: 2,6 miliardi in tre, 1,2 la sola Lombardia, tanto da far scrivere al suo governatore, Roberto Maroni, su Facebook, «grazie Europa, grazie Renzi», seguito da quattro punti esclamativi, così da sottolineare l’amara ironia del suo “cordiale” commento.
Ma non c’è solo il Carroccio a chiedere al governo italiano una presa di posizione controcorrente in quel di Bruxelles. Forza Italia si è unita in forze al coro. Per Mariastella Gelmini, candidata capolista a Milano alle amministrative, «l’embargo sta mettendo a dura prova le nostre imprese. Imprese che danno lavoro a tante famiglie, creano ricchezza, danno lustro al nostro Paese ed esportano il Made In Italy in tutto il mondo». Il senatore Maurizio Gasparri allarga all’Occidente i «danni gravissimi» che provoca la decisione di limitare le esportazioni verso Mosca mentre l’eurodeputalo Stefano Maullu prevede che questa «perdita impressionante» sia «destinata a ampliarsi».
È a seguito della crisi politico-militare con l’Ucraina che l’Unione europea ha introdotto nel 2014 le sanzioni economiche nei confronti della Russia. Da allora, scrive l’ufficio studi della Cgia, le reazioni di Mosca sono costate al nostro made in Italy 3,6 miliardi di euro. L’export italiano verso la federazione russa, infatti, è passato dai 10,7 miliardi del 2013 ai 7,1 miliardi di euro del 2015 (-34%). Dei 3,6 miliardi di minori esportazioni, 3,5 sono ascrivibili al comparto manifatturiero. I macchinari (-648,3 milioni di euro), l’abbigliamento (-539,2 milioni di euro), gli autoveicoli (-399,1 milioni di euro), le calzature/articoli in pelle (-369,4 milioni di euro), i prodotti in metallo (-259,8 milioni di euro), i mobili (-230,2 milioni) e le apparecchiature elettriche (-195,7 milioni) sono stati i settori dove i volumi di affari in termini assoluti hanno registrato le contrazioni più importanti.
Una dura battuta d’arresto, una sconfitta per le nostre imprese che si contrappone alla vittoria di altre. L’incidenza del nostro export in Russia sul totale esportazioni Italia è passata dal 2,8% del 2013 all’1,7% del 2015. Questa contrazione è stata determinata sia dalla caduta delle vendite verso la Russia, ma anche dall’aumento delle esportazioni italiane nel mondo che, tra il 2013 e il 2015, sono passate da 390 a quasi 414 miliardi di euro. La Russia, che nel 2013 era l’ottavo paese per destinazione dell’export italiano, è diventata nel 2015 tredicesima ed è stata scavalcata dalla Polonia, dalla Cina, dalla Turchia, dai Paesi Bassi e dall’Austria. La Cgia ricorda che in risposta all’annessione della Crimea da parte della Russia (marzo 2014), l’Unione Europea ha imposto una serie di azioni restrittive contro Mosca. Queste azioni sono state di natura diplomatica (l’esclusione, ad esempio, dalle riunioni del G8), di carattere restrittivo (congelamento dei beni e il divieto di visto applicati a persone ed entità responsabili di azioni contro l’integrità territoriale dell’Ucraina) e sanzioni di tipo economico. La risposta di Putin non si è fatta attendere e i dati diffusi ieri sono il risultato.