varie, 28 marzo 2016
LACRIME PER SETTE
Le lacrime, ingigantite sotto le lenti di un microscopio, hanno forme mai identiche tra loro. E non solo per le diverse composizioni chimiche: più ricche di lisozima oppure più dense di prolactina. Ma per mille ragioni che sfuggono ai più e che non dipendono dalla causa scatenante o dall’identità di chi le produce (Di Stefano, Cds).
Il fotografo olandese Maurice Mikkers, nel gennaio 2015, dopo aver picchiato un piede contro il tavolo della cucina, ha pensato di raccogliere una lacrima di dolore con la pipetta da laboratorio per posarla sul vetrino di un microscopio. Quando ha esaminato un’altra sua lacrima, ha constatato che il microscopio gli restituiva un’immagine completamente difforme dalla prima. E da allora non ha più smesso di piangere (e di far piangere), avviando un progetto artistico intitolato Imaginarium of Tears (L’immaginario delle lacrime) in cui ha riunito un’infinità di gocce lacrimali ravvicinate invitando nel suo studio decine di persone a sottoporsi al suo esperimento artistico-scientifico: con la richiesta di piangere portandosi da casa un oggetto capace di favorire la lacrimazione, il libro o il film più emozionante. Nei casi di estrema imperturbabilità, Mikkers avrebbe tirato fuori la cipolla o il ventilatore. Lacrime di dolore, di commozione, da acido sulfenico, da raffreddamento o da allergia, purché lacrime fossero. Ogni lacrima (liquida, evaporata, basale, emotiva o di riflesso) un paesaggio in bianco e nero unico, irripetibile, e sempre bellissimo: fiocchi di neve elegantemente distribuiti in una sfera irregolare, infiorescenze, foglie d’edera vaganti nel vuoto, boschi innevati di pino, pianeti nebulosi, stelle marine, agglomerati di simil-fibre nervose in movimento (ibidem)
Il poeta Gérard de Nerval, solito vendere le sue lacrime a un collezionista.
Una lacrima pesa circa 15 milligrammi. Sono necessarie più di 66.000 lacrime per averne un litro.
Nel corso della vita ogni uomo produce mediamente 70 litri di lacrime (escluse le lacrime dovute a emozioni o irritazioni), quantità sufficiente a riempire mezza vasca da bagno.
Con il passare degli anni si piange sempre meno: a 65 anni l’ organismo produce il 65 per cento delle lacrime di cui era originariamente capace, a 80 anni il 30 per cento.
Una leggenda narra che l’uomo è nato dalle lacrime. Il dio Ra, al termine della creazione, era così esausto che incominciò a piangere. Alcune lacrime caddero sulla Terra e da queste nacque l’uomo.
L’uomo è l’unico essere sulla Terra che versa lacrime per manifestare le sue emozioni. Altri mammiferi – come gli elefanti - sono stati visti versare lacrime in situazioni stressanti, ma si tratterebbe più che altro di una reazione liberatoria e non di una consapevole esternazione di dolore. Al posto delle lacrime, i primati si lasciano andare a manifestazioni di astenia e depressione.
Nel 2008, nello zoo di Munster (Germania), alla gorilla Gana morì un cucciolo di pochi mesi. La mamma scuoteva il corpicino del piccolo, disperata, senza versare lacrime. Gli unici a piangere erano i visitatori dello zoo.
I coccodrilli sono capaci di piangere: dispongono infatti di una ghiandola lacrimale e hanno bisogno di mantenere umida la superficie dell’occhio, almeno quando sono sulla terraferma. Piangendo inoltre eliminano i sali in circolazione nel corpo, che non possono trasudare attraverso la pelle robusta. Visto che l’alimentazione, a base di pesce, è ricca di sale, la lacrimazione dev’essere abbondante, anche perché limitata ai periodi trascorsi all’asciutto (in acqua invece l’occhio è protetto da una membrana semitrasparente).
Farfalle e api, golose di lacrime di coccodrillo, si posano persino sulla testa del rettile per bere le stille di liquido, ricche di sali e proteine.
Il mito del coccodrillo che piange pentito per i misfatti commessi è molto antico: la prima traccia risale al XIII secolo. In uno scritto del monaco Bartholomeus Anglicus si legge infatti: «Se il coccodrillo trova un uomo al bordo dell’acqua o su una roccia, lo sbrana subito e poi comincia a piangere, prima di aver finito d’ingoiarlo».
Gli umani piangono di più tra le 19 e le 22.
Ricercatori olandesi hanno filmato 60 persone intente a guardare un film triste. Tra queste, 28 hanno pianto: subito dopo il film, i sentimentali erano più tristi dei compagni di test; ma a 90 minuti dalla proiezione, si sentivano molto meglio di chi non aveva versato una lacrima. Secondo una delle maggiori teorie sul tema, detta "del recupero", il corpo ritroverebbe l’equilibrio più facilmente, dopo un pianto liberatorio.
Le donne piangono più degli uomini. È quanto emerso da uno studio della Tilburg University (Paesi Bassi), riportato dal quotidiano britannico Daily Mail. Nello studio sono stati coinvolti piu’ di 5mila persone di 37paesi diversi. Dai risultati e’ emerso che le donne piangono dalle 30 alle 64 volte all’anno, mentre gli uomini versano qualche lacrima dalle 6 alle 17 volte all’anno. Tra gli uomini, il 66 per cento dei partecipanti ha pianto per meno di 5 minuti e il 24 per cento dai 6 ai 15 minuti. Tra le donne, invece, il 43 per cento ha pianto per meno di 5 minuti e il 38 per cento dai 6 ai 15 minuti. Inoltre, l’11 per cento delle donne ha pianto tra i 16 e i 30 minuti contro solo il 5 per cento degli uomini che ha versato lacrime in questo stesso lasso di tempo. I risultati dello studio hanno anche mostrato che le donne piangono due volte piu’ spesso degli uomini tra i 31 minuti e un’ora, cosi’ come per un periodo superiore ai 60 minuti. Per i ricercatori a giocare un ruolo chiave sono gli ormoni. Precedenti studi hanno dimostrato che le lacrime contengono prolattina, un ormone associato con l’emozione. Le donne hanno livelli piu’ elevati di questo ormone e questo potrebbe spiegare il perche’ piangano piu’ spesso degli uomini. Tuttavia, i ricercatori suggeriscono che anche il condizionamento sociale ha un ruolo determinante nella frequenza del pianto.
Le lacrime femminili riducono l’eccitazione sessuale degli uomini. E’ il risultato di uno studio del Weissmann Institute of Science di Rehovot, in Israele, riportato dalla rivista Science. Nell’esperimento condotto dagli scienziati israeliani, un certo numero di volontari maschili ha annusato fazzoletti imbevuti di lacrime femminili, e poi è stato sottoposto a una serie di test per verificarne lo stato emotivo. E’ risultato che, dopo l’esposizione alle lacrime, gli uomini erano meno eccitati o meno attratti da fotografie e filmati di donne. Inoltre nella loro saliva è stato riscontrato un declino di testosterone, l’ormone del desiderio, della virilità, dell’aggressività. E infine uno scanner del cervello ha determinato una minore attività nell’area associata al desiderio sessuale. Noam Sobel, che ha guidato la ricerca: «Questi effetti si sono verificati senza nemmeno che gli uomini vedessero la donna che piangeva o le fossero accanto». Quale potrebbe essere, dunque, la funzione delle lacrime femminili? Un’ipotesi fatta dagli studiosi israeliani è che servano come mezzo per tenere sotto controllo il desiderio maschile e in particolare per respingere un’aggressione sessuale. Teoria avvalorata dal fatto che in genere le donne piangono di più nei giorni del ciclo mestruale, quando non sono fertili.
I topi maschi davanti alle femmine si mettono a lacrimare: così facendo emettono feromoni irresistibili.
Secondo un’indagine pubblicata sul ”Sunday Times”, il 70 per cento di duemila uomini intervistati considera «accettabile» farsi un pianto, mentre un terzo di questi ha ammesso di singhiozzare una volta al mese. I motivi più frequenti delle lacrime: la morte di una persona cara (74 per cento), la scena triste di un film o di un libro (44) e la rottura di una relazione (39)
Prima dell’adolescenza non ci sono differenze nei pianti tra i sessi. William H. Frey, psichiatra del centro medico di San Paul-Ramsey dell’Università del Minnesota ed esperto nella biochimica delle lacrime, ha scoperto che la prolattina, che gioca un ruolo determinante nell’allattamento, interviene anche nella formazione delle ghiandole lacrimali. Fino a dodici anni una ragazzina non versa più lacrime di un suo coetaneo, il loro tasso di prolattina è equivalente. A partire dai dodici anni questo ormone subisce nelle ragazze un incremento che a 18 anni raggiunge il 60% in più che nei ragazzi.
Secondo Frey piangere diminuisce la tristezza e l’ira di circa il 40%.
Il 73% degli uomini e l’85% delle donne si sente meglio dopo aver pianto.
Secondo una ricerca dell’Università di Tilburg, in Olanda, svolta su 4.000 studenti di 30 nazionalità diverse, il Paese dove si piange più spesso sono gli Stati Uniti, e subito dopo, a pari merito, Italia e Germania. Il Paese in cui si piange di meno (o forse ci si vergogna di più a confessarlo) è la Cina.
Dianne Van Hemert, ricercatrice presso la Netherlands Organization for Applied Scientific Research, afferma che le persone nei paesi più ricchi, democratici ed in cui c’é una maggior parità fra i sessi tendono a piangere di più; mentre chi vive nei paesi più poveri si mostra più inibito al riguardo a causa di un “senso del pudore” più severo.
La dacriologia, ovvero la disciplina che studia le lacrime (dal greco "dàkryon"), dividendole per categorie: basali (la pellicola permanente che lubrifica l’occhio); riflesse (quelle che sgorgano quando si taglia una cipolla o entra qualcosa nell’occhio); psicologiche o emotive, molto più ricche di sostanze (contengono, ad esempio, più proteine e più potassio).
Le lacrime emotive, di gioia o di tristezza che siano, hanno una composizione chimica diversa da quelle "riflesse" che devono semplicemente mantenere l’occhio idratato. Le prime contengono livelli più alti di proteine, manganese (essenziale per la coagulazione del sangue), potassio (regola la pressione) e ormoni come prolattina e corticotropina, che hanno un ruolo chiave nel sistema immunitario. Una delle loro funzioni potrebbe proprio essere quella di eliminare sostanze chimiche che aumentano durante un evento traumatico, prevenendo il rischio di infarto e riportando l’equilibrio.
Secondo Desmond Morris le lacrime avrebbero lo scopo principale di incoraggiare l’intimità tra madre e figlio: quando il piccolo piange, lei gli asciuga gli occhi, stabilendo un contatto fisico che subito lo tranquilizza.
Uno studi americano ha svelato che i bambini alla nascita piangono in do o do diesis, con un’estensione di solo mezzo tono, equivalente a quella che esiste tra un tasto bianco e un adiacente tasto nero su un pianoforte. Con il passare del tempo, il pianto dei bambini spazia su una gamma tonale più ampia.
Un giorno, negli anni Venti, l’antropologo Charles Chewings, in Australia centrale, vide ciò che definì «uno spettacolo orribile»: un bambino con le labbra mozzate. Quando domandò alla gente del posto cosa gli fosse successo, gli risposero che da piccolo non smetteva mai di piangere e gli sciamani, riuniti in consiglio, avevano deciso che l’unico rimedio per porre fine a quel pianto esasperante consisteva nell’asportargli le labbra.
La Madonna delle lacrime di Siracusa, che pianse per tre giorni nel 1953: siccome non tutti riuscivano ad avvicinarsi, qualcuno s’incaricò di toccarla con batuffoli di cotone e distribuirli ai presenti.
L’Oeil de Cocteau, spilla disegnata dal poeta per la stilista Elsa Schiaparelli: in oro a forma di occhio, con una pietra azzurra per iride, da cui penzolava come una lacrima una perla.
Il caso della cinese Ding Aihua: da sette anni, ogni volta che piange, produce sassolini dagli occhi. Nessun medico riesce a capire perché.
Il caso del cinese Ru Anting, originario di Luoyang, provincia di Henan, che riesce a scrivere con le lacrime. Tira acqua su dal naso e poi la spruzza dagli occhi fino a tre metri di distanza, come ha dimostrato al Lotus World Park di Shanshuidove dove ha scritto a caratteri cubitali la frase Fu Ru Dong Hai (La fortuna è grande come il mare) su un grande cartellone rosso.
Secondo una ricerca condotta dallo psicologo John Sloboda il brano Someone like you di Adele fa piangere per via dell’“appoggiatura”, un tipo di abbellimento che consiste in una nota, di dimensioni ridotte, anteposta ad un’altra nota, o ad un accordo che crea una leggera dissonanza. Martin Guhn, psicologo: «Questo accorgimento tecnico crea tensione nell’ascoltatore. Quano la nota torna alla melodia anticipata, la tensione si scioglie e lo aiuta a sfogarsi e a sentirsi bene. Mettere una dietro l’altra varie appoggiature, crea una serie di “su e giù” che portano il vostro cervello a piangere. Someone Like You è piena di note che sembrano appoggiature. Adele poi, grazie alla sua voce, amplifica la tensione, quindi l’effetto è molto più forte».
Espediente usato da Bernardo Bertolucci per far piangere Marlon Brando in una scena drammatica: gli disse di pensare a quella volta in cui aveva sognato d’essere a Tetiaroa, la sua isola, e sua moglie e i suoi figli morivano cadendo da un dirupo, annegati o portati via da un tifone. Poi aggiunse: «Tu sei lo sceneggiatore di quel sogno. Li hai uccisi tu».
Michelle Hunziker quando è nata non aveva il condotto lacrimale e non poteva piangere. Glielo hanno fatto artificialmente.
«Le mie parole sono le mie lacrime» (Samuel Beckett).