Guido Olimpio, Corriere della Sera 26/3/2016, 26 marzo 2016
LE STRADE DEL BELGIO, IL DESERTO SIRIANO: I DUE LIVELLI DELLA CELLULA
L’Isis prima di prendere d’assalto alcune località in Iraq e Siria le ha «ammorbidite» usando dei piccoli nuclei che hanno compiuti omicidi mirati e sabotaggi. Colpi mirati per incutere terrore e insicurezza. Ha funzionato. E il piano è stato riprodotto, con forme diverse, in Europa. Questo ha richiesto una lunga preparazione, iniziata nel 2013, prima della proclamazione del Califfato. In quell’epoca è partita la prima ondata, con molti occidentali che hanno raggiunto il territorio mediorientale unendosi al movimento. Tra questi, alcuni dei personaggi che troveremo poi convolti negli attentati. Najim Laachroui, l’artificiere, è arrivato ben tre anni fa. Stessa cosa Samy Amimour, uno dei kamikaze. Abdelamid Abaaoud aderisce nell’identico periodo.
Secondo fonti irachene citate dal Financial Times , diversi stranieri sono entrati in un’unità speciale nota come Tariq bin Ziyad. Prima li hanno impegnati nei combattimenti, successivamente sono stati scelti per le missioni sul Vecchio Continente. A gestirli degli ispiratori franco-belgi, come i ben noti fratelli Clain, l’ideologo Boubaker al Hakim (oggi sarebbe in Libia) o Salim Benghalem. La fase successiva è servita per i test e operazioni minori affidate a seguaci rimandati nei rispettivi Paesi di provenienza.
Lo Stato Islamico è un predatore che si adatta e si adegua. Con il vantaggio di non dover badare alle perdite. Dunque la prima lancia l’ha affidata a Mehdi Nemmouche. Da solo spara nel museo ebraico di Bruxelles, maggio 2014. Strage che rilancia la tesi del lupo solitario, ma che solitario non è. Altri personaggi minori, però non diversi nel profilo, si muovono tra Francia e Belgio. Studiano le misure di sicurezza, provano a costruire bombe, l’ormai famigerata Madre di Satana. Progressivamente e lentamente l’Isis schiera — tra gennaio e settembre 2015 — i suoi «soldati» che utilizzano strade dirette o tortuose per spostarsi nel teatro europeo. Creano la rete puntando su amicizie e familiari in modo da non correre il rischio di incappare in un informatore. Cercano covi e armi, fanno ricognizioni in vista di future azioni.
Fonti irachene, citate dal Financial Times, affermano che è un apparato su 4 livelli: i mujaheddin, quadri intermedi, alcuni luogotenenti «europei», uno o più coordinatori tra il Medio Oriente e l’Ovest. È un esemplificazione schematica ma che si avvicina alla realtà. Più complicato stabilire numeri e catena di comando. Sempre gli iracheni parlano di 170 elementi.
Gli Stati Uniti sono convinti che insieme all’idea siano arrivati ordini diretti da Raqqa. Un articolo del Guardian aggiunge che nove giorni prima del massacro del Bataclan numerosi dirigenti islamisti si sono riuniti a Tabqah in Siria per aprire il fronte nel campo «crociato».
Insieme all’evoluzione strategica ci sono stati i mutamenti tattici. Dal gesto individuale sono passati all’assalto coordinato e multiplo. Prima un solo Kalashnikov, poi le fasce esplosive, gli ordigni ad alto potenziale, mosse da commando. E sono cresciuti i team per avere maggiore impatto. Il terzetto di Charlie Hebdo , collegato idealmente alle idee del Califfato e Al Qaeda. Le raffiche e le esplosioni nei bistrò, allo stadio dopo una meticolosa preparazione in una serie di rifugi, come quello di Verviers, difeso fino alla morte come fosse una base. Infine i quattro, frettolosi e pasticcioni, che insanguinano Bruxelles. Le «operazioni speciali» non escludono però che altri, come la coppia di San Bernardino possa lanciare la sua iniziativa criminale senza avere apparenti rapporti con i capi. Si armano da soli, con fucili d’assalto e granate fatte in garage. E poi tagliano vite imitando i «professionisti» di Parigi. Prova di come la macchina distruttrice del Califfo sia un modello.
@guidoolimpio