Felice Cavallaro, Corriere della Sera 27/3/2016, 27 marzo 2016
A 12 ANNI SALVA I FRATELLINI DAL FUOCO «NON POTEVO FUGGIRE E LASCIARLI SOLI»
RAGALNA (CATANIA) Ha avuto più di un dubbio il centralinista dei Vigili del Fuoco quando ha sentito la voce di un bambino che chiedeva aiuto perché un incendio divampava nella sua casa di Ragalna, sotto l’Etna. «Ho salvato i miei due fratellini, ma dovete venire subito...». E, incerto, prima di far scattare la squadra, l’operatore ha preferito chiamare i carabinieri del paesino a un’ora da Catania.
Pentendosi poco dopo di non aver creduto a quel piccolo eroe di dodici anni appena, Diego, seconda media, uno dei primi della classe, pronto l’altra mattina a sfidare fuoco e fiamme per portare giù dal primo piano la sorellina di sei anni e il fratellino di due anni più grande.
Che non dovesse trattarsi di uno scherzo i carabinieri lo hanno subito escluso quando le generalità del piccolo e del padre sono rimbalzate in caserma, conoscendo la famiglia di Elvis Sulleimani, un muratore di origini albanesi, al momento dell’incendio fuori casa, come i nonni dei bambini che vivono al primo piano della villetta.
E infatti quando il maresciallo Giovanni Fagone è arrivato con l’appuntato Agatino di Guardia s’è dovuto arrampicare con una scala, un tubo d’acqua collegato a un rubinetto del piano terra: il fumo è stato controllato fino all’arrivo dei pompieri che hanno poi spento l’incendio causato da una presa surriscaldata.
Un divano è andato in fiamme, il soggiorno si stava trasformando in una camera a gas. Un disastro. Ma tutti salvi, grazie a Diego che con i fratellini ancora in pigiama scrutavano le operazioni dal marciapiede di fronte dove li ha poi raggiunti mezzo paese in festa per il piccolo eroe, capace con i suoi occhioni scuri di smorzare il clamore, spiegando di avere fatto «una cosa normale».
Come ripete interrogando a sua volta: «Non è forse normale che si cerchi di salvare una persona se è in pericolo? E io che sentivo il fumo e avvertivo degli scricchiolii lassù, dove stavano Carla e Guido, che cosa dovevo fare? Rimanere fermo o scappare? Sono salito su e li ho aiutati a scendere per la scala scappando via tutti insieme...».
Come ha fatto senza dimenticare di afferrare il telefonino, il regalo di papà per gli undici anni. «È sempre scarico, ma stavolta per fortuna funzionava. Mi sono confuso e ho chiamato prima il 118, quelli dell’ambulanza, poi il 115...», racconta senza avere capito di scontrarsi con la diffidenza del centralinista dei vigili.
A sua volta sorpreso che a dare l’allarme fosse un bimbo. Ma soltanto un bimbo, soltanto Diego era rimasto nell’appartamento del piano terra dove vive con il papà e i fratellini da quando la mamma, Tiziana, si è trasferita a Catania per una terapia. E per questo da qualche tempo la nonna, Carmela Di Placido, impiegata al Comune, e il nonno, Antonino Caruso, si occupano di loro.
L’altra mattina, Elvis il muratore è uscito all’alba. Il nonno fuori presto per una commissione. E la nonna alle 8 in municipio, di servizio, tranquilla perché poco dopo sarebbe arrivata una baby sitter. Una giornata come tante altre, insomma, ma con le scuole chiuse per la vigilia pasquale, i bambini a casa e il destino pronto ad insinuarsi con le sue fatalità.
Delle prime tracce di fumo s’è accorta la piccola Carla, mentre il fratellino Guido ancora dormiva su, entrambi in casa dei nonni. Poi le urla, davanti al fuoco che cominciava ad aggredire i mobili della cucina rimessa a nuovo un mese fa. Urla avvertite giù da Diego: «Quando sono salito per la scala li ho visti terrorizzati, li ho trascinati sotto chiudendo la porta dei nonni. E poi via...».
«Piccolo ometto»: così lo zio Enzo Messina, il presidente del Consiglio comunale di Regalna, definisce adesso il nipotino Diego.
Un titolo ampiamente meritato.